A Milano, nel cortile della Rocchetta al Castello Sforzesco, l’addio a Umberto Eco, morto il 19 febbraio all’età di 84 anni. Umberto Eco “andava guardato come si guarda un quadro o un paesaggio. Si capiva e si vedeva che in quei silenzi consultava la sconfinata biblioteca che era dentro di sé”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha parlato del semiologo, filosofo e scrittore, intervenendo al rito di addio al Castello Sforzesco di Milano.
“In quei silenzi” Umberto Eco “stava cercando e lavorando – ha aggiunto -. Grazie Maestro per aver guardato per tutta la vita fuori da quella finestra per noi”. Tra i presenti anche Roberto Benigni, accompagnato dalla moglie Nicoletta Braschi.
Giannini, abbiamo perso un maestro, non la sua lezione – “Eco è il simbolo di quel classicismo innovatore di cui c’è tanto bisogno e di cui il nostro Paese è portatore nel mondo. Abbiamo perso un maestro ma non abbiamo perso la sua lezione. Carissimo professore Eco, carissimo Umberto, oggi non un addio”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Gannini, ha ricordato Umberto Eco, nel suo intervento alla cerimonia funebre al Castello Sforzesco di Milano.
Pisapia, grazie per tuo coraggio culturale e civile – “Grazie per il tuo coraggio culturale e civile”, “grazie per essere stato l’interprete dell’anima di questa città”: è stato innanzitutto un ringraziamento a Umberto Eco l’intervento del sindaco Giuliano Pisapia al funerale laico dello scrittore. Il suo è stato il primo degli interventi previsti dopo l’introduzione del suo editore ed amico Mario Andreose e la musica di Arcangelo Corelli suonata da clavicembalo da viola e gamba dell’orchestra Verdi. “Umberto – ha detto Pisapia – sei stato, sei e sarai l’orgoglio di questo Paese” non solo uno studioso ma come un uomo “in grado di parlare con tutti”.
L’uscita del nuovo libro di Eco, Pape Satàn Aleppe, inizialmente prevista in maggio, è stata anticipata a sabato 27 febbraio. Lo annuncia l’editore Eugenio Lio. Il libro consegnato e corretto dallo scrittore, con la copertina disegnata da Cerri, aspettava solo di andare in stampa per la casa editrice La nave di Teseo.