20 Aprile 2024

Diabete giovanile, bene i primi test su terapia rapida

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Possibile prevedere il diabete entro i prossimi 5 anni anche in chi non è a rischio.
Grafico Ansa

Nuove speranze di cura per il diabete giovanile (anche detto di tipo 1, insulino-dipendente): l’immunoterapia – una terapia in grado di agire sul sistema immunitario del paziente – si è dimostrata sicura e potenzialmente efficace per fermare la malattia sul nascere su un piccolo gruppo di pazienti cui la malattia era stata da poco diagnosticata.

E’ il promettente risultato di un primo trial clinico pilota condotto su 27 pazienti presso l’Università di Cardiff e King’s College di Londra e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine.

Il diabete giovanile è una malattia autoimmune, ovvero una condizione in cui il sistema immunitario del paziente in un certo senso va ‘in tilt’ e comincia ad attaccare il pancreas del paziente stesso, distruggendo la porzione dell’organo deputata alla produzione dell’ormone insulina.

I pazienti restano quindi incapaci di produrre da sé insulina e devono prenderla al bisogno per regolare la glicemia. L’immunoterapia è pensata per tenere a bada l’assalto del sistema immunitario contro il pancreas e quindi limitare i danni, ma tanti erano i timori nell’utilizzare questo tipo di strategia.

Gli esperti ne hanno testato la sicurezza su 27 pazienti cui il diabete era stato diagnosticato di recente, non più di 100 giorni prima. A otto di loro è stata somministrata la terapia a base di anticorpi specifici; agli altri placebo. L’immunoterapia ha mostrato di essere sicura (non aumenta né accelera il danno al pancreas dovuto alla naturale evoluzione della malattia) per i pazienti.

Inoltre, è risultata in grado di mantiene stabile la malattia per cui i pazienti trattati non hanno bisogno nei mesi successivi di aumentare la somministrazione insulinica per regolare la glicemia come, invece, è successo ai pazienti del gruppo placebo. Il prossimo passo sarà ripetere la sperimentazione su un maggior numero di pazienti per verificarne la reale efficacia terapeutica.


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