23 Aprile 2024

Casalesi, blitz contro il clan Schiavone: 40 arresti. Trovati pizzini in bici

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arma carabinieri contro clan schiavone casalesiScacco contro il clan dei Casalesi. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha dato il via ad una imponente operazione in tredici province italiane culminata con l’arresto di una quarantina di persone in odor di camorra.

All’alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della locale Dda nei confronti di esponenti vicini al clan Schiavone ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, detenzioni di armi e ricettazione, reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Impiegati circa 200 militari, elicotteri e unità cinofile.

Gli arresti interessano le province di Caserta, Napoli, Avellino, Benevento, Terni, L’Aquila, Lecce, Cosenza, Cuneo, Prato, Frosinone, Trapani e Taranto. I destinatari del provvedimento restrittivo sono affiliati alla fazione Schiavone del clan dei casalesi; tra gli essi figurano Carmine e Nicola Schiavone, figli di Francesco Schiavone detto “Sandokan”.

L’operazione battezzata dagli inquirenti “Spartacus Reset”, ha portato alla luce un giro d’affari di circa 200mila euro al mese, proventi delle estorsioni e di altri 100mila euro mensili derivanti dalle imposizioni delle slot machine e delle scommesse on line.

I provvedimenti di custodia cautelare
I provvedimenti di custodia cautelare

Dall’analisi dei libri contabili è emerso che l’organizzazione avrebbe pagato agli affiliati in carcere somme pari a circa 60mila euro al mese. Alcune delle scritture del clan, sulle quali vi era annotata anche una lista degli affiliati che percepivano lo stipendio e degli imprenditori sottoposti a estorsione aggiornata al 2013, erano state trascritte a mano dallo stesso Carmine Schiavone, figlio del mammasantissima Francesco detto “Sandokan”, così come accertato con una perizia calligrafica eseguita dal Ris di Roma.

Il manubrio della bici dove venivano nascosti i pizzini
Il manubrio della bici dove venivano nascosti i pizzini

 

Schiavone junior, infatti, è stato il reggente della cosca fino all’arresto avvenuto il 21 gennaio 2013 nel centro storico di Aversa e grazie al suo ruolo di vertice aveva il compito di gestire le entrate e le uscite economiche dell’organizzazione camorristica.

Secondo quanto emerso dal provvedimento cautelare, Carmine Schiavone aveva un controllo, con referenti locali, su tutto il territorio dell’agro aversano.

Informazioni che gli consentivano di individuare gli imprenditori o i commercianti da sottomette alle estorsioni. Oltre al controllo dell’area, il reggente del clan esercitava “un vero e proprio comando su tutti gli affiliati, intervenendo – ha sottolineato il procuratore aggiunto della Dda di Napoli, intercettazioni casalesiGiuseppe Borrelli – nei loro confronti non solo per questioni relative alle dinamiche criminali, ma anche per aspetti legati alla vita privata ritenuti disdicevoli con lo status di appartenente al sodalizio”.

Gli inquirenti lo hanno potuto constatare in un’intercettazione ambientale nel corso della quale Carmine Schiavone non esitava, con altri affiliati, a pestare selvaggiamente una persona vicina al clan che intratteneva una relazione con una donna nonostante il divieto di frequentarla.

Un pizzino ritrovato in bici
Un pizzino ritrovato in bici

A prendere il posto di Carmine Schiavone alla guida del clan, dopo la sua cattura, fu Romolo Corvino, uno dei destinatari del provvedimento eseguito stamani nell’ambito dell’operazione “Spartacus reset”. Corvino era stato arrestato anche nell’ottobre 2013 per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

“Pizzini”, scritti direttamente da Carmine Schiavone, erano nascosti nel manubrio di una bicicletta sui quali erano elencati i nomi delle imprese da vessare con le estorsioni.

Un’indagine condotta non solo attraverso intercettazioni e pedinamenti ma anche avvalendosi delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che ha permesso la ricostruzione dell’organigramma del gruppo camorristico.

L'elenco delle somme del racketAi destinatari delle misure cautelari sono contestati i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e porto illegale di armi e ricettazione con l’aggravante del metodo mafioso.

Nel corso dell’inchiesta sono state sequestrate armi, tra cui due kalashnikov, un fucile d’assalto, due a pompa, uno sovraesposto, uno mitragliatrice e quattro pistole. Accertati almeno 20 casi di estorsione con importi variabili tra i 1.500 e i 5mila euro.

Le vittime del racket erano indicate dallo stesso Carmine Schiavone nel corso di summit o attraverso la consegna di “pizzini” alcuni dei quali acquisiti dai carabinieri che nei mesi scorsi hanno trovato e sequestrato a Villa Literno un bunker utilizzato dai latitanti dei Casalesi. Otto gli arresti o i fermi eseguiti nel corso di questi due anni d’indagine.


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