‘Ndrangheta, condannati i fratelli Crea, “padrini” in Piemonte

Carlomagno

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Da sinistra Adolfo, Aldo Cosimo e Luigi Crea
Da sinistra Adolfo, Aldo Cosimo e Luigi Crea

I capi della ‘ndrangheta torinese, Aldo Cosimo e Adolfo Crea, sono stati condannati a 14 anni e 10 mesi e 10 anni e 4 mesi di carcere. La sentenza, questa mattina in Tribunale a Torino, chiude in primo grado il processo “Big Bang”, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte.

Tra i 26 imputati, tutti condannati, anche Luigi Crea, figlio di Adolfo, l’ultimo erede dalla famiglia, che, secondo l’accusa, aveva gestito gli interessi del clan durante la detenzione del padre per la condanna del processo Minotauro. Luigi dovrà scontare 9 anni e 6 mesi di carcere.

L’operazione “Big Bang” scattò a gennaio 2016. I carabinieri, su delega della Dda di Torino arrestarono venti persone tra il capoluogo piemontese e Reggio Calabria. A gennaio 2017 l’accusa fece le sue richiese per circa duecento anni di carcere.

Secondo le accuse, il gruppo familiare, intimidendo anche altri pregiudicati con la forza dell’appartenenza al sodalizio ‘ndranghetista, ha sviluppato un consistente volume di attività nel traffico di stupefacenti, ma soprattutto nelle estorsioni sia direttamente a imprenditori, sia a vittime di usura, sia a soggetti indebitati nelle case da gioco gestite dal sodalizio.

I proventi delle attività illecite venivano investiti nell’espansione del volume di affari delittuosi, ma anche per garantire agli affiliati un livello di vita idoneo a dimostrare a tutti il potere mafioso da loro raggiunto ed esercitato.

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Particolarmente pesanti sono risultate le modalità di minaccia delle vittime (una ventina quelle individuate, nessuna delle quali ha volontariamente inteso denunciare i fatti); in un caso, addirittura, è stata inviata ad un destinatario una testa mozzata di maiale, con l’avviso che la “prossima sarebbe stata quella dell’estorto”.