E’ una immagine straordinaria, quella che giunge dalle acque a largo dell’Isola di Lesbo, in Grecia, dove domenica mattina un gommone si è sgonfiato costringendo i profughi ad abbandonarlo e raggiungere in parte la riva a nuoto.
Molti di loro sono stati tratti in salvo dai marinai greci, una trentina di padri coi loro bimbi siriani, hanno nuotato invece con forza verso le coste dell’isola dell’arcipelago.
Per fortuna le acque erano calme e i migranti dotati di salvagenti (camere d’aria per pneumatici), verosimilmente lanciati dalla Guardia costiera greca. Ciambelle con cui hanno dovuto fare un centinaio di metri per raggiungere la spiaggia.
Nell’immagine sopra, si vedono due padri che hanno adagiato i loro piccoli, bimbi di un anno e mezzo, forse meno, sul cuscinetto in acqua per poi nuotare vestiti e appesantiti fino alla battigia. E’ stata dura ma alla fine ce l’hanno fatta.
Un destino più tragico hanno avuto i 15 bambini nell’altro naufragio, sempre domenica, dove una barca in lego si è rovesciata e sono morte 34 persone. Il dramma è avvenuto a largo dell’isola di Farmakonisi a quasi 10 miglia dalle coste turke, tra Samos e Kos, quest’ultima la stessa destinazione cui erano diretti Aylan e Gabin Kurdy, i due fratellini siriani annegati insieme alla madre a 5oo metri dalle spiagge di Bodrum, in Turchia.
Era notte e nessuno si era accorto del loro naufragio. Il padre si è è salvato, nuotando fino a riva. La foto del corpicino di Aylan, adagiato senza vita sulla spiaggia ha fatto il giro del mondo.