Quirinale, Ncd in crisi. Ipotesi Maurizio Lupi per la segreteria

Carlomagno

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Maurizio Sacconi mentre vota. Si è dimesso da capogruppo  Maurizio Lupi
Maurizio Sacconi mentre vota. Si è dimesso da capogruppo (Mistrulli/Emblema)

Amedeo La Mattina per La Stampa

Brucia sulla pelle di Ncd, come un ferro rovente. La candidatura e poi l’elezione di Mattarella al Colle ha lasciato una ferita profonda dentro il partito e tra Alfano e Renzi. Non ci sono solo le dimissioni del capogruppo del Senato Maurizio Sacconi (al suo posto sono in corsa Quagliariello e Schifani) e l’uscita dal partito della portavoce Barbara Saltamartini, che sta passando all’opposizione con la Lega in cerca di sicurezza per essere rieletta. Il capogruppo leghista a Palazzo Madama Gianmarco Centinaio racconta che sono tra 10 e 15 i senatori di Ncd e Fi che bussano alla sua porta.

È girata voce che pure Nunzia De Girolamo abbia intenzione di approdare nel partito di Salvini: il capogruppo alla Camera rimane invece nel partito. Dilemma Il contropiede di Matteo Renzi, che ha costretto Alfano prima a schiacciarsi su Berlusconi e le schede bianche e poi a votare a favore di Mattarella, ha aperto il dilemma su come stare nel governo. Area Popolare (Ncd-Udc) è solo un vassallo di «una maggioranza monocolore» (per dirla con Cicchitto) oppure è una forza politica che non può accettare i continui ricatti del premier? È un film già visto in tante oltre occasioni, dal Jobs Act alla legge elettorale e alla riforma costituzionale. Ma la dolorosa vicenda del Quirinale ha prodotto una quantità incredibile di tossine.

Per Renzi tre ministri Alfano, Lupi e Lorenzin, in particolare quello dell’Interno, non potevano votare scheda bianca, la loro permanenza nel governo sarebbe diventata contraddittoria. Sostiene Alfano che il premier non gli ha mai detto «o ti adegui o te ne vai», ma Ncd ha comunque un problema esistenziale.

Lupi via da governo? «Abbiamo molto da discutere», dice Quagliariello e si riferisce sia al partito che al governo. In Ncd è in corso un aspro confronto sull’opportunità di affidare la segretaria a Lupi o ad Alfano: l’uno o l’altro dovrebbero però lasciare il loro ministero. Da questa posizione politica, svincolato dal governo e dai ricatti di Renzi, Alfano o Lupi potranno incalzare il governo, fare proposte e contro proposte. Alfano vuole evitare una soluzione del genere.

In ogni caso non gli passa per l’anticamera del cervello di lasciare il Viminale. Vuole tenere i rapporti aperti con Berlusconi e agire con calma il riposizionamento nell’esecutivo. Intanto tira un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo: «Ho sentito il presidente Mattarella. Auguri e congratulazioni. Gli italiani possono gioire». Ma nel suo partito lo incalzano con la domanda: Renzi comanda da solo? Occorre rafforzare il partito e Lupi alla segretaria per alcuni è la soluzione. Ma si tratta di un’operazione azzardata, soprattutto se l’idea è tirare fuori Alfano o Lupi da un ministero pesante. Chi lo ha detto che Renzi metterebbe un altro esponente di Ncd al loro posto?

Berlusconi chi? Ncd è un vespaio. Giuseppe Castiglione e Tonino Gentile, coordinatori di Sicilia e Calabria, sono accusati di avere spiazzato Alfano mentre trattava il passaggio dalla scheda bianca al voto favorevole a Mattarella. Infatti 11 senatori dell’area siculo-calabrese l’altro ieri pomeriggio sono usciti con una nota per dire che avrebbero detto sì all’ex giudice costituzionale.

E questo nelle ore in cui Alfano cercava di convincere Casini a trangugiare la mancata candidatura che qualcuno del Pd gli aveva ventilato. Cercava di convincere anche Berlusconi a superare la posizione della scheda bianca. Votando insieme si sarebbe consolidato il nuovo percorso del centrodestra prima dell’arrivo delle elezioni regionali. Ma anche su questa alleanza a destra non c’è un sentire comune nell’Ncd.
«Berlusconi non esiste più», dice Castiglione.