Terrorismo, condannato il foreign fighter arrestato a Cosenza

Carlomagno

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Hamil Mehdi
L’arresto di Hamil Mehdi

Mehdi Hamil, il marocchino 26enne aspirante jihadista arrestato a Luzzi, nel cosentino, è stato condannato dal gip di Catanzaro a 4 anni e 6 mesi di reclusione a conclusione del processo con rito abbreviato che lo vede imputato per terrorismo.

Il foreign fighters con le sue attività di auto addestramento, voleva raggiungere i teatri di guerra in Siria e Iraq per combattere la guerra santa a sostegno del sedicente Stato Islamico.

Il magrebino, giunto in Italia nel 2005 per ricongiungimento ai propri familiari residenti nel comune di Luzzi, dove svolgono l’attività di commercio ambulante, fu arrestato il 25 gennaio 2016 dalla Digos di Cosenza, in esecuzione a ordinanza di custodia cautelare richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Catanzaro (Procuratore Aggiunto della Repubblica Giovanni Bombardieri e Sostituto Procuratore Paolo Petrolo) che, confermando il quadro accusatorio emerso nel corso delle attività svolte dagli agenti, ascriveva al marocchino i reati contemplati dalla nuova legislazione antiterrorismo, per come introdotta dalla legge 43 del 17 aprile 2015, con particolare riferimento alla fenomenologia dei cosiddetti foreign fighters.

Si trattò, in particolare, della prima applicazione sul territorio nazionale della nuova legislazione antiterrorismo che sanziona la pratica dell’auto-addestramento condotta, prevalentemente, attraverso il web dagli aspiranti foreign fighters di matrice jihadista.

La vicenda trae origine da una perquisizione domiciliare all’abitazione di Mehdi Hamil, bloccato presso l’aereoporto di Fiumicino in entrata dalla frontiera turca da dove era stato respinto per motivi di “sicurezza pubblica”.

VIDEO DELL’ARRESTO DI HAMIL

Al momento del controllo Hamil, oltre al passaporto marocchino con cui è stato identificato, era in possesso di un unico bagaglio a mano (zaino multitasche) contenente un pantalone di tipo militare con le tasche laterali, una camicia, biancheria intima, un tappeto da preghiera, un libro in lingua araba (una pubblicazione dei Fratelli Musulmani sui comportamenti che deve tenere un buon musulmano secondo il Corano), due telefoni cellulari, denaro contante per la somma di euro 800.

LEGGI Hamil pregava tra i tappeti sognando la guerra santa all’occidente

Hamil Mehdi
L’arresto di Hamil Mehdi

Nel corso della perquisizione, il personale della Digos ha avuto modo di apprendere dai familiari presenti che Hamil nella stessa serata avrebbe dovuto fare rientro a casa, elemento contrastante con la sua presenza nella stessa giornata ad Istanbul da dove è stato respinto, motivo per il quale, unitamente ad altri, si legittimava la supposizione che Mehdi Hamil potesse essere partito alla volta della Siria con l’intenzione di combattere a fianco dei guerriglieri dell’Isis.

LE INDAGINI DELLA DIGOS

Ciò posto e ritenendo probabile che Hamil potesse reiterare il tentativo di recarsi in territori di jihad, sono stati attivati servizi di osservazione e pedinamenti.

Al termine degli accertamenti sono emersi una serie di indicatori che hanno evidenziato una “naturale” propensione di Hamil a sposare la causa dell’Isis: utilizzo di piattaforme di comunicazione diverse da quelle abituali (soprattutto WhatsApp); l’accanito interesse per immagini, filmati e altri contenuti propagandistici riferiti all’organizzazione terroristica dello Stato Islamico, linkati quotidianamente tramite diversi siti telematici d’area, i cui contenuti rimandano a forme diaddestramento e combattimento tra soggetti incappucciati, tutti contrassegnati dall’inconfondibile “brand” dello Stato Islamico; la volontà di raggiungere la Turchia e successivamente il progetto di trasferirsi in Belgio.

I numerosi elementi raccolti, hanno costituito una solida base sulla quale integrare i diversi profili penali contemplati dalla nuova legislazione antiterrorismo, provvedimento emanato per affinare l’attività di contrasto al terrorismo internazionale con particolare riferimento ai cosiddetti foreign fighters, cioè di quei soggetti reclutati e addestrati soprattutto in Occidente che si spostano in aree di crisi per unirsi ad organizzazioni terroristiche.