Con Morabito preso il “Quinto elemento”, ora tocca a Messina Denaro

Carlomagno

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Rocco Morabito
Rocco Morabito, prima, dopo, oggi

E’ stato arrestato in Uruguay dopo 23 anni di dorata latitanza, il boss di ‘ndrangheta Rocco Morabito, ritenuto il vero capo dell’omonima cosca di Africo, sul cui capo pende una condanna cumulativa a 30 anni di carcere per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga.

A scovarlo, dopo mesi di indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, con il supporto dell’Interpol e le autorità sudamericane, la polizia locale che per lungo tempo ha operato in stretta collaborazione con i carabinieri reggini. L’obiettivo era acciuffare il “Quinto elemento” più pericoloso presente nella lista dei ricercati del ministero dell’Interno, insieme a Matteo Messina Denaro. Un pezzo da 90, insomma.

I poliziotti uruguaiani lo hanno sorpreso domenica in un lussuoso albergo nel centro di Montevideo. Era in compagnia di P.M.D.O.C, convivente 54enne angolana con passaporto portoghese. Appena ha aperto la porta della suite è rimasto impassibile alla vista delle divise. In cuor suo, forse un po’ “smarrito”, ma senza mai perdere la lucidità e la freddezza di un capo mafia della sua statura.

Alla richiesta di documenti ha fornito passaporto brasiliano e carta di identità uruguaiana. Su entrambi i documenti c’era la sua foto e un nome curioso: Francisco Antonio Capeletto Souza. Era con quel nome che faceva “affari” in Sud America dopo essere scappato dall’Italia in seguito a una lunga permanenza a Milano dove un Morabito 25enne, già inseguito dagli investigatori calabresi, si era ben introdotto nel narcotraffico di cocaina nel nord Italia.

Era il 1992 quando tentò di importare 592 chili di cocaina dal Brasile e altri 630 chili nel 1993. La condanna era arrivata nel 1994 dopo che agenti sotto copertura lo avevano sorpreso a pagare 13 miliardi di lire per un carico di droga di quasi una tonnellata.

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Secondo l’accusa, importava dai paesi sudamericani grossi quantitativi di cocaina per inondare quella che un tempo era la “Milano da bere”, nei salotti buoni e incassava botte di milioni che gli consentivano di vivere sempre nel lusso, tra hotel e ristoranti esclusivi, belle donne, night e motori. Alla grande.

Sempre tranquillo e con le spalle coperte, perché all’ombra della “Madonnina” c’erano certamente gli amici compiacenti che gli garantivano la giusta copertura e “serenità”, prima di andarsene al calduccio del Brasile e poi, dal 2002, in Uruguay dove si era presentato come Francisco Capeletto, imprenditore import-export – di fatto il suo “mestiere” di sempre – che ha svolto per oltre un decennio nella città uruguayana di Punta del Este, sul mare, a pochi chilometri da Montevideo, dove viveva in un villone con piscina. Ma lì Morabito ha commesso una superficialità: aver iscritto la figlia a scuola con la sua vera identità. Un errore che gli è costata la cattura, perché in sei mesi gli inquirenti sono riusciti a chiudere il cerchio.

Originario di Africo, in provincia di Reggio Calabria, feudo della cosca di Peppe ‘u Tiradrittu, Morabito era soprannominato “U Tamunga” dalla storpiatura del nome dell’indistruttibile fuoristrada tedesco Dkw Munga. Ora lo aspetta l’estradizione in Italia dove dovrà espiare trent’anni per mafia e traffico di droga, ma non prima di aver scontato tre mesi in Uruguay per detenzione di documenti falsi e usurpazione di identità.

Con la cattura di Rocco Moraabito è stato preso il “Quinto elemento” dei ricercati più pericolosi. Tutti si aspettano ora la cattura dell’invisibile e temutissimo Matteo Messina Denaro, che da quanto emerge è stato pure in Calabria dalle parti di Reggio. Da cosa nasce cosa…