D'alema come Berlusconi. Nessuno lo rottama. Anzi: "Guidi la Calabria", dice Sansonetti, il "genio" che piace alla destra

Carlomagno

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Massimo D'Alema

Anche Massimo D’Alema, come Renzi, Vendola e Bersani, è tornato in Calabria per le primarie del Pd. Circondato dai suoi aficionados nella campagna pro Bersani ha parlato delle condizioni dei calabresi, di Reggio e del futuro della Calabria. Proprio lui, che quando è stato Presidente del Consiglio nel ’98 non ha mosso un dito per la Calabria. Durante il governo Prodi, poi, c’era un suo seguace, un tale di nome Marco Minniti che è stato promosso addirittura viceministro dell’Interno tanta la levatura politica. Peccato che la Calabria la vedeva dall’alto dei suoi voli di stato e nei servizi televisivi dei “salotti romani”. Era uno che volava alto, appunto. Da quella postazione la Calabria voleva rivoltarla come un “calzino”. Qualcuno che ha buona memoria lo ricorderà. Sotto la sua gestione la ‘ndrangheta ha avuto una paura tale che ha deciso di delocalizzare in Lombardia. “E’ scomparsa”? Macché! Ha un solo merito e uno stile, Minniti. Aver fatto nominare qualche vedova al Parlamento e vestire bene. Lui e D’Alema sono fatti della la stessa pasta. Compaiono al momento della raccolta del consenso, poi scompaiono per gli anni della legislatura. Non hanno mai seminato nulla. Minniti e D’Alema sono coloro che Matteo Renzi vorrebbe rottamare insieme a Bersani e a tutta la nomenclatura che hanno fatto il Pci, poi il Pds, i Ds, Il Pd, con parte di quella Margherita rutellliana, franceschiniana e lusiana. Sono da venti, trentanni sulla scena politica ma non vogliono saperne di mollarla. [quote style=”boxed”]Se vincesse Renzi tutti a pettinar le bambole. Parola di Pierbersy[/quote] Un po’ come Berlusconi, che a sentire parlare di primarie si sente male. Rappresentano il vecchio e vengono appoggiati da tutti coloro i quali hanno avuto benefici in termini politici. Pensate a un battagliero come l’onorevole Franco Laratta che nei dibattiti ha sempre parlato di “rinnovare” di “svecchiare”, uno che spara a zero su tutto…Sarebbe naturale che uno come Laratta, appoggiasse Renzi e invece no. Appoggia Bersani, l’ex ministro passato alla storia di questo paese per le lenzuolate delle liberalizzazioni. In verità Laratta, così come molti, difende la sua ricandidatura in Parlamento. Se vincesse Renzi, “tutti a pettinar le bambole”, come ripete sempre il “suo” segretario del Pd. Ma la ciliegina sulla torta, ieri, durante il tour di D’Alema, oggi presidente del comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, l’ha messa un giornalista: Piero Sansonetti, direttore di Calabria Ora, noto a livello nazionale per le sue passerelle nei salotti televisivi che condivide talvolta proprio con D’Alema. Gli pone una domanda al lider Maximo: “Ha mai pensato di candidarsi a governatore della Calabria?”. Woow! Un grande giornalista con una visione lungimirante. Mizzica, che domanda. Uno pensa, ma se l’ha chiesto Sansonetti sarà pure una domanda sensata e “autorevole”, si? No! Ma come si fa? E perché mai D’Alema avrebbe dovuto “pensare” una cosa così simile se il suo partito non è manco riuscito a vincere nella sua Puglia dove oggi governa Vendola di Sinistra e libertà? Anzi, all’uomo del “bianchetto” di Forattini c’è chi nel suo partito vuol mandarlo ai giardinetti a far giocare i nipotini, altro che governare la Calabria che non è nemmeno la sua regione né quella di Sansonetti che per chi non lo conoscesse, è un giornalista d’assalto”, “autorevole”, di “sinistra” gradito alla destra per le sue posizioni “anticonformiste”. Virgolettato d’obbligo. Un po’ come il Pansa del “sangue dei vinti”, che è sicuramente più coerente. Sansonetti vuole forse D’Alema per controllare da vicino i servizi segreti, molto attivi in una terra di mafia, di usura e di traffici illeciti? E’ pur vero che Scopelliti non naviga in acque tranquille, che ha dei problemi politici e giudiziari seri (anche lui, se vuole dare un segnale di credibilità politica deve azzerare tutto e ripartire) ma da quì a sostituirlo con D’Alema ce ne passa. Comunque l’ex direttore dell’Unità ha declinato l’invito del “prestigioso” collega ed è andato via sorridendo sornione. Questo è un po’ il senso dei tour che si vedono in Calabria. Una terra di frontiera dove si pensa viva una tribù con l’anello al naso. Una terra di conquiste, dove raccattare voti e piazzare qualche politico spurio senza patria e talvolta qualche commissario di partito senza fissa dimora. E, perché no, anche qualche direttore di giornale…In privato, del resto, con i propri soldi si può far cio’ che si vuole…