Terrore all’ospedale di Lecce: un ergastolano che doveva sottoporsi ad un esame sanitario mentre era all’ospedale “Vito Fazzi”, ha rubato la pistola ad uno dei due agenti di polizia penitenziaria che lo accompagnavano cominciando a sparare all’impazzata prima di guadagnare l’evasione. Il bilancio è di tre feriti: un agente carcerario, un vigilantes e un utente del nosocomio.
L’uomo si chiama Fabio Perrone, di 42 anni responsabile di un omicidio avvenuto il 28 marzo 2014 a Trepuzzi (Lecce). Per questo crimine, l’uomo stava scontando l’ergastolo. In ospedale si era recato dopo che è stato autorizzato a sottoporsi ad una colonscopia.
Appena giunto in ospedale, a Fabio Perrone gli sono state sfilate le manette per poter eseguire l’esame. L’ergastolano ha sfilato la pistola dalla fondina a uno degli agenti penitenziari che lo scortavano e ha sparato almeno 12 colpi di pistola calibro 9 ferendo alle gambe, in modo lieve, un poliziotto penitenziario e un utente della struttura ospedaliera.
Poi è fuggito. Guadagnato l’ingresso, Fabio Perrone, si è impossessato di un’auto dopo aver minacciato con la pistola alla tempia la proprietaria che era alla guida di una Yaris. Sgommando a tutta velocità ha travolto una guardia giurata in servizio alla portineria del nosocomio. Quest’ultimo è ferito ed in stato di shock.
Ora l’ergastolano è ricercato da tutte le forze dell’Ordine a Lecce e in tutta la provincia, con l’ausilio di mezzi ed elicotteri. Grande spavento tra i degenti e utenti del nosocomio.
CHI E’ FABIO PERRONE – Ritenuto un affiliato alla Sacra Corona Unita, Fabio Perrone, il detenuto evaso oggi dall’ospedale Fazzi di Lecce, era stato condannato all’ergastolo perché il 28 marzo del 2014 aveva deciso di lavare l’offesa che riteneva di aver subito uccidendo nei pressi di un bar, a Trepuzzi, il 45enne di etnia rom Fatmir Makovich e ferendo gravemente il suo figlio sedicenne.
L’assassino venne preso qualche giorno dopo. Sei anni prima di quel giorno, Fabio Perrone aveva finito di scontare una condanna a 18 anni di reclusione perché coinvolto nelle attività mafiose della mafia pugliese.