La pistola rinvenuta nel laghetto del parco di San Valentino è quella del duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone. Lo apprende l’Ansa da ambienti investigativi. La comparazione tra l’arma e i bossoli rinvenuti sulla scena del crimine è già stata fatta nei giorni scorsi dai Ris di Parma e ha dato esito positivo.
Clamorosi sviluppi sul duplice omicidio dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi lo scorso marzo a Pordenone. Una persona è stata iscritta nel registro degli indagati per l’uccisione della coppia.Lo ha confermato il procuratore di Pordenone, Marco Martani che esprime massimo riserbo sulle indagini. “Di più non possiamo aggiungere – ha precisato – anche perché l’inchiesta è in una fase molto delicata. Posso solo confermare che all’interessato è stato notificato il provvedimento e ha nominato un legale”.
Si tratta di un “amico” commilitone di Trifone Ragone, un giovane di 26 anni, Giosuè Ruotolo, che avrebbe agito da solo. Senza mandanti. Ignoto ancora il movente del duplice omicidio, che potrebbe essere passionale, uno “sgarbo” ricevuto dal killer, o precedenti dissidi in caserma, che hanno lasciato il passo al rancore. L’uomo era già stato sentito nei mesi scorsi. Da quanto si è appreso, l’uomo fortemente indiziato ha dei tratti di “somiglianza” con l’identikit ricostruito ad aprile dalla Polizia.
Al momento non emerge di più. La svolta sul duplice delitto, a metà settembre quando la procura ha disposto una ispezione nel laghetto del parco di San Valentino, la più vasta area verde della città poco lontana dal teatro del delitto, allo scopo di trovare l’arma del delitto.
I sommozzatori del reparto speciale di Genova, al lavoro per qualche giorno hanno trovato il caricatore di una antiquata 7.65 Beretta da cui presumibilmente sono partiti i proiettili che il 17 marzo scorso hanno spezzato la giovane vita dei due fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza nel parcheggio del centro Fitness dove i due si allenavano.
Il caricatore, è stato detto dal perito che l’ha esaminato, è compatibile con l’arma del delitto. Ma può anche non coincidere. Nell’esercito è anche in uso la 7.65. Nelle armerie delle caserme è probabile reperirne qualcuna datata, che oleata e messa a punto, può essere resa funzionante.
Appena giunti in auto, il killer di Trifone Ragone avrebbe scambiato due chiacchiere con lui. Lo conosceva, ma mai avrebbe pensato che rientrato in auto “l’amico” si trasformasse in sicario, estraendo la pistola e freddando prima lui, poi lei. (modifica 26/09/2015)