19 Aprile 2024

Cisl, deflagra il caso stipendi d'oro nel sindacato. Ecco la "Lista Scandola"

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Annamaria Furlan Segretaria Generale della Cisl
Annamaria Furlan Segretaria Generale della Cisl

Gli stipendi dei vertici sindacali della Cisl ammonterebbero a 300 mila euro annui. E’ quanto denuncia un sindacalista, ora in odore di espulsione dall’organizzazione. Somme da capogiro che stanno mettendo a soqquadro il clima estivo dell’organizzazione presieduta da Annamaria Furlan. Indennità che sarebbero il doppio di un parlamentare, il triplo di un consigliere regionale, certamente una cifra più alta dell’appannaggio del capo dello Stato o dei manager del pubblico impiego (o partecipate dallo Stato) il cui tetto era stato fissato a 240 mila euro. Se fosse confermata la notizia sarebbe un vero “schiaffo” ai lavoratori iscritti alla Cisl (o ad altri sindacati) che poi sono coloro che quelle indennità le pagano di tasca loro.

Deflagrato il caso degli stipendi d’oro, interviene la stessa segretaria generale nazionale Anna Maria Furlan, che assicura un deciso “cambio di rotta” e la svolta verso la trasparenza dopo la lista diffusa via mail da Fausto Scandola, dirigente sindacale veneto della Cisl che ha svelato come nell’organizzazione vengono erogati presunti stipendi che sfiorano i 300mila euro annui.

“L’organizzazione aveva bisogno di nuove regole e se l’è date con il regolamento approvato il 9 luglio che entrerà pienamente in vigore il 30 settembre”, si difende Annamaria Furlan in un’intervista a Repubblica. Questo regolamento “escluse d’ora in poi le possibilità di cumulo delle indennità. Abbiamo imboccato la strada della trasparenza e la completeremo con l’assemblea di organizzazione di novembre”.

Bandiera della Cisl - Scandalo stipendi CislIl numero uno della Cisl, dopo lo scandalo garantisce: “Metteremo tutto su Internet. Già oggi lo fanno i metalmeccanici della Fim di Bentivogli”.

“A partire dalla fine di settembre – aggiunge Furlan – manderemo gli ispettori a verificare che sia stato effettivamente applicato”. Furlan spiega inoltre che è stata introdotta “una norma per cui se un sindacalista ottiene incarichi esterni, il compenso sarà versato direttamente all’organizzazione e non al diretto interessato”.

Del resto, “lo stipendio da sindacalista è più che sufficiente ed è giusto che gli incarichi esterni producano introiti da destinare alle strutture della Cisl”.

“Con una delibera di segreteria immediatamente esecutiva – conclude il segretario generale Cisl – abbiamo provveduto a ridurre in modo drastico le indennità di vertice più alte”.

Fin qui la reazione della Furlan, ma secondo quanto scrive il quotidiano “La Repubblica” il dossier firmato dal sindacalista Fausto Scandola “sta creando più di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perché a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l’ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all’insù il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. “I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl – scrive Scandola – si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori?”.

Il quodidiano pubblica anche qualche nome e cifra della presunta “lista Scandola” come ad esempio: “Antonino Sorgi, presidente nazionale dell’Inas Cisl, nel 2014” che “si è portato a casa 256mila euro lordi: 77.969,71 euro di pensione, 100.123,00 euro di compenso Inas e 77.957,00 euro come compenso Inas immobiliare. Valeriano Canepari, ex presidente Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha messo insieme 97.170,00 euro di pensione, più 192.071,00 euro a capo della Usr Cisl Emilia Romagna: totale annuo, 289.241,00 euro. Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale Fnp Cisl, 225mila euro in un anno, di cui 143mila di pensione. Pierangelo Raineri, gran capo della Fisascat Cisl, 237 mila euro grazie anche ai gettoni di presenza in Enasarco, più moglie e figlio assunti in enti collegati alla stessa Cisl”.

In un momento di stretta economica come quella che attraversa l’Italia da otto anni, con masse di lavoratori che ogni giorno protestano perché licenziati o in cassa integrazione sarebbe proprio “fuori luogo” farsi difendere da sindacalisti che guadagnano, in un mese, quanto percepisce un operaio in più di un anno. A spese degli stessi lavoratori. Sempre se confermata la veridicità della Lista Scandola.


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