E’ stato identificato l’uomo che portava il cappello nero ripreso nel fotogramma del circuito di sorveglianza all’aeroporto Zaventem di Bruxelles. Il suo nome è Faysal Cheffou, il misterioso terzo uomo del commando della strage. Cheffou è un giornalista free lance già segnalato per aver fatto in passato “propaganda filo islamica”. In aeroporto avrebbe abbandonato la valigia con l’esplosivo.
Faysal Cheffou è stato fermato giovedì sera e il suo arresto è stato convalidato ieri dopo un lungo interrogatorio. E’ stato identificato grazie alla testimonianza chiave del tassista che martedì aveva accompagnato il commando a Zaventem.
E’ stata intanto confermata la morte dell’italiana Patricia Rizzo, uccisa nella deflagrazione dell’attentato alla stazione della metropolitana di Maelbeek. I genitori avevano sperato fino alla fine che potesse essere in vita, ma l’esame Dna ha confermato che si tratta della nostra connazionale. Patricia Rizzo è la seconda vittima italiana negli attentati jihadisti. La prima era Valeria Solesin, trucidata al Bataclan di Parigi lo scorso 23 novembre.
Avvolta nel mistero la vicenda accaduta a Charleroi, dove è stata uccisa una guardia della centrale nucleare, e gli è stato rubato il badge di accesso. Nel suo discorso settimanale il presidente Obama assicura: “Noi difendiamo gli amici”. C’è stato un falso allarme bomba nel quartiere di Bascule, a Bruxelles: fatto brillare uno zaino. Mariah Carey annulla il concerto previsto nella capitale belga per timori sulla sicurezza. Infine l’aeroporto Zaventem non riaprirà prima di martedì. Lo scalo è chiuso ai passeggeri dallo scorso martedì, giorno dei tragici attentati
Prima Parigi, poi Bruxelles. Stessa cellula terroristica, Stesso obiettivo: fare più morti possibili. Più passano le ore e meglio si definisce una trama del terrore unica, che dal Belgio si estende alla Francia, ma che presto potrebbe arrivare al capitolo finale. Ne è convinto il presidente francese Francois Hollande: la cellula terroristica che ha colpito negli attentati di Parigi e Bruxelles sta per essere “annientata”, anche se potrebbero essercene altre.
Poco importa, forse, che Salah Abdeslam abbia deciso di chiudersi nel silenzio dopo gli attentati di martedì e dopo aver inizialmente collaborato. Le indagini nelle due capitali proseguono, si intrecciano, e continuano a dare frutti. Lo dicono gli arresti delle ultime 24 ore. Ad Argenteuil, nella banlieue parigina, è stato sventato un piano “in fase avanzata” e fermato il suo ideatore, legato a quell’Abbaoud che era la “mente” del 13 novembre, come confermato durante l’interrogatorio di Salah.
A Bruxelles, invece, sono stati arrestati sei sospetti in diversi raid, di cui uno a Schaerbeek durato diverse ore. L’uomo ferito e fermato ieri dalla polizia belga a una fermata del tram di Schaerbeek, a Bruxelles, aveva una sacca contenente “elementi esplosivi”, secondo una notizia rilanciata in serata da vari media belgi, che citano fonti della polizia. Nei filmati che hanno fatto il giro del mondo, l’uomo, disteso a terra su un fianco sulla piattaforma della fermata del tram, tiene con la mano sinistra uno zainetto grigio che penzola dal cordolo della piattaforma. Disteso a terra per la ferita alla gamba, viene avvicinato da un robot sminatore.