Calabria, 40 milioni per un centro cuore d'eccellenza. Mai aperto

Carlomagno

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Centro Cuore
Il Centro Cuore di Reggio Calabria

Centro Cuore fantasma. Era stato progettato e costruito per diventare un centro all’avanguardia per la prevenzione e la cura delle patologie cardiovascolari, ma ultimato nel 2011 nessuno ha mai tagliato il nastro d’inaugurazione. E’ rimasto chiuso con all’interno attrezzature biomedicali nuovi di zecca.

Nel mirino del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza è entrato il “Centro Cuore” di un’ospedale di Reggio Calabria, già noto alle cronache nazionali. I finanzieri hanno denunciato alla Corte dei conti sei funzionari pubblici per un presunto danno erariale di circa 40 milioni di euro, tanti quanto sarebbe costata negli anni l’intera struttura.

Le indagini hanno permesso di rilevare che il Centro non è mai entrato in funzione a causa della mancata previsione, in fase progettuale, delle risorse finanziarie necessarie all’assunzione di personale specializzato. Le ragioni, secondo la Gdf  sarebbero riconducibili alle strette del “Piano di Rientro dal disavanzo della spesa sanitaria”.

Le moderne e costose apparecchiature biomedicali, acquistate con un leasing in 18 rate da 500.000 euro, per le quali l’Azienda Ospedaliera ha ancora in corso i pagamenti unitamente alle spese di manutenzione, giacciono inutilizzate e destinate a diventare obsolescenti in breve tempo.

Il nucleo investigativo ha anche evidenziato che l’assenza del servizio ha comportato, per molti pazienti, la necessità di spostarsi altrove per ricevere cure specialistiche con costi per la sanità pubblica calabrese stimati in oltre 7 milioni di euro annui.

Secondo i finanzieri, che hanno ricostruito tutti gli step fatti per la realizzazione del Centro, a bandire la gara d’appalto con procedura aperta era stata l’Azienda ospedaliera nel 2006. La commissione, nel valutare le offerte proposte da tre Associazioni temporanee d’impresa, nel settembre del 2007 aveva aggiudicato l’appalto all’Ati “Siemens Medical Solution Spa”, con un’offerta di quasi 13 milioni, “chiavi in mano”.

centro cuoreNel novembre 2007 una delle Ati  concorrenti, composta dalla società lombarda “GE Medical System Italia Spa” e dalla ditta reggina “Edil Minniti”, ha fatto ricorso al Tar per l’annullamento dell’aggiudicazione.

Il ricorso, prima accolto dal Tar, è stato a sua volta impugnato dall’Ati vincitrice davanti al Consiglio di Stato che ha respinto l’istanza, aggiudicando definitivamente i lavori alla “GE Medical System Italia Spa – Edil Minniti”di Reggio Calabria.

L’appalto, affidato nel marzo del 2010, prevedeva un esborso di 18.031.862 euro, per la realizzazione delle infrastrutture, comprensive di arredi e per la fornitura di costosi macchinari biomedicali.

Secondo quanto scriveva il Corsera nel 2013, l’idea di costruire a Reggio Calabria il «Centro Cuore» “era venuta nel 2005 ad Agazio Loiero, ex presidente della giunta di centro sinistra della Calabria. Tre anni dopo la Regione aveva ottenuto il finanziamento per realizzare quello che sarebbe diventato il fiore all’occhiello della sanità calabrese.

centro cuore Nei programmi dei politici del tempo c’era l’intenzione di rendere fruibile la struttura anche ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, oltre a limitare l’emigrazione dei calabresi stessi, costretti a viaggi della speranza in strutture del Nord Italia. Ben presto, però, quell’idea dovette fare i conti con il campanilismo dei calabresi.

Qualcuno oggi si spinge a ipotizzare che dietro la mancata apertura del Centro Cuore ci sia l’atavico antagonismo con la città di Catanzaro. Nel capoluogo, infatti, esiste già un centro d’eccellenza per malati di cuore. La scelta di costruire la struttura reggina, all’epoca, ebbe comunque l’avallo di tutte le forze politiche esistenti in Consiglio regionale”.

centro cuore
Demetrio Battaglia (Pd)

Un campanilismo che si scorge dalle parole del parlamentare reggino del Pd  Demetrio Battaglia il quale in una interrogazione sul caso al Ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, rammenta che “l’inerzia del Ministero rispetto ad un centro di eccellenza, agli investimenti effettuati ed alle attese dei cittadini non è più accettabile considerato che il predetto Ministero non ha impedito anzi, forse ha autorizzato, altre realtà sanitarie calabresi a procedere ad assunzioni che non hanno certamente le caratteristiche, in termini di utilità, di quelle previste per il funzionamento del Centro Cuore.

Il deputato chiede alla Lorenzin “quali iniziative intenda attivare, con urgenza, per consentire lo sblocco delle assunzioni del personale specializzato, in deroga al Piano di Rientro, consentendo finalmente l’apertura per i cittadini del “Centro Cuore” di Reggio Calabria”.

Francesco Macchia sul centro cuore accusa
Francesco Macchia presidente Ipes

Francesco Macchia, presidente dell’Istituto per la promozione dell’etica in Sanità, nel commentare la vicenda ha affermato che quella del “Centro cuore” di Reggio Calabria “è solo la punta di un iceberg”. “La sanità pubblica deve smettere di essere terreno di conquista per malapolitica e corruttori”, accusa Macchia ricordando che “nel nostro Libro bianco sulla corruzione in Sanità abbiamo messo nero su bianco tutte le voci di spesa in grado di rivelare un accordo corruttivo tra amministrazione sanitaria e fornitori di servizi. A Reggio sono stati capaci di andare oltre, impiegando decine di milioni di euro per non approdare a nessun risultato concreto per i cittadini.