La mamma di un disabile: “Io costretta a 90 gradi, altro che manifesto”

Carlomagno

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Disabile barriere architettonicheDopo il manifesto “scandalo” della lavatrice a 90 gradi, ormai diventato un vero tormentone a Cosenza, la rete è divisa tra chi dà ragione al sindaco di Cosenza che – probabilmente spinto dalle prime polemiche sollevate da donne scandalizzate per il doppio senso – lo ha fatto rimuovere, e chi invece rimprovera a Mario Occhiuto di non dedicarsi a cose ben più serie come l’abbattimento delle barriere architettoniche.

E il caso di una mamma con il suo bambino disabile sta commuovendo mezza città con la lettera pubblicata su Facebook (la leggerete in fondo). Nel testo la donna esprime tutta la sua indignazione per chi si scandalizza alla vista di un manifesto, ma resta impassibile di fronte al fatto che è lei, così come tante altre mamme sfortunate, a essere costretta a chinarsi a 90 gradi per superare gli ostacoli che con il figlio in carrozzina incontra tutti i santi giorni in città.

I fatti – KeYaKù, società di comunicazione con sedi a Zumpano e Rende, fa affiggere in occasione di San Valentino dei manifesti ritenuti volgari che mostrano la promozione di una lavatrice con lo slogan a doppio senso: “A San Valentino mettila a 90 gradi”. Qualcuno fa girare sui social l’immagine e si grida allo scandalo.

Il sindaco appresa la notizia decide di rimuoverli. Il giorno dopo KeYaKù, incarica il suo ufficio legale di querelare Occhiuto perché quello commesso è un gravissimo abuso lesivo della sua immagine. Pensi ai disabili costretti a chinarsi a 90 gradi, dice la società che intanto, dalla polemica, ha incassato una marea di pubblicità.

A stretto giro, sabato sera arriva un’altra nota del sindaco che cita una carrellata di articoli del codice penale, in merito a presunti atti osceni. Ad avviso di molti, una pezza peggiore del buco, poiché di “oscenità” se ne vedono ben altre nella città dei Bruzi altro che manifesto, è il parere di tanti cosentini che si stringono attorno alla mamma e al figlio disabile. Occhiuto in chiosa alla nota cerca tuttavia di smorzare la polemica, auspicando che prevalga il buon senso.

Ecco la lettera che scrive la mamma del bambino disabile che sta diventando virale sui social.

“A Cosenza, la città in cui io ed il mio adorato bimbo sopravviviamo, nelle ultime ore si é scatenato un inferno contro una campagna pubblicitaria definita “sessista”.
Tanti miei concittadini, madri e padri, fratelli e sorelle, zii e zie hanno manifestato il loro sdegno contro chi- della donna- ha voluto offendere l’essenza.
Il Sindaco ha immediatamente fatto rimuovere i manifesti incriminati poiché ritenuti lesivi per la dignità femminile.

Perché ritenuti in grado di mortificare noi donne.
Nessuno,però, si lamenta in maniera così forte per altri gesti che davvero mortificano noi donne e che davvero ci rendono vittime di una violenza psicologica che ci uccide.
Nessuno chiede l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Nessuno si indigna per il diritto allo studio, alla salute, per il diritto all’integrazione ed al gioco che a Cosenza vengono quotidianamente negati a centinaia di persone. Volutamente.

Tutti bravi unicamente a pretendere l’eliminazione di alcuni manifesti.
Già, noi donne siamo solidali tra noi solo quando conviene!
Noi donne attiriamo l’attenzione solo quando un’azienda ci offende.
Gli uomini ci difendono facendo eliminare dei cartelli.
Noi donne offese e mortificate da una campagna pubblicitaria. Non da altro.
Da una mera campagna pubblicitaria!
Quanta pochezza…
Quanto moralismo…

MIEI CARI CONCITTADINI, A COSENZA SONO ALTRE LE COSE PER CUI CI SI DOVREBBE BATTERE AFFINCHÉ LA DIGNITÀ E L’INTEGRITÀ DI NOI DONNE NON VENGANO LESE!

Spiegatelo voi a mio figlio, che tutti sapete essere gravemente disabile ed handicappato, che se la sua mamma sta morendo di stenti non é per colpa di un manifesto sessista!
Spiegateglielo voi che lui é costretto a morire sepolto in casa perché nessuno si batte affinché vengano rimossi gli infiniti ostacoli strutturali e culturali che deturpano la nostra città e la sua esistenza!
Spiegateglielo voi che la dignità di una donna non viene lesa da parole, ma da buone azioni non compiute!
E ora lasciate che io mi metta a novanta gradi…

Per baciare mio figlio che è costretto a vivere su una sedia a rotelle, per pulirgli la saliva, per somministrargli le medicine attraverso il tubo che ha nello stomaco, per cambiargli il pannolino nonostante abbia già sei anni, per cercare il suo sguardo, per ascoltare la sua voce che non userà mai per parlare, devo per forza piegarmi così. A novanta gradi. Quelli che dovreste usare voi per lavare per bene le vostre coscienze.”

A breve KeYaku, ha annunciato una campagna a tappeto per sensibilizzare sulla tematica delle barriere architettoniche.