29 Marzo 2024

Voleva lo status di rifugiato, ma era pirata della Savina Caylyn

Correlati

La petroliera Savina Caylyn
La petroliera Savina Caylyn

Un somalo di 24 anni, Mohamed Farah, è stato fermato sabato 12 agosto dai carabinieri del Ros, coadiuvati da agenti della Digos, perché ritenuto uno dei componenti del commando di pirati che nel 2011 sequestrò nel Golfo Persico la petroliera italiana “Savina Caylyn”.

L’uomo, che aveva chiesto lo status di rifugiato a Caltanissetta, è stato identificato grazie al confronto delle sue impronte con quelle raccolte all’epoca sulla nave. Il provvedimento di fermo è stato eseguito su delega della Procura Distrettuale di Roma.

Mohamed Farah, trattenuto presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri “Pian del Lago” di Caltanissetta, privo di documenti aveva richiesto il riconoscimento dello status di protezione internazionale. L’indagine ha consentito di individuare in Farah uno degli oltre 50 pirati somali che, l’8 febbraio 2011, utilizzarono armi automatiche e lanciarazzi per abbordare e sequestrare a largo della Somalia la “Savina Caylyn”, poi trattenuta per oltre dieci mesi fino al 21 dicembre quando, in seguito a lunghe trattative, venne rilasciata insieme all’equipaggio, composto da 5 cittadini italiani e 17 indiani che furono oggetto di maltrattamenti e sevizie.

Mohamed Farah incastrato dalle impronte digitali

Le responsabilità del richiedente asilo, spiegano gli investigatori, sono emerse dal confronto delle sue impronte digitali, assunte nelle fasi dell’identificazione, con quelle repertate nel gennaio 2012 a bordo della “Savina Caylyn” da un team del Ris di Roma, giunto nel Golfo Persico con personale del Ros dopo il rilascio della motonave. Gli accertamenti, considerato che nessun membro dell’equipaggio era di etnia africana, “forniscono probanti indicazioni – dicono i carabinieri – che Mohamed Farah abbia fatto parte del gruppo di pirati che sequestrò la Savina Caylyn”.

Il sequestro della “Savina Caylyn”

L’8 febbraio 2011, intorno alle 5.30, a circa 800 miglia dalle coste della Somalia, la petroliera italiana “Savina Caylyn” proprietà dell’armatore “F.lli D’Amato Spa.” di Napoli (nave gemella della “Enrica Lexie” coinvolta nel febbraio 2012 nell’episodio che portò al fermo in India dei Marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre), mentre era in navigazione nelle acque dell’Oceano Indiano venne sequestrata da un gruppo di pirati somali che la abbordò assaltandola a colpi di razzi controcarro e armi automatiche. Assunto il controllo della petroliera, la Savina Caylyn fu condotta nella rada di Raas Cusbard, una località prossima al centro abitato somalo di Harardhere dove rimase per oltre 10 mesi prima di essere liberata e presa in custodia dalla Marina Militare italiana. L’equipaggio era composto da 5 cittadini italiani e 17 indiani che nei mesi del sequestro furono oggetto di ripetuti maltrattamenti.

Pm Roma, per petroliera riscatto 11,5 milioni di dollari

Per riavere la petroliera italiana ‘Savina Caylyn’ e liberare i 22 membri di equipaggio – 5 italiani e 17 indiani – fu pagato un riscatto di 11,5 milioni di dollari ai pirati somali che l’avevano sequestrata nel febbraio 2011. E’ quanto emerge dal provvedimento di fermo del somalo 24/enne individuato come uno dei pirati responsabili dell’ abbordaggio, firmato dal pm di Roma Francesco Scavo, che dovrà essere confermato dal Gip di Caltanissetta.

Il giovane si trovava infatti in un centro richiedenti asilo della provincia siciliana. L’azione fu commessa “con finalità di terrorismo – si legge nell’atto – consistente nel richiedere ed ottenere, attraverso l’opera di intermediazione intrapresa dai negoziatori con i destinatari della richiesta, un riscatto”, “in tutto o in parte destinato ad alimentare, sorreggere, potenziare, rafforzare o comunque agevolare gli scopi dell’organizzazione terroristica somala Al-Shabaab”. La cifra del riscatto per un sequestro durato oltre 10 mesi era stata fornita all’epoca da fonti somale, ma non era stata confermata dall’armatore della nave. (Ansa)


Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta


SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE


SEGUICI SUI SOCIAL

Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Potrebbero interessarti

Mons. Viganò, il Pastore di Cristo contro i tiranni

Altre news

Camorra, si è pentito il boss dei Casalesi Francesco Schiavone, alias “Sandokan”

L'uomo da qualche settimana ha deciso di collaborare con la giustizia. Tra gli irriducibili del clan dei Casalesi, era stato arrestato nel 1998. Tremano ora la mafia e la politica campana

DALLA CALABRIA

Ponte sullo Stretto, Mit: Il 16 aprile parte l’iter per apertura dei cantieri

L'iter burocratico per l'avvio dei lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina è ai nastri di partenza: il...

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta


SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE


SEGUICI SUI SOCIAL

Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)