Wanda Ferro: “Bene legge su editoria. Molta ipocrisia su libertà di stampa”

Carlomagno

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Wanda Ferro
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“Mi trova estremamente favorevole la proposta avanzata dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto rispetto all’approvazione di una legge regionale organica sull’editoria. Occorre sostenere nel concreto la libertà di stampa – afferma la consigliera regionale Wanda Ferro – e certamente vanno in questa direzione i provvedimenti proposti dal presidente Irto, come la costituzione di un apposito osservatorio, la previsione di costituzione di parte civile nei processi per intimidazioni ai giornalisti, così come una regolamentazione trasparente della pubblicità istituzionale, che rischia di condizionare la concorrenza tra aziende editoriali in un mercato che vive da tempo una profonda sofferenza”.

Per Wanda Ferro “bisogna favorire la qualità dell’informazione e ciò non può che passare attraverso la correttezza dei rapporti contrattuali tra aziende e giornalisti, troppo spesso costretti ad accettare, per svolgere il proprio lavoro, retribuzioni inadeguate, rapporti contrattuali inappropriati ed una assoluta mancanza di diritti e garanzie.

Bisogna premiare le aziende virtuose nei rapporti con i giornalisti e i dipendenti, le aziende che investono sulla qualità e sulla professionalità – continua Wanda Ferro – e non alimentare le iniziative che fanno leva sul precariato o sullo sfruttamento della passione di tanti giovani che vogliono avvicinarsi ad una così nobile professione. La politica più in generale deve uscire dall’ipocrisia su una libertà di stampa sostenuta a parole, e solo, finché non dà fastidio.

L’informazione di qualità, l’informazione coraggiosa e libera, è un patrimonio per le istituzioni, per la democrazia, per la politica, proprio per il suo ruolo di stimolo e controllo che favorisce la bontà e la trasparenza delle scelte assunte nell’interesse dei cittadini”.

“Per questo – aggiunge la consigliera regionale – condivido le prese di posizione contro le liti temerarie intentate da chi usa gli strumenti giudiziari della querela e della richiesta di risarcimento danni come mezzi di condizionamento della stampa, per non dire di vera e propria intimidazione.

Considero da sostenere la proposta della Fnsi che prevede che, una volta dimostrata la temerarietà dell’azione giudiziaria, e quindi la correttezza del lavoro del giornalista, il ricorrente venga condannato ad una sanzione proporzionale alla entità del risarcimento richiesto, e non solo al pagamento delle spese processuali. Questo potrebbe dissuadere molti politici – conclude Wanda Ferro – ad utilizzare lo strumento giudiziario per fermare quei giornalisti che scrivono notizie scomode”.