‘Ndrangheta, arrestato il latitante Giuseppe Facchineri

Carlomagno

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L'arresto del latitante Giuseppe Facchineri
L’arresto del latitante Giuseppe Facchineri

Il desiderio di vedere la moglie è stato fatale al latitante Giuseppe Facchineri, 47 anni, catturato prima delle 4 di stanotte a Cittanova dai carabinieri di Taurianova con l’ausilio dello Squadrone eliportato Cacciatori e dell’ottavo Nucleo elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia.

I militari dopo quasi un anno e mezzo di attività incessanti sono riusciti a risalire al covo dove il latitante trascorreva la sua vita clandestina e dove si incontrava periodicamente con la donna.

Personaggio di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante a Cittanova, Giuseppe Facchineri è gravato da numerosi precedenti di polizia per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, rapina, porto abusivo di armi, violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale, furto aggravato, ricettazione, già sorvegliato speciale.

“Alcova” è denominata l’operazione che ha portato al suo arresto, battezzata tale dal luogo dove è stato catturato, una stanza dove si intratteneva con la donna.

SEQUENZA DELL’ARRESTO

Le vicissitudini giudiziarie più recenti di Giuseppe Facchineri risalgono al 2014, allorquando era stato tratto in arresto unitamente alla madre Caterina, e al fratello Salvatore Facchineri, di 44 anni, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Palmi, per estorsione e rapina in concorso aggravate.

Le indagini, inizialmente coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi e successivamente proseguite dalla Direzione Distrettuale Antimafia, con il coordinamento del Procuratore Federico Cafiero De Raho, erano state avviate a seguito di una perquisizione di iniziativa effettuata nell’abitazione di un residente del luogo.

VIDEO DELL’ARRESTO

In quella circostanza i militari avevano rinvenuto un’agenda e alcuni documenti contabili riferiti a rapporti economici non meglio precisati con componenti della famiglia Facchineri.

Tale materiale era infatti apparso subito molto sospetto, soprattutto in ragione del fatto che l’interessato non era stato in grado di fornire alcuna plausibile spiegazione in merito al contenuto e alla natura del rapporti in questione.

Infatti, solo le investigazioni che ne sono conseguite hanno permesso di riscontrare che alla base vi erano delle richieste estorsive, derivanti dalla vendita di dieci bovini (per un importo di 10.000 euro) risalente al 2009 tra Caterina Facchineri e la vittima: quest’ultima, pur avendo regolarmente pagato a suo tempo la cifra pattuita, era poi stata comunque oggetto di continue richieste di danaro, avanzate a titolo di pretesi interessi sul pagamento del bestiame acquistato.

Pertanto, dopo alcuni mesi in carcere, Giuseppe Facchineri era stato ammesso a beneficiare degli arresti domiciliari presso l’abitazione di alcuni familiari in provincia di Arezzo.

Tuttavia, non appena ha avuto inizio il processo in cui era imputato per le citate vicende, le varie testimonianze che si sono susseguite ne hanno evidenziato una posizione sempre più grave, che lasciava presagire ad un’elevata probabilità di riportare una pesante condanna.

Difatti, proprio nel corso dell’udienza del processo celebrata il 16 gennaio 2016, Facchineri aveva addirittura inveito e minacciato di morte la persona offesa.

A quel punto, i reati di cui era già chiamato a rispondere, uniti alla condotta assunta nel corso del processo e alla pericolosità evidenziata, avevano così determinato il ripristino della custodia cautelare in carcere, che però era rimasta ineseguita in quanto Facchinieri non aveva più fatto rientro presso l’abitazione dove scontava gli arresti domiciliari.