25 Aprile 2024

Schulz contro Berlusconi: "E' una minaccia per l'Italia e l'Europa"

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“Berlusconi è il contrario della stabilita ed il suo ritorno può essere una minaccia per l’Italia e per l’Europa che hanno bisogno di stabilità”. L’accusa diretta è del presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, in un’intervista all’Ansa alla vigilia della consegna del Premio Nobel per la pace all’Unione europea a Oslo. In Italia, Berlusconi sorpreso in pizzeria con la sua ultima fiamma in carica Francesca Pascale, commenta:

“E’ assurdo e inaccettabile che il presidente del Parlamento europeo (quello a cui aveva dato del Kapo’ anni fa) possa esprimere giudizi così sulla politica italiana. Quest’ultimo è anche male informato, perché se in Italia c’é una persona più europeista di Silvio Berlusconi me la facciano trovare”. Non ha accennato a quella dichiarazione di qualche mese fa contro l’Euro.

Affermazioni che aveva toccato le corde di milioni di italiani, ma poi ha ceduto alle critiche e ha smentito.  Ancora non si conoscono programmi e ambizioni dell’anziano leader del Pdl (ex-post?) Forza Italia 2.0, ma è certo che con la sua ridiscesa nell’agone politico ha mandato all’aria non solo il governo Monti, ma anche le ambizioni di chi puntava alle primarie per concorrere alla premiership del Pdl.

Alfano dopo il discorso alla Camera, in cui ha detto che “per noi l’esperienza del governo Monti è finita” torna sui suoi passi. Nessuno nel partito fondato sul predellino ha avuto il coraggio di rammentare a Berlusconi che la base aveva raccolto oltre 100 mila firme solo per la candidatura di Angelino. Che le Primarie andavano fatte non per la “parvenza”, ma per la serietà che dovrebbe manifestare un grande partito, era evidente. Il Pd le ha fatte mostrando grande maturità.

Nel Pdl sembra invece avere ragione Fini quando dice che Berlusconi si sente il “padrone del Pdl”. La Meloni e Crosetto dicono ci siano rimasti male. Ancora non si conoscono le loro mosse, ma non è escluso che si rimettano in linea col capo. Bisogna capire gli ex An Gasparri, La Russa e Matteoli cosa faranno. Il silenzio che è calato nel Pdl dopo il nuovo annuncio del quasi 80enne presidente Berlusconi ha messo in estremo imbarazzo (quasi) tutta la base, eccetto le donne e quanti sperano in una ricandidatura “blindata” (si fa per dire. C’è da dimenticarsi i colleggi blindati, con queste percentuali).

Tutti gli uscenti, per farla breve, che da qualche mese hanno maturato il vitalizio. Una cosa è certa da ciò che emerge in questi giorni: La legge elettorale non la riformano più, quindi tutti di nuovo nominati col porcellum. Da Alemanno silenzio in queste ore, sebbene la sua posizione sia chiara e netta nel dibattito interno: rinnovamento.

Nemmeno una parola del sindaco di Roma che aspira a fare il bis nella Capitale, mentre molti si aspettavano si candidasse alla leadership nazionale con buone possibilità di successo, dal momento che Alemanno incarna, insieme alla Meloni, l’anima sociale che manca nel Pdl. Bis molto difficile perché a Roma il Pdl nei sondaggi è sparito senza Berlusconi, figurarsi con il ritorno del Cavaliere, che nel paese, da quello che si scorge per strada e sulla rete, è alquanto detestato, soprattutto nell’elettorato di centrodestra.

E non sarà la “Rete Attiva x Roma” a portargli fortuna. “Un errore”, da quanto sussurrano nei corridoi della sala Giulio Cesare, che potrà costargli la poltrona di sindaco e il futuro politico. Intanto, alla Regione ha avanzato la sua candidatura Francesco Storace, leader del “La Destra”, già presidente della Regione ed ex ministro alla Salute di uno dei governi Berlusconi. L’ex portavoce di Fini si è appellato al Pdl per una futura alleanza. I candidati che ambiscono alla poltrona di governatore sono tanti.

Scalpita l’Udc che con la Polverini erano alleati e non è detto che negli assetti nazionali potrebbe capitargli la presidenza della giunta alla regione. Ciocchetti potrebbe puntare a essere il candidato. Se è invece Storace, il candidato del centrodestra dovrà vedersela con Zingaretti, presidente della Provincia che si è era candidato a sindaco di Roma ed era già in campagna elettorale. Poi venne Fiorito e crollò tutto. Da buon maestro, lui cambiò destinazione: “Senza chiedere, come se il partito fosse il suo”, si lamenta più di uno nel Pd.


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