Ricorso Wanda Ferro in esame alla Corte Costituzionale. Regione in bilico

Carlomagno

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Wanda Ferro
Wanda Ferro (Forza Italia)

CATANZARO – Si conoscerà tra un mese la decisione della Corte Costituzionale in merito al ricorso presentato da Wanda Ferro, candidata per il centro-destra nel 2014 alla presidenza della Regione, in occasione delle ultime elezioni regionali ed esclusa dal Consiglio in virtù della nuova legge elettorale varata dal Consiglio regionale della precedente legislatura in regime di prorogatio.

Il ricorso di Ferro, tendente alla dichiarazione di incostituzionalità del nuovo meccanismo elettorale perché appunto introdotto da un Consiglio in regime di prorogatio dopo le dimissioni del governatore Giuseppe Scopelliti, è stato discusso stamane, ma se ne conoscerà l’esito fra un mese.

Ferro, contattata dall’Agi, non ha nascosto la sua soddisfazione per l’avvenuto esame da parte della Consulta, al di là dell’esito. “Mi posso dire soddisfatta – ha spiegato Wanda Ferro – del fatto che il mio ricorso, dopo un’attesa di due anni, sia stato preso in esame. Si temeva, infatti, un rinvio”.

“La mia è una battaglia di trasparenza e democrazia. Per quanto riguarda l’esito – ha detto ancora – sono fiduciosa nella magistratura”. La questione del ricorso nasce da una norma introdotta dal vecchio consiglio con modalità poco trasparenti.

Nella stesura del testo della legge elettorale, venne di fatto cancellata la norma – prevista per gli altri consigli regionali d’Italia – che recitava come il candidato presidente arrivato secondo avesse diritto al seggio quale migliore perdente. In una seduta notturna, al riparo da occhi indiscreti, alcuni consiglieri eliminarono quell’articolo lasciando la candidata di Forza Italia fuori da palazzo Campanella.

Ma ciò che preoccupa maggiormente gli attuali inquilini del Consiglio è che i giudici della Consulta, nonostante il rigetto del ricorso della Dc contro l’incostituzionalità della legge elettorale -rigetto motivato perché i neo democristiani non erano presenti alla competizione di novembre 2014 -, potrebbe comunque invalidare “d’ufficio” le elezioni in quanto svolte con una legge di fatto illegittima.

Se entrati nel merito del ricorso della Ferro, in via teorica, (in via teorica) sarebbe paradossale ammettere in consiglio l’esponente di Forza Italia e al tempo stesso non tener conto che tutta la discussione si è basata su una legge palesemente incostituzionale. Per fare un esempio banale ma pratico e comprensibile, è come se gli ispettori del lavoro multassero il titolare di una azienda edile per un lavoratore in nero, ma sorvolassero sul fatto che l’impresa operi in modo illegale e senza autorizzazioni.

La conclusione logica è che la Consulta ammetti la Ferro in Consiglio ma contestualmente prende atto che la legge elettorale è nei fatti illegittima, per cui decide di sciogliere l’assemblea. Ha tutti i poteri per farlo.