Immagini Madonna di Polsi affisse vicino casa della madre di boss

Carlomagno

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Santuario Madonna di PolsiAlcune immagini della Madonna della Montagna, di cui si è celebrata sabato la festa nel santuario di Polsi, sono state trovate affisse, a Rosarno, davanti l’abitazione di Giuseppa Bonarrigo, novantenne madre di alcuni boss della cosca Pesce, una delle più potenti della ‘ndrangheta.

Le immagini sono state affisse sul bandone di un supermercato chiuso da anni e riconducibile, secondo gli investigatori, agli stessi Pesce. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno avviato le indagini.

Gli investigatori non escludono che possa essere stato il gesto di qualcuno che ieri ha partecipato ai festeggiamenti al santuario di Polsi – luogo d’incontro, proprio in concomitanza della festa, delle cosche di ‘ndrangheta – ed ha voluto poi “omaggiare” la famiglia Pesce.

LE REAZIONI

“In relazione all’affissione di alcune immagini della Madonna della Montagna a Rosarno, all’indomani delle celebrazioni avvenute a Polsi, non può che esprimersi profondo sconcerto, dura riprovazione ed incondizionata condanna per un gesto blasfemo che esige ogni urgente sforzo perché non è assolutamente tollerabile che la gestualità della ‘Ndrangheta possa lontanamente ripetersi”. Lo afferma il prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari. “La sana devozione alla Madonna della Montagna – prosegue – è antinomica, contraria, opposta alla ritualità di qualsiasi organizzazione malavitosa e lo Stato anche in questo caso non mancherà di dare una risposta incisiva per l’affermazione della legalità”.

“In qualità di componente, – annuncia il segretario del Pd Calabria Ernesto Magorno – informerò la commissione parlamentare Antimafia di quanto accaduto a Rosarno, dove alcune immagini della Madonna di Polsi sono state depositate in un locale commerciale sotto sequestro riconducibile alla cosca Pesce, in occasione delle celebrazioni religiose in onore della Madonna della montagna”.

“Un inaccettabile gesto di deferenza, – condanna il parlamentare – su cui occorre non solo fare luce, per disvelarne protagonisti e dinamiche, ma da condannare con fermezza sul piano pubblico e politico. Ecco perché intendo trasferire la discussione all’interno della commissione Antimafia, per gli opportuni  e necessari approfondimenti e conseguenti iniziative. In questi giorni così carichi di storia e di ricordi, le nostre menti vanno al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, al sacrificio di uomini giusti in nome di un Paese più libero e più civile”.

“Ecco perché quanto accaduto a Rosarno ci riempie di preoccupazione e indignazione. La lezione del generale Dalla Chiesa, il suo indomito attaccamento alla legalità, alle istituzioni, al bene collettivo – ancor di più oggi – ci devono servire da monito per farci capire da che parte stare”, conclude Magorno.