Tesi, 9 condanne. 2 anni 8 mesi per ex vicesindaco Cosenza

Carlomagno

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L'ex vicesindaco di Cosenza, Luciano Vigna condannato processo Tesi
L’ex vicesindaco di Cosenza, Luciano Vigna

COSENZA – Si chiude con 9 condanne e 7 assoluzioni il processo di primo grado su Tesi, la società operante nel settore dell’informatica fallita nel 2007. Il Tribunale di Cosenza ha emesso oggi la sentenza nei confronti di 15 imputati accusati a vario titolo di bancarotta. Si tratta di un’inchiesta e di un processo trasferito a Cosenza per competenza territoriale e che costituisce un filone stralciato della più vasta e nota indagine denominata “Why Not”, avviata dall’allora pm della Procura di Catanzaro Luigi De Magistris.

Nove le condanne. Si tratta di Filomeno Pometti, 79 anni, di Corigliano Calabro (4 anni di reclusione); Luciano Vigna, ex vicesindaco di Cosenza, (2 anni e 8 mesi); Michelangelo Spataro, 56 anni, consigliere comunale uscente di Cosenza (4 anni); Francesco Capocasale, 59 anni, di Dipignano (4 anni); Michele Montagnese, 66 anni, commercialista (4 anni); Gianluca Bilotta, 46 anni, di Mendicino (4 anni); Luigi Vacca, 80 anni, di San Basile (4 anni); Antonio Gargano, 75 anni, di Amalfi, già presidente di FinCalabra, finanziaria della regione, (2 anni e 8 mesi); Antonio Viapiana (2 anni e 8 mesi).

Sette le assoluzioni: Salvatore Perugini 63 anni, ex sindaco di Cosenza (l’accusa chiese 2 anni di condanna); Nicola Costantino, 49 anni, di Reggio Calabria; Renato Pastore, 70 anni, imprenditore informatico e già presidente di Confindustria Cosenza; Saverio Fascì, 64 anni, di Melito Porto Salvo (Rc); Francesca Gaudenzi, 56 anni, Cosenza; Pietro Macrì, 51 anni, di Vibo, imprenditore e presidente della società Met Sviluppo, è stato alla guida del settore terziario di Confindustria Vibo; Pasquale Citrigno, 59 anni, Cosenza, amministratore della società Tesi.

Pometti, Vigna, Spataro, Capocasale, Montagnese, Bilotta, Vacca, Gargano e Viapiana sono stati condannati anche all’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e all’incapacità di esercitare uffici direttivi per la durata di dieci anni.

Nel corso della requisitoria, il pm aveva puntato sulla relazione del curatore fallimentare ricostruendo la situazione contabile della società Tesi, operante nel settore dell’informatica, ed i suoi rapporti con FinCalabra.

Interdetti, quale pena accessoria, per 5 anni dai pubblici uffici Montagnese, Bilotta, Pometti, Spataro, Capocasale e Vacca sono stati anche

La società “Tesi”, secondo l’accusa, avrebbe registrato significative perdite economiche a partire dal 2001 e nel 2002 si sarebbe registrato un forte declino dell’azienda. Gli organi societari non avrebbero impedito il declino della “Tesi”, nonostante la funzione di controllo sulle attività della società.

Funzione di controllo che, secondo la Procura, non sarebbe stata esercitata con la dovuta accortezza portando la società “Tesi”, dichiarata fallita il 14 giugno 2007 e finita in bancarotta. I fatti oggetto delle contestazioni giudiziarie sarebbero avvenuti tra il 2002 e il 2006. Gli amministratori e i sindaci della società Tesi, in pratica, sono accusati di aver provocato passività per poco meno di 5 milioni di euro attraverso l’effettuazione di operazioni ritenute dal pm illecite.

Magorno soddisfatto per Perugini – “Il Partito democratico – esulta il segretario regionale dem, Ernesto Magorno – esprime grande soddisfazione per l’assoluzione di Salvatore Perugini nel processo Tesi. Tra le sentenze di condanna si registrano quelle a carico del vicesindaco di Cosenza Luciano Vigna e di Michelangelo Spataro, capogruppo di Forza Italia”.

Morrone “Avevamo ragione” – “Il processo “Tesi” conferma la bontà di alcune delle scelte del mio gruppo politico inerenti la fine anticipata della consiliatura guidata da Mario Occhiuto”, è il commento di Ennio Morrone, ex consigliere regionale di Forza Italia. “Sono indubbiamente dispiaciuto – continua Morrone – sul piano prettamente umano per le persone coinvolte e mi auguro che la vicenda processuale, negli ulteriori gradi di giudizio, vada diversamente. Tuttavia, è necessario operare anche delle consequenziali valutazioni politiche. Poiché, giusto ricordarlo, fra i motivi principali della rottura del rapporto politico col sindaco uscente della città di Cosenza, c’è stata proprio l’inamovibilità dell’ex vicesindaco (Luciano Vigna, condannato a due anni e otto mesi nel processo “Tesi”, ndr) e del suo entourage. Nonostante, in più circostanze, avessimo chiesto una verifica in seno alla maggioranza che contemplava un opportuno avvicendamento in quella postazione che non era, come si vociferava allora, una mera richiesta di “poltrone”, quanto il fondato dubbio relativo alla non totale serenità nella gestione della res publica”.