28 Marzo 2024

Luca Varani ucciso per il piacere di vederlo morto

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Il povero Luca Varani ucciso per il gusto di vedere l’effetto della morte

ROMA – “Volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa”. Luca Varani è rimasto ucciso per il gusto e il capriccio dei suoi carnefici che volevano vedere l’affetto della morte. C’è del macabro nella confessione resa agli inquirenti da uno dei suoi assassini. L’ammissione è stata fatta da Manuel Foffo al pm Francesco Scavo in relazione all’omicidio avvenuto a Roma nel corso di un festino a base di droga e alcol. La Procura di Roma contesta ai due presunti assassini il reato di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà.

“Eravamo usciti in macchina la sera prima – ha detto Foffo – sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Varani che il mio amico (Marco Prato ndr) conosceva”. Il trentenne ha spiegato, inoltre, di avere seviziato e torturato la vittima in modo tale che non morisse subito. Poi è stato finito con coltellate e martellate. Foffo e Prato dopo, averlo ucciso, avrebbero tentato di “ripulire” la scena del delitto.

La morte di Luca Varani è avvenuta venerdì ma il corpo è stato trovato dai carabinieri sabato sera. Il pm inoltrerà oggi al gip la richiesta di convalida del fermo per concorso in omicidio volontario con la contestuale emissione di un’ordinanza di custodia cautelare.

LA RICOSTRUZIONE
Il delitto di Luca Varani è scaturito durante un festino a base di alcol e cocaina in un’abitazione al decimo piano di un palazzo di via Igino Giordani 2, nel quartiere Collatino. Il corpo del giovane, 23 anni, è stato trovato sabato sera dai carabinieri, molte ore dopo la morte.

Il ragazzo era nudo in camera da letto con numerose ferite sul corpo. L’allarme è scattato quando il proprietario di casa, Manuel Foffo, un 29enne iscritto alla facoltà di Giurisprudenza e figlio di ristoratori, preso dal rimorso ha raccontato tutto al padre che ha contattato il 112.

E’ stato proprio il giovane a condurre gli investigatori sul luogo del delitto. I militari della compagnia piazza Dante e del Nucleo Investigativo di via In Selci, lo hanno ascoltato per tutta la notte e hanno rintracciato il complice 30enne, Marco Prato, anche lui un universitario, che si era rifugiato in un albergo nella zona di piazza Bologna dove ha tentando il suicidio ingerendo barbiturici.

Il ragazzo, salvato grazie a una lavanda gastrica, è ora piantonato in ospedale. “Non so perché lo abbiamo fatto”, avrebbe detto tra le lacrime uno dei ragazzi fermati. Nell’abitazione i militari hanno sequestrato due coltelli da cucina e un martello utilizzati probabilmente per il delitto.

Sul corpo del 23enne sarà eseguita l’autopsia che chiarirà esattamente il numero delle ferite e l’orario del decesso, avvenuto presumibilmente la notte prima del ritrovamento. A quanto ricostruito finora, gli studenti fermati erano amici e hanno agito sotto l’effetto di alcol e cocaina, durante un festino che andava avanti da due giorni. Conoscevano da poco tempo il 23enne e venerdì sera lo avevano invitato a casa.


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