19 Aprile 2024

Libertà di stampa, l'Italia scivola giù al 73° posto

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Libertà di stampaNel mondo la libertà di stampa ha subito un calo “brutale” nel 2014, con i due terzi dei 180 Paesi monitorati che hanno subito un arretramento negli standard rispetto all’anno precedente.

Male anche l’Italia che perde 24 posizioni, scivolando al 73esimo posto, dietro la Moldavia e davanti al Nicaragua. E’ quanto emerge dal rapporto annuale di Reporter senza Frontiere. Il “deterioramento complessivo” della libertà di stampa, afferma Christophe Deloire, segretario generale di Rsf, è causato da fattori congiunti, tra cui l’azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko Haram, che “si comportano come despoti dell’informazione”.

Nel caso italiano a pesare è l’intimidazione della mafia nei confronti dei giornalisti, vittime anche di processi per diffamazione abusivi. “Da Boko Haram all’Isis, attraverso i narcotrafficanti o la mafia, il modus operandi – scrive Rsf – per bloccare la stampa è lo stesso: paura o ritorsioni”.

I Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti sono la Siria (177esimo posto), dietro la Cina (176), e davanti ai fanalini di coda: Turkmenistan (178), Corea del Nord (179) ed Eritrea (180). Iraq compare alla 156esima posizione e la Nigeria alla 111esima.

Questi ultimi due Paesi hanno visto quest’anno la comparsa di ‘buchi neri dell’informazion’, si legge nel rapporto. A occupare le prime posizioni continuano a essere i Paesi scandinavi: per il quinto anno consecutivo è la Finlandia a mantenere il primo posto, seguita da Norvegia e Danimarca.

Nella classifica anche piccoli Stati come Lussemburgo (dal quarto posto al 19esimo), Liechtenstein (dal sesto al 27esimo) e Andorra (dal quinto al 32esimo). “Qui – osserva l’Ong – la vicinanza tra poteri politici, economici e media genera conflitti di interesse estremamente frequenti”. Tra i Paesi dell’Unione Europea, ultimo posto per la Bulgaria (106). Male anche la Grecia alla 91esima posizione, dietro il Kuwait.

La Francia conquista un posto in più rispetto all’anno scorso anche se la classifica non tiene conto dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo. Rsf inoltre denuncia una “intensificazione della violenza contro giornalisti e cittadini che coprono le proteste” citando il caso di Ucraina, Hong Kong, Brasile e Venezuela.

Per quanto riguarda gli Stati africani, nonostante la Costa d’Avorio sia salita nelle posizioni di 15 posti, Congo e Libia sono indietreggiati di 25 e 17 posti rispetto all’anno precedente.La classifica annuale di Rsf si basa su sette indicatori: livello di abusi, pluralismo, indipendenza dei media, autocensura, quadro giuridico, trasparenza e infrastrutture.


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