Stava giornate su Facebook, la madre le vieta lo smartphone e la figlia la uccide

Carlomagno

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omicidio di Patrizia Crivellato Melito Porto Salvo

Stava giornate intere su Facebook e, quando la madre ha notato che il suo rendimento a scuola era scarso le ha vietato di usare telefono e pc. Lei, la figlia 17enne, infastidita dai continui richiami, l’ha uccisa nella notte con un colpo alla testa con freddezza e determinazione.

Sarebbe questo il movente dell’omicidio di Patrizia Crivellaro, la donna trovata uccisa con un colpo alla testa il 25 maggio scorso a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria). I Carabinieri, a conclusione di mesi di indagini, hanno arrestato la ragazza ritenuta presunta responsabile del delitto.

L’accusa per la giovane è gravissima: omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili. Il movente sarebbe riconducibile a dissidi tra madre e figlia, nello specifico la diciassettenne non avrebbe digerito i continui rimproveri da parte della madre per lo scarso rendimento a scuola, dovuti molto probabilmente alle continue “distrazioni”  che la ragazza aveva con smartphone e social. Da qui, il divieto categorico della madre a non usare più il telefono. Un “avvertimento” perentorio che avrebbe fatto scattare nella ragazza la furia omicida.

La vittima era stata trovata morta nella propria abitazione di Melito con ferite di arma da fuoco alla testa nella notte del venticinque maggio scorso. Patrizia Crivellaro, impiegata come infermiera presso la clinica “Villa Anya” a Melito Porto Salvo era la moglie di un agente della polizia ferroviaria. In casa al momento del delitto vi era soltanto la figlia minorenne che allertò lo zio materno: “Qualcuno ha sparato a mamma”.

Sul posto intervennero i carabinieri della locale caserma ed i sanitari del 118 che avevano trasferito la donna in coma, all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria nell’ultimo disperato tentativo di salvarle la vita. La donna morì poco dopo a seguito delle irreparabili lesioni riportate alla testa.

In un primo momento si pensava al suicidio, ipotesi subito scartata per gli elementi emersi dall’autopsia. Interrogata più volte, la minore ha sempre smentito qualsiasi coinvolgimento e di non aver mai maneggiato l’arma. Ma è stata sconfessata da più incongruenze. Due su tutte: dagli esami stub sulla ragazza, sono emerse tracce univoche che indicherebbero che ha sparare sarebbe stata la giovane. A chiudere il cerchio, gli esami sulla pistola da parte del Ris di Messina da cui emergono le impronte del dito indice della 17enne, la quale in più circostanze raccontò che ha uccidere la madre era stato un uomo alto oltre due metri.

La svolta dopo cinque mesi dall’omicidio. I carabinieri, dopo scrupolose indagini sono riusciti a ricostruire dinamica e movente del delitto risalendo alla figlia di 17 anni della vittima. Sarebbe stata lei ad aver preso l’arma, probabilmente sottratta di nascosto al padre poliziotto, e uccidere la madre Patrizia Crivellaro con freddezza e senza farsi tanti scrupoli, dopo i frequenti rimproveri sullo scarso andamento scolastico dovuto alla “dipendenza” da Facebook.

La ragazza, terminate le formalità di rito, è stata tradotta, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, in un Istituto penitenziario minorile fuori regione.

Un dramma nel dramma, quello vissuto dall’uomo che ha perso in modo assurdo la moglie e ora anche l’unica figlia, ritenuta presunta responsabile del crimine.