Processo “Nuova famiglia”, pm chiede condanna per imputati

Carlomagno

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Franco Bruzzese e Daniele La Manna processo nuova famiglia
Da sinistra Franco Bruzzese e Daniele La Manna

“Condannare tutti gli imputati”. E’ la richiesta avanzata dalla Dda di Catanzaro oggi al Tribunale di Cosenza per gli imputati del processo “Nuova famiglia” contro i presunti affiliati ai Rango-Zingari, clan che dominava sul territorio bruzio soprattutto attraverso lo spaccio di droga e le estorsioni. Sul banco degli imputati, che hanno scelto il rito ordinario, ci sono Daniele Lamanna, Franco Bruzzese, Francesco Vulcano, Antonio Chianello, Alessio Chianello, Stefano Carolei, Gianluca Cinelli, Gianluca Marsico, Sharon Intrieri, Jenny Intrieri, Anna Abbruzzese e Giovanni Fiore.

In particolare il pm della Dda, Pierpaolo Bruni, ha chiesto la condanna per i collaboratori di giustizia Bruzzese e Lamanna per il delitto di Luca Bruni. Le richieste di condanna: per Bruzzese 4 anni e seimila euro di multa e per Lamanna 5 anni in continuazione alla sentenza di condanna corte Assise di Cosenza. Per loro due, il pubblico ministero – qualora non si tenesse conto della continuazione della pena – ha chiesto in subordine la condanna per Bruzzese a 6 anni e seimila euro di multa e per Lamanna 13 anni tenendo conto per entrambi delle attenuanti dell’articolo 8 previste per i collaboratori.

E per Lamanna ha chiesto anche le attenuanti della collaborazione previste dall’articolo 74 comma 7. La richiesta di condanna più alta è stata chiesta per Carolei (16 anni); per Alessio Chianelli, Antonio Chianelli e Giovanni Fiore 9 anni; Cinelli (8 anni); Vulcano (7 anni e settemila euro di multa). Per Marsico, Sharon Intrieri, Jenny Intrieri e Anna Abbruzzese è stata chiesta la condanna a 2 anni due e 8 mesi.

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero fatto parte del clan Rango-Zingari al cui vertice ci sarebbe Maurizio Rango. La cosca, nel tempo, avrebbe stretto alleanze con altre due consorterie criminali attive nel Cosentino, le cosche Lanzino-Patitucci e Perna-Cicero-Musacco-Castiglia. L’associazione, sempre secondo l’inchiesta, avrebbe gestito il racket delle estorsioni imponendo il pizzo anche con la violenza.

Il pm, nel corso della sua requisitoria, ha evidenziato l’importanza di due sentenze, quella del gup di Catanzaro per gli imputati che hanno scelto l’abbreviato e la sentenza per l’omicidio di Luca Bruni. Perché rappresentano, ha detto, una piattaforma rispetto all’esistenza dell’associazione di ‘ndrangheta finalizzata anche al narcotraffico e a reati fine. Ha poi evidenziato l’attendibilità dei collaboratori di giustizia. Il pubblico ministero ha ricostruito al collegio (presieduto dal giudice Enrico Di Dedda) i fatti contestati ai singoli indagati.

“Le responsabilità di Francesco Vulcano sono state confermate – ha detto – anche dalle dichiarazioni in aula del pentito Montemurro. Vulcano era uomo di Bruzzese, uomo di Rango”. Dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti e anche da una intensa attività investigativa sono emerse le responsabilità di Antonio Chianello, Alessio Chianello e Giovanni Fiore attivi sul Tirreno. Per Stefano Carolei e Gianluca Cinelli, oltre alle dichiarazioni dei pentiti, ci sono le conversazioni intercettate in carcere di Domenico Mignolo, già condannato in abbreviato.

Sharon Intrieri è compagna di Mignolo e “pur non avendo un ruolo nell’organizzazione fa da tramite per le indicazioni che vengono da Mignolo rinchiuso in carcere”. Altri evidenti elementi probatori hanno fatto emergere la responsabilità di Jenny Intrieri, Anna Abbruzzese e di Marsico. Il pm ha ribadito la possibilita’ di riconoscere la continuità della pena per i due collaboratori di giustizia perché tra i fatti contestati in questo dibattimento e l’omicidio di Luca Bruni il contesto è identico e i quadri accusatori si incastrano.

Il collaboratore Daniele Lamanna, collegato in videoconferenza dal sito protetto, al termine della requisitoria ha chiesto ai giudici di poter rilasciare brevi dichiarazioni spontanee: “Voglio informare la Corte in merito alle mie condizioni di salute che non sono delle migliori. Chiedo soltanto di potermi curare”.

Il presidente Di Dedda ha riferito al pentito di aver gia’ ricevuto la richiesta di potersi spostare per alcune visite mediche e che si deciderà. Le parti civili hanno depositato alcune memorie e lo stesso è stato fatto dalla difesa di Lamanna. L’avvocato Claudia Conidi, difensore di Bruzzese, ha condiviso in pieno la posizione della Procura per quando riguarda la richiesta di pena ma ha chiesto che per il suo assistito vengano riconosciute le “circostanze generiche anche per la condotta processuale sempre tenuta da Bruzzese in coerenza con il percorso collaborativo. Concordo con la richiesta di pena ma chiedo l’applicazione di una misura cautelare meno afflittiva, ovvero gli arresti domiciliari nella località protetta”.

Su tale richiesta la Corte ha chiesto che venga depositata per iscritto allegando la sentenza della Corte di Assise di Cosenza. Richieste di assoluzione sono state avanzate dal difensore di Gianluca Marsico, l’avvocatessa Granata, dall’avvocato Andrea Sarro che difende Sharon Intrieri e dell’avvocato Antonio Ingrosso per le posizioni di Jenny Intrieri e di Anna Abbruzzese. L’avvocato Cristian Cristiano, difensore di Cinelli, ha invece evidenziato come le dichiarazioni dei pentiti non possano rappresentare un valido elemento probatorio. Gli avvocati Antonio Sanvito e Maurizio Nucci, difensori di Vulcano, hanno smontato l’impianto accusatorio. Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 marzo per la sentenza. (Il Velino)