Qualità universitaria, arretrano gli atenei calabresi

Carlomagno

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La qualità universitaria italiana continua ad abitare al Nord, da Verona a Trento, dal Politecnico di Milano a Bologna, e fra i poli non statali ripropone il solito terzetto di testa: la Luiss Guido Carli di Roma, però, supera di un’incollatura la Bocconi, che si piazza al secondo posto precedendo il San Raffaele.

È quanto emerge da una classifica del “Sole 24 Ore”. Il Mezzogiorno continua invece a soffrire e occupa stabilmente gli ultimi scalini delle graduatorie, chiuse anche quest’anno dalla Parthenope di Napoli fra gli atenei statali e dalla Kore di Enna fra quelli non statali.

Anche a Sud, però, qualcosa si muove: Salerno consolida il proprio status di “eccezione territoriale”, e scala dieci posizioni passando dalla 26esima del 2015 alla casella 16 e centrando il miglioramento più netto a livello nazionale, ma crescono anche le quotazioni di Foggia, che sale di cinque posizioni, di Messina, Campobasso e Lecce, tutte con un guadagno di quattro posti in classifica rispetto all’anno scorso, e del Politecnico di Bari, che di scalini ne guadagna tre.

Al contrario viaggiano le università calabresi, con la Mediterranea di Reggio Calabria che perde 7 posizioni (peggioramento più significativo a livello nazionale) e l’Unical di Rende (Cosenza) che arretra di sei. La nuova edizione dei ranking universitari del Sole 24 Ore, articolata sui 12 indicatori tradizionali che puntano a misurare i risultati di didattica e ricerca, mostra insomma una geografia della qualità accademica sempre più consolidata, soprattutto per i grandi atenei. Da segnalare i balzi di Modena e Reggio Emilia (sei posizioni in più dell’anno scorso, come Chieti) e del Politecnico di Torino (+5), mentre tra i grandi poli in discesa si incontrano Genova (-5) e Firenze (-4).