28 Marzo 2024

Italiano rapito in Siria. Forse in mano di Al-Nusra. Esperta: Vogliono soldi

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Sergio Zanotti in uno screenshot del video
Sergio Zanotti in uno screenshot del video

Il sito d’informazione russo “News Front” ha diffuso un video nel quale un italiano, che si identifica come Sergio Zanotti, dichiara di essere “prigioniero” in Siria di un presunto gruppo di jihadisti non identificato “già da sette mesi” e prega “il governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una mia eventuale esecuzione”. Nel video l’uomo appare in ginocchio e tiene in mano un foglio con una data, che sembra essere il 15 novembre 2016. Dietro di lui, un uomo incappucciato con un AK-47. La Farnesina è a conoscenza del filmato da diversi giorni e sta seguendo il caso.

Tutti gli “operativi” di intelligence sono mobilitati sulla vicenda. E’ “verosimile ad una prima analisi”, sottolineano all’AdnKronos fonti qualificate degli apparati di sicurezza. Quanto alla matrice dell’episodio, “le modalità e soprattutto il luogo” rendono “poco probabile” che la matrice sia diversa da quella jihadista. Sul caso, seguito da tempo, si mantiene “la massima attenzione”.

“Secondo quanto mi riferiscono mie fonti siriane, l’ostaggio italiano non sta in mano all’Isis, ma ad un gruppo vicino ad Al-Nusra”. Lo dice a Labitalia l’economista ed esperta di terrorismo internazionale Loretta Napoleoni. “Questo – continua – potrebbe essere una buona notizia, perché vuol dire che questo gruppo ha bisogno di soldi e ha giocato la carta dell’ostaggio, che trattiene da 7 mesi, solo ora perché indebolito dall’avanzata russa”.

“Quando ci sono ostaggi per così tanto tempo senza che se ne sappia niente vuol dire che ci sono trattative in corso, che in genere sono lunghe – spiega l’esperta – e richiedono il massimo silenzio. Ma se i soldi diventano urgenti ed importanti, anche per comprare armi o reclutare mercenari, ecco che l’ostaggio viene ‘esibito’ per accelerare le pratiche”. Napoleoni dice che “se l’ostaggio fosse stato in mano all’Is sarebbe stato già giustiziato”.

“Lo Stato islamico – prosegue Napoleoni – non è interessata al denaro ma alla propaganda. E la storia dell’ostaggio italiano mi ricorda quella vissuta da un cittadino americano Theo Padnos, giornalista, che è stato per sette mesi in mano ad Al-Nusra, poi con la mediazione del Qatar è stato liberato”.

Di certo, l’avanzata russa ad Aleppo, spiega Napoleoni, “ha indebolito molto gli ex Al-Nusra, che nel nord della Siria e dentro Aleppo erano i più forti, e li spinge verso l’Est, dove c’è lo Stato islamico”. Ed “è probabile che gli uomini di Al-Nusra entrino nell’Is: più vengono cacciati – conclude Napoleoni – più si avvicina il momento della fusione”.

Nel filmato, Zanotti appare con barba lunga e tunica bianca, e parla con alle spalle un uomo in piedi a volto coperto e armato di mitra. “News Front”, oltre alla notizia datata 22 novembre, pubblica anche la foto del passaporto dell’uomo, nella quale si legge che è nato a Marone, in provincia di Brescia, il 23 febbraio 1960, assieme ad un’altra immagine in piedi e scalzo.

Il video, ha spiegato il sito russo, è stato ricevuto dal capo del servizio in inglese del sito da una persona in Siria che si è definita un “jihadista”. Per dimostrarlo viene pubblicato lo screenshot di quella che viene presentata come una conversazione scritta tra il giornalista e il presunto jihadista nel quale si vede una foto di Zanotti, definito dal jihadista “un prigioniero italiano qui in Siria”. Il jihadista, prosegue “News Front”, minaccia di uccidere il presunto ostaggio se il governo italiano “non agirà”.

“Riceveremo una nota nelle prossime ore dagli 007 che ci spiegherà la situazione, alcuni aspetti sono da chiarire ma pare, purtroppo, che il video sia autentico” dice all’AdnKronos il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. “Bisogna capire se è Daesh o chi lo trattiene”, aggiunge il senatore leghista.

Intanto la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo di indagine, affidata al pubblico ministero Sergio Colaiocco, per il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo. Secondo quanto si apprende, Zanotti aveva lasciato l’Italia diretto inizialmente in Turchia per motivi di lavoro. Di lui si erano perdute le tracce sin dall’aprile scorso, quando sarebbe dovuto rientrare in patria.


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