19 Aprile 2024

Associazione baristi e ristoratori: “No al Green pass”

Presidente di BAR WARS Ilias Contreas a nome di 1500 imprenditori del settore: "Il nostro comparto fa il 13% del PIL e diciamo NO alla certificazione verde. E' una dichiarazione di guerra agli italiani."

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No al “certificato verde” per bar e ristoranti, misure prese al fine di costringere alla vaccinazione gli irriducibili. Ecco la posizione di Ilias Contreas, cofondatore e Presidente insieme a Luca Malizia di Bar Wars, un osservatorio che collega oltre 1500 imprenditori del settore HORECA (Hotellerie-Restaurant-Café) in tutto il Paese:

“Facciamo parte di un comparto che rappresenta il 13% del PIL. Con l’obbligo del Green Pass si sta dichiarando guerra al mondo della ristorazione, tra i tanti ingiustamente colpiti oltremodo, che ha già dovuto subire 9 mesi di chiusure forzate con dei ristori che non sono stati sufficienti nemmeno a coprire le spese per la carta igienica. Mentre in Paesi come la Florida e la Svezia non si fanno o non si sono mai imposti né distanziamento, né mascherine, e gli stessi locali hanno potuto lavorare pressoché senza restrizioni mantenendo una situazione sanitaria in linea, se non migliore, di Stati chiusuristi come il nostro. Per questo noi diciamo NO al Green Pass”.

“Di per sé il farmaco anti-Covid19, in quanto sperimentale, non è e non può essere obbligatorio in alcuna parte del mondo – continua l’imprenditore- e questo non è altro che un modo di aggirare la stessa obbligatorietà illegittima con una coercizione, ma con una differenza fondamentale: così facendo, i “volontari” firmano un consenso informato sollevando da ogni responsabilità per danni da vaccino le case farmaceutiche e lo Stato. E questo lo trovo piuttosto sconveniente, perché se il Governo vuole imporre un vaccino rendendolo obbligatorio, allora deve anche prendersi la responsabilità delle conseguenze di tale azione.

Il “green pass” per andare al bar a prendere un caffè o un aperitivo potrà anche spingere molte persone a cedere al ricatto, rinunciando alla dignità del loro libero pensiero per un’apparente pezzetto di libertà. L’atto, discriminatorio e anticostituzionale – come affermato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa che hanno rettificato un “casuale” errore di traduzione nella Gazzetta Ufficiale italiana, ribadendo la non obbligatorietà del vaccino e intimando gli Stati dell’Unione di non compiere alcuna discriminazione verso chi non vuole vaccinarsi – sembra l’ultima mossa disperata di chi non sa più come convincere le persone a fare da cavie in questa sperimentazione, indipendentemente dalle evidenze scientifiche e dal fatto che ogni individuo dovrebbe essere libero di decidere sulla propria salute.

Soprattutto quando si parla di un vaccino che, al contrario di quanto dichiarano falsamente molti politici tra cui lo stesso Mario Draghi, non immunizza dal virus Sars-Cov2 e non ferma i contagi, come è scritto sui relativi bugiardini di chi produce questi sieri e come dimostrato dai numerosi casi di vaccinati positivi . Due esempi per tutti, l’Inghilterra con la maggior copertura vaccinale d’Europa e migliaia di positivi al giorno di cui oltre il 33% trattati con doppia dose, e Israele, dove il 40% dei contagiati con la famigerata variante Delta hanno ricevuto la doppia dose del vaccino Pfizer.

Di fatto, il Green Pass è un enorme spreco di tempo, soldi pubblici e parole visto, che un vaccinato ha le stesse probabilità di contagiarsi e contagiare di un non vaccinato e che i tamponi danno falsi positivi fino al 70%, se non oltre. A sostenere che un non vaccinato non è più pericoloso di un vaccinato contro la Covid-19 sono diversi scienziati in Italia e nel mondo e lo ha anche ribadito in una intervista Antonio Magi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma. Questo ci fa capire una cosa: al nostro Governo non interessa necessariamente garantire la salute pubblica, ma solo vaccinare più persone possibile. Anche se la sperimentazione finirà tra il 2023 e il 2024 e, solo allora, avremo più dati per dire se la scommessa è stata o meno vincente. Forse”.

“Ci stiamo avvicinando pericolosamente ad un “o loro, o noi” – conclude Ilias Contreas – e l’esperimento Green Pass già in Israele, primo Paese al mondo ad applicarlo per l’ingresso in ogni esercizio pubblico, ha dimostrato di essere stato fallimentare, tant’è che è stato ritirato a partire dall’ 1 Giugno 2021.

Chi ci governa sta giocando con la vita delle persone. E mi riferisco sia a chi, per quanto limitatamente, mette a rischio la propria salute (come dichiarato in televisione dal Prof. Pregliasco) per testare un farmaco che non immunizza (forse al massimo in qualche misura limita l’aggravarsi della malattia), sia a chi da oltre un anno e mezzo sta cercando di mandare avanti la propria impresa e di mantenere la famiglia con difficoltà esterne e ingiustificate sempre crescenti.

Chi vorrebbe dover scegliere tra altre chiusure o perdere a priori almeno il 40% del potenziale fatturato? Chi potrebbe mai desiderare di essere boicottato e denunciato dai propri stessi clienti per aver chiesto di mostrare un documento con dei dati sensibili, violando una lunga serie di articoli del codice penale e della costituzione di gran lunga superiori al valore di un dpcm o decreto legge che sia? Magari sapendo di dover restituire chissà quanti debiti accumulati per restare ancora in piedi? Se falliscono gli imprenditori delll’HORECA chiudendo per sempre i loro locali, gli entusiasti del Green Pass dove andranno a socializzare e vantarsi della loro apparente libertà? Qualcuno evidentemente vuole riportarci al Medioevo facendoci credere che è per il nostro bene, ma siamo certi che i ristoratori, così come le altre categorie coinvolte, saranno d’accordo a lasciarglielo fare? La rivolta popolare sarà incontenibile perché il settore risponderà alla dichiarazione di guerra.”


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