Abramo, il sindaco "Scalzato" dal Tar si ribella: "Non sono brogli ma errori". Sergio è meglio che cambi staff, mentre Scalzo il suo mentore

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
sergio abramo
Abramo, il sindaco “Scalzato” dal Tar

di Antonio Greco-

Consigli che si sciolgono per mafia e quelli che scioglie il Tar, tribunale amministrativo ordinario che ha “Scalzato”, è il caso di dire, il sindaco eletto Sergio Abramo per presunte illiceità in otto sezioni alla scorse elezioni del 2011. Abramo oggi ribadisce quanto già detto all’indomani della denuncia e ricorso del bersaniano Salvatore Scalzo sui presunti brogli a Catanzaro. “La sentenza del Tar Calabria e le relative motivazioni che hanno portato all’annullamento parziale delle elezioni amministrative del maggio scorso confermano quanto detto finora dallo schieramento del centro destra: non vi è stato broglio elettorale, ma solo errori”. Il dettagliato documento redatto dal Tribunale Amministrativo Regionale chiarisce, una volta per tutte, che se ci sono delle responsabilità in questa vicenda, non sono, certamente, da addebitare a nessuno partito politico. Decade, quindi, la strumentale accusa di brogli che il centro sinistra ha tentato di agitare solo e per conto di propri interessi politici. L’unico risultato prodotto da Salvatore Scalzo e dal centro sinistra – si legge ancora nella nota dello staff di Abramo – è aver dipinto Catanzaro come un luogo losco abitato da loschi individui. Scalzo ha gettato sulla città quintali di “letame mediatico” solo per propri tornaconti personali. E le motivazioni contenute nelle 46 pagine scritte dai giudici del Tar Calabria, se lette attentamente, confermano che non è stata trovata lo stralcio di una prova concreta. Tant’è che le elezioni non sono state annullate, ma si dovrà tornare a rivotare in 8 sezioni solo per errori operati da parte del personale nominato dal Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro. Basta pensare che in una sezione di quelle in cui si dovrà votare nuovamente, il segretario di seggio era il fratello del consigliere comunale Vicenzo Capellupo, primo degli eletti tra le fila del Partito Democratico di Salvatore Scalzo. Questo, conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che i brogli di cui parla il centro sinistra non esistono e comunque non possono essere addebitati al centro destra e al sindaco Sergio Abramo.
Tant’è che il Tar, dopo aver verificato che in 26 sezioni ci sono state inesattezze di diverso genere, ha deciso di invalidare il voto soltanto in 8 di queste a causa di: errori di trascrizione, cancellazioni e conteggi sbagliati da parte dei Presidenti e degli scrutatori presenti nei seggi nella sottoscrizione dei verbali. Nella sezione 3 non è stato verbalizzato il numero delle schede autenticate. Nella 4 i responsabili di seggio hanno effettuato un errato numero di conteggi trascrivendo erroneamente la somma dei votanti. Nel verbale della sezione 18 sono stati indicati contraddittoriamente due valori diversi in ordine alle schede autenticate salvo però verificare che il numero dei votanti di questa sezione corrisponde al numero delle schede scrutinate. Nei verbali della 24 viene riportato una macroscopico errore di conteggio delle schede residue, infatti, vengono riportate 86 schede anziché 192 ma alla fine dei conti corrispondono i numeri dei votanti. Nella 28, quella speciale dell’ospedale in cui era segretario di seggio il fratello del consigliere Capellupo, manca una scheda autenticata e non utilizzata. Così com’è avvenuto anche nella sezione 70. Mentre nella sezione 85, alcune schede (3 precisamente) risultato timbrate ma non sottoscritte da uno scrutatore. Inoltre si registrano errori di conteggi e trascrizioni. Anche per quel che riguarda le accuse sull’uso del normografo da parte dei ricorrenti del centro sinistra, il Tar della Calabria considera “infondata la censura secondo cui l’uso del normografo vizierebbe l’espressione di voto”. Delle decine e decine  di errori e negligenze accertate commesse da scrutatori inesperti, solo in un passaggio si ipotizza, parlando al condizionale, che “la mancanza di schede autenticate e non utilizzate costituisca sintomo di grave illegittimità delle operazioni elettorali, potendo essa dar luogo al così detto sistema della ‘scheda ballerina’ “. Come a dire ad andare sempre in automobile ci si potrebbe trovare coinvolto in un incidente. La sostanza  è quella che abbiamo sempre sostenuto e che è scritta chiara nelle motivazioni che invitiamo tutti a leggere per esteso ovvero “ attesa la superficialità, la negligenza e l’incuria con cui è stato adempiuto l’incarico di componente della sezione elettorale, è quanto mai opportuno che la nomina dei seggi che si andranno a costituire sia possibilmente affidata a scrutatori di provata esperienza e a presidenti, altrettanto esperti e affidabili, che vigilino con attenzione e serietà sullo svolgimento dei compiti loro demandati”. Cosa aggiungere? Che ad Abramo nessuno potrà mai dirgli che è stato un sindaco nominato da qualcuno. Lui è sempre stato eletto (o trombato, come nel 2005 alle regionali) ma sulla sua persona più di uno è disposto a mettere le mani sul fuoco per l’onestà intellettuale. In attesa di sapere come andrà a finire con le elezioni nelle otto sezioni, bisogna ricordare ad Abramo, che se in futuro dovesse ricandidarsi da qualche parte si scelga uno staff e una rete di sostenitori più affidabile. La negligenza non è ammessa in politica. E nemmeno i brogli, intendiamoci. A Scalzo, che rilevare? Che per dare la disponibilità a essere trombati per ben due volte alle elezioni comunali qualcosa in cambio il suo mentore Bersani gli avrà pure promesso. Il Parlamento? Le voci sono insistenti nel suo ambiente. Un giovane “intelligente” come lui che sostiene un vecchio expostcomunista come Bersani è già un motivo più che sufficiente per tenerlo lontano dai palazzi, di Catanzaro e di Roma. Rigorosamente in “Cetto”