Omicidio Todaro, arrestato il cognato Davide Sestito

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Omicidio Todaro, arrestato il cognato Davide SestitoSarebbe maturato all’interno di uno scontro tra clan di ‘ndrangheta l’omicidio di Giuseppe Todaro, avvenuto il 21 dicembre 2009, nel Catanzarese. A questa conclusione sono giunti i magistrati della Dda di Catanzaro dopo le serrate indagini dei carabinieri di Catanzaro i quali stamane hanno notificato nel carcere di Siano una nuova ordinanza di custodia cautelare a carico di, Davide Sestito, classe ’78, ritenuto presunto autore in concorso del delitto del cognato.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Dda con l’accusa di sequestro di persona e omicidio premeditato, tutti reati con l’aggravante.

Sestito – spiegano gli inquirenti – è gravemente indiziato di aver sequestrato e poi ucciso Giuseppe Todaro classe 1981, in concorso con Maurizio Tripodi classe ‘59, condannato in appello a venti anni di reclusione, Michele Lentini classe ‘71, attualmente a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro per il quale il pm ha di recente chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per un anno, e con i defunti Vittorio Sia e Agostino Procopio. L’omicidio Todaro trova collocazione in un ampio contesto ‘ndranghetistico che vede la contrapposizione tra il sodalizio formatosi nella zona di Soverato, facente capo al gruppo Sia-Tripodi-Procopio, e quello storicamente operativo nel territorio di Guardavalle ma con l’influenza anche sul territorio del soveratese diretto e guidato da Vincenzo Gallace, al quale anche la vittima con il padre Domenico Todaro facevano riferimento.

Le dinamiche delinquenziali sviluppatesi nella zona corrispondente alla fascia ionica della provincia di Catanzaro e al suo entroterra negli anni compresi tra il 2002 e l’attualità sono state influenzate dallo sviluppo turistico e commerciale nonché da opere pubbliche che hanno contribuito a scatenare il desiderio di dominio e profitto della malavita organizzata locale, caratterizzata, com’è noto, da connotazioni proprie della ‘ndrangheta. E’ in tale contesto che si scatenava una vera e propria guerra tra opposte consorterie di ‘ndrangheta.

Solo nell’area del soveratese, in un breve arco temporale, avevano luogo i seguenti atti criminali: attentato alla vita di Vittorio Sia, omicidio di Vittorio Sia (del 22 aprile 2010 in Soverato), omicidio di Agostino Procopio(avvenuto il 23 luglio 2010 a San Sostene), tentativo di omicidio di Fiorito Procopio (avvenuto il 3 febbraio 2011 a San Sostene), tentato omicidio in danno di Antonio Gulla’, sequestro di persona e omicidio di Giuseppe Todaro, omicidio di Pietro Chiefari (avvenuto il 16 gennaio 2010 a Davoli), omicidio dei fratelli Vito e Nicola Gratta’ (avvenuto l’ 11 giugno 2010 a Gagliato), omicidio di Ferdinando Rombola’ (avvenuto il 22 agosto 2010 in Soverato)

Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2009 si verificava la scomparsa di Giuseppe Todaro ed in relazione a tale evento i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Soverato davano inizio ad una serrata attività d’indagine con varie operazioni di natura tecnico-intercettiva; l’acquisizione di filmati relativi ai veicoli in transito in Soverato nella tarda serata del 21 dicembre 2009 e dopo le sommarie informazioni testimoniali dei familiari dello scomparso.

L’attività d’indagine svolta evidenziava numerosi elementi di responsabilità a carico dei defunti Vittorio Sia classe ‘59 e Agostino Procopio classe ‘79, nonché di Michele Lentini e Maurizio Tripodi, in relazione alla scomparsa e alla successiva soppressione violenta di Giuseppe Todaro. I fatti riportati nell’informativa confluivano nel provvedimento di fermo di indiziato di delitto disposto dal pm Capomolla nell’ambito del relativo procedimento penale e successivamente nella ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro nei confronti, tra gli altri, di Fiorito Procopio, Bruno Procopio, Francesco Procopio e Michele Lentini, cosiddetta indagine “Showdown”, attesa la sussistenza di gravame indiziario per il reato di cui all’art. 416 bis.

In data 2 febbraio 2012, a carico di diversi soggetti ritenuti esponenti della presunta cosca capeggiata dal summenzionato Fiorito PROCOPIO, l’Ufficio Gip del Tribunale di Catanzaro emetteva ulteriore Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere avente, per il delitto di cui all’art. 416 bis.

Tra i destinatari del predetto provvedimento si annovera anche Davide Sestito, ritenuto sodale ed organico alla compagine mafiosa che, tuttavia, riusciva a rendersi irreperibile sottraendosi volontariamente all’esecuzione del citato provvedimento restrittivo, motivo per cui – in data 17.05.2012 – il Tribunale di Catanzaro – Ufficio G.I.P. spiccava a suo carico la declaratoria dello stato di latitanza ex art. 296 c.p.p. Davide Sestito, alle ore 23:40 del 15 febbraio 2013, dopo un’articolata attività investigativa svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro, veniva tratto in arresto in Germania nella città di Saarbrücken, mentre tentava di ricongiungersi alla moglie e alla figlia che lo avevano raggiunto nella predetta località.

Le indagini appuravano che il movente della scomparsa del Todaro era da ricondurre al tentato omicidio avvenuto nella serata del 21 dicembre 2009 del defunto Vittorio Sia, il quale ordiva l’immediata reazione contro Todaro, ritenuto con Pietro Chiefari, che verrà assassinato il 16.01.2010, l’autore dell’agguato. Vittorio SIA si avvaleva della collaborazione di Michele Lentini, di Maurizio Tripodi, del defunto Procopio Agostino e di Davide Sestito, cognato di Giuseppe Todaro. L’attività investigativa, inoltre, veniva corroborata dalla collaborazione di Domenico Todaro e di Vincenzo Todaro (a partire dal 10 marzo 2010), successivamente da quella di Antonino Belnome (sul finire dell’anno 2010), da quella di Bruno Procopio (a partire dal dicembre 2011) e da quella di Gianni Cratarola. Le articolate indagini svolte da questa polizia giudiziaria sono state improntate – tra l’altro – a verificare l’esistenza di riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Bruno Procopio, figlio del capo cosca Fiorito Procopio, Cretarola Gianni e Antonino Belnome, hanno consentito l’acquisizione degli elementi probatori circa il coinvolgimento di Davide Sestito nel sequestro di persona e omicidio di Giuseppe Todaro.

La sera del 21 dicembre 2009, infatti, Davide Sestito avrebbe attirato il cognato Giuseppe Todaro in una trappola mortale, invitandolo a salire a bordo del furgone Fiat Doblò bianco di Agostino Procopio, mentre si accingeva a rincasare con la compagna. Da quel momento si perdono definitivamente le sue tracce.