Tre cadaveri e un arsenale, il filo che conduce a San Lorenzo del Vallo

Carlomagno

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L'ingresso del cimitero di San Lorenzo del Vallo. Nei riquadri a sinistra una delle vittime Ida Attanasio sorella di Francesco (destra), killer di Damiano Galizia
L’ingresso del cimitero di San Lorenzo del Vallo. Nei riquadri a sinistra una delle vittime Ida Attanasio sorella di Francesco (destra), killer di Damiano Galizia

Diciassette mila euro, tre cadaveri e un arsenale di armi della ‘ndrangheta. Il giallo del duplice omicidio al cimitero di San Lorenzo in cui sono state ammazzate Edda Costabile e Ida Maria Attanasio, mamma e sorella di Francesco Attanasio, arrestato per l’omicidio di Damiano Galizia – appare indecifrabile.

Domenica mattina, intorno alle 10, un killer a volto scoperto entra nel camposanto del paese e uccide a sangue freddo prima la 77enne con alcuni colpi in volto, poi la figlia 52enne: la sorella di Attanasio, terrorizzata ha cercato di sfuggire percorrendo 40 metri ma viene raggiunta dal sicario che le spara due colpi alla nuca. Un delitto efferato commesso davanti a un centinaio di persone. Gente che, prima di scappare, ha visto e sentito le urla. Ma nessuno parla. Le due vittime erano andate a far visita alla tomba di Franco Attanasio (fratello di Francesco), primo figlio di Edda e fratello più grande di Ida, morto tragicamente in un incidente stradale una trentina di anni fa.

Il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla, lunedì nel corso di una riunione per l’ordine e la sicurezza in Prefettura a Cosenza, ha detto che madre e figlia erano “persone per bene”, lontani da contesti criminali o mafiosi. Ha anche fatto appello a chi avesse visto qualcosa, di farsi coraggio e parlare, perché anche chi ha visto potrebbe potenzialmente essere nel mirino dell’assassino. “Se parlate possiamo proteggervi, se state in silenzio siete vulnerabili” è il messaggio del magistrato. Solo a tarda notte il procuratore incassa la collaborazione di una sola persona che ha riferito “notizie importanti”.

Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla nel sopralluogo al cimitero
Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla nel sopralluogo al cimitero di San Lorenzo del Vallo

Le due donne erano quindi estranee. Uccise per vendetta. L’unico legame finora emerso è “l’amicizia” tra il congiunto delle vittime, il 33enne Francesco Attanasio e Damiano Galizia, 31 anni, entrambi compaesani.

La questione è complessa e aggrovigliata. Ci sono poi “troppi rivoli di indagini aperte, bisogna rintracciare il filo che congiunge il ritrovamento delle armi”, avvenuto a Rende il 27 aprile, con il delitto di Galizia commesso sempre a Rende il giorno prima, fino al duplice omicidio del 30 ottobre.

Sui tre casi indagano tre diverse procure: quella di Catrovillari (per il massacro del cimitero), quella di Cosenza (per l’omicidio Galizia) e la Dda di Catanzaro (per le armi), sebbene tutti e tre i casi riconducono a San Lorenzo del Vallo, piccolo centro di 3.500 anime nell’entroterra jonico cosentino.

Momenti della conferenza stampa sull'arsenale di armi scoperto a Rende
L’arsenale di armi sequestrato a Rende il 27 aprile 2016

IL PRESTITO DI 17.000 EURO – Andiamo con ordine evidenziando i fatti accaduti e i racconti di Attanasio resi agli inquirenti in un interrogatorio la notte del 2 maggio, durante il quale confessa l’omicidio di Damiano Galizia. La vittima, ritenuta vicino ad ambienti del crimine organizzato, presta 17mila euro a Francesco Attanasio. Il prestito risale ai primi mesi del 2016, tra gennaio e febbraio.

LE MINACCE – Una somma che Attanasio, agente immobiliare con difficoltà economiche, non riesce a restituire nei tempi concordati e questo ritardo fa arrabbiare Galizia che lo tallona in modo asfittico. Passano settimane tra minacce e ritorsioni: “Dammi i miei soldi, altrimenti ti riempio di botte”, come aveva già fatto il 2008, racconta Francesco, che aggiunge di essersi sentito poi dire: “Ricordati che hai una famiglia”. Il giovane si mette paura e raggiunge una località del vibonese, Sorianello dove, dopo poco tempo, viene presto rintracciato dai Galizia.

Una volta riavvicinato, Attanasio, sempre più pressato per il rimborso del denaro, sarebbe stato “usato” da Damiano per dei favori: si parla dell’acquisto di un’auto, l’affitto di un box, poi l’acquisizione di un immobile, che sarebbe poi lo stesso dove il 33enne uccise Galizia e fece ritrovare il cadavere.

Momenti della conferenza stampa sull'arsenale di armi scoperto a Rende
L’arsenale di armi trovato nel box il 27 aprile 2016 grazie alla soffiata di Attanasio

IL BOX DELL’ARSENALE – Siamo ancora distanti dal 26 aprile, giorno dell‘ultimo e fatale incontro tra i due. Galizia chiede ad Attanasio di muoversi per fittare un magazzino. Attanasio si attiva e rintraccia una signora originaria di Crotone (estranea ai fatti) che gli cede in uso un box sito nel complesso “Il Girasole”, a Quattromiglia di Rende, dove il 27 aprile la Squadra mobile di Cosenza ritrova l’arsenale. Attanasio, quando cede le chiavi del box a Galizia non conosce ancora la “destinazione d’uso” che ne vuole fare il suo compaesano, ma comincia a sospettare qualcosa.

I SOSPETTI DELLE ARMI DELLA ‘NDRANGHETA – Durante la sua confessione, infatti, ricostruisce: “Da tempo avevo sospetti che all’interno del box fosse contenuto qualcosa di “illecito” o “pericoloso” ma ignoravo che nello specifico si trattasse proprio di armi. Questo sospetto era nato in me dagli avvertimenti che mi aveva fatto Damiano Galizia, e in particolare Galizia mi aveva intimato di stare lontano dal box e addirittura di evitare di transitare con la macchina in prossimità dello stesso”.

LA SEGNALAZIONE ALLA POLIZIA – L’avvertimento spaventa l’agente immobiliare e qualche giorno prima dell’omicidio, segnala alla Questura di Cosenza che “all’interno del box affittato grazie alla mia intermediazione, si trova qualcosa di illecito. Effettivamente poi la Squadra mobile (nella notte del 27 aprile, ndr) intervenne e rinvenne un considerevole numero di armi da fuoco”, emerge dal verbale dell’interrogatorio.

Militari-sigilli-cimitero-San-LorenzoGALIZIA “CORRIERE” DELLA ‘NDRANGHETA? – Sorge un primo, inquietante, interrogativo in questa losca storia. Attanasio prende in prestito o in affitto il box in cui Galizia avrebbe nascosto o fatto nascondere l’arsenale. Ma per conto di chi? Stando al racconto fatto da Attanasio appare evidente che Galizia sapesse delle armi, altrimenti perché minacciarlo di non avvicinarsi e stare lontano dal magazzino?

Sul ritrovamento delle armi indaga la Dda di Catanzaro. Un arsenale da guerra di quella portata non è infatti nella disponibilità di persone comuni, ma solo delle ‘ndrine. Se siano cosche di Cosenza o dell’Alto Ionio sarà l’antimafia ad accertarlo.

L’INCONTRO FATALE – Il 26 aprile 2016, i due si incontrano per l’ultima volta per discutere di varie questioni, dall’acquisto di un’auto, ma soprattutto per regolare i conti del prestito. Attanasio, viste le minacce precedenti da lui raccontate, temendo per la propria incolumità, si presenta armato.

L’appuntamento è alle 18 vicino lo svincolo A3 di Cosenza Nord. “Dopo esserci incontrati – racconta Attanasio ai pm – presso il centro commerciale Marconi di Rende, verso le 18:15 io ho lasciato la mia auto e sono salito sulla sua, e abbiamo fatto un giro nei pressi del campus universitario durante il quale abbiamo telefonato con il mio cellulare al proprietario dell’auto per concordare il passaggio di proprietà dell’autovettura, nonché abbiamo parlato dell’apertura della partita Iva. Durante questo giro nella macchina di Galizia, lui mi ha fatto presente l’esigenza di acquisire la disponibilità di un altro immobile, allora io gli ho proposto l’affitto dell’immobile sito in contrada Dattoli”.

Galizia dice ok e i due sono tornati indietro al parcheggio del Marconi perché le chiavi della villetta sono nell’auto di Attanasio. Con due veicoli si recano subito dopo in contrada Dattoli per vedere la casa.

L’OMICIDIO DI GALIZIA – Attanasio apre gli ingressi e si avviano a salire le scale per raggiungere il piano superiore. I due cominciano a parlare e il discorso ritorna sempre sul prestito, che Francesco, “esasperato”, non può ancora restituire. La situazione a quel punto degenera: “La reazione di Damiano – racconta il giovane – è stata quella, come immaginavo, di sferrarmi uno schiaffo mentre avevamo raggiunto il pianerottolo. Dopo che il Galizia mi ha sferrato questo schiaffo, che sono riuscito in parte a schivare, io ho estratto dalla parte anteriore dei pantaloni, all’altezza degli slip, una Beretta calibro 9 corta legalmente detenuta e ho sparato tre o quattro colpi contro Damiano Galizia”.

Cimitero San Lorenzo del Vallo
I cadaveri delle due donne al Cimitero San Lorenzo del Vallo

“NON VOLEVO UCCIDERE” – La sua intenzione, dice, “non era assolutamente quella di uccidere ma solamente di difendermi contro quella che sarebbe stata un’aggressione violenta da parte di Damiano Galizia. A riprova di quanto detto voglio precisare che l’arma non aveva il colpo in canna e prima di sparare ho dovuto scarrellare l’arma stessa”.

Dopo l’omicidio, Attanasio è “sconvolto e sotto choc”. Decide quindi di abbandonare l’appartamento e scappa “lasciando il corpo della vittima sul pianerottolo”. Ci ritorna successivamente per cancellare le tracce e sbarazzarsi del cadavere.

L’OCCULTAMENTO DEL CADAVERE – “Una volta ritornato, dopo il delitto nell’immobile di via Dattoli ho trascinato il corpo di Galizia dal pianerottolo alla stanza del piano superiore che si trova a sinistra salendo le scale, ho adagiato il corpo su di un tappeto presente nella stanza e con lo stesso ho avvolto il corpo di Galizia. Successivamente con uno straccio, se non ricordo male di colore giallo, che ho trovato in casa, ho pulito le tracce di sangue e in particolare quella che era in prossimità del corpo di Damiano Galizia. Se non ricordo male poi ho buttato lo straccio in un cestino della spazzatura presente sul balcone dell’appartamento. Ho compiuto tutte queste operazioni verso le ore 19 del 26 aprile del 2016. Ho anche raccolto i bossoli e li ho portati con me, e me ne sono liberato strada facendo durante il viaggio di ritorno con la mia autovettura verso il mio domicilio a Cosenza”.

Francesco Attanasio omicidio Damiano Galizia a Rende
Francesco Attanasio

Questo è il racconto di Attanasio, la notte tra l’1 e il 2 maggio, quando si costituisce in Questura  e confessa il delitto di Galizia. Un racconto univoco perché la vittima non può più dire la sua e difendersi.

L’INTIMIDAZIONE ALLA TOMBA DEL FRATELLO CHE PORTAVA IL SUO STESSO NOME – Il giorno dopo l’arresto, il 2 maggio, ignoti sono entrati nel cimitero a San Lorenzo del Vallo per appiccare fuoco alla tomba, guarda caso, di Franco Attanasio, fratello più grande del killer, di cui aveva preso il nome in sua memoria. Era un messaggio agghiacciante diretto a lui. A distanza di 5 mesi, il massacro al cimitero proprio davanti a quel loculo, dove si consuma la vendetta contro i suoi più stretti familiari, madre e sorella che in questa losca storia erano del tutto estranei. La chiave di lettura, potrebbe risiedere in una perquisizione che i magistrati hanno disposto in casa di Edda Costabile tre giorni prima del massacro.

Diciassette mila euro, tre omicidi e un arsenale da guerra, l’unico filo conduttore che i “Sherlock Holmes” calabresi sono chiamati a seguire per arrivare al bandolo dell’intricata matassa la cui tessitura è iniziata a San Lorenzo del Vallo.