Sequestro di beni per 28 milioni ad Angelo Restuccia, “U patri nostru”

Carlomagno

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"U patri nostru", sequestro di beni per 28 milioni ad Angelo RestucciaBeni per un valore di 28 milioni di euro sono stati sequestrati venerdì mattina all’imprenditore e costruttore vibonese Angelo Restuccia, 80enne di Filandari, ritenuto vicino ai clan Mancuso e Piromalli.

Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale reggino su richiesta della Dda di Reggio Calabria è stato eseguito nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Roma dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria nelle sue articolazioni.

Con l’operazione “U patri nostru”, è stato sequestrato l’intero patrimonio aziendale composto da 4 imprese commerciali, delle rispettive quote societarie, di 27 immobili (appartamenti, locali commerciali, terreni), di svariati rapporti finanziari e assicurativi, il tutto per un valore stimato pari a circa 28 milioni di euro.

Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, da cui è emerso che l’imprenditore – sebbene abbia riportato solamente condanne per fatti di modesta entità (violazioni fiscali e alla normativa sul lavoro), peraltro datate, secondo l’accusa sarebbe da tempo colluso con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie agli appoggi delle cosche operanti nei territori di Gioia Tauro e Limbadi e legate da accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dalle evidenze giudiziarie del processo cosiddetto “Tirreno” e, da ultimo, del processo “Mediterraneo”.

Tale rapporto, risalente ai primi anni Ottanta, avrebbe consentito all’imprenditore di prosperare e, nel contempo, avrebbe favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.

La figura di Angelo Restuccia è inizialmente emersa nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Bucefalo”, condotta dai reparti delle Fiamme gialle e conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2015 , di provvedimenti cautelari personali e patrimoniali nei confronti di 11 soggetti, tra cui il noto imprenditore A. A. classe ’43.

In quel contesto era emerso lo storico legame tra quest’ultimo ed i componenti di vertice della cosca Piromalli e come lo stesso si fosse prestato “ (…) da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro.

Attraverso le indagini svolte era stato possibile accertare che nella realizzazione di un noto Parco commerciale di Gioia Tauro erano state impiegate diverse imprese legate, direttamente o indirettamente, a cosche di ‘ndrangheta.

L’assegnazione dei lavori, infatti, era una prerogativa esclusiva della cosca, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e un’altra cosca, le più potenti della piana di Gioia Tauro, storicamente legate da vincoli economici e di sangue.

In questo contesto, la Restuccia Costruzioni S.p.a. – gestita ed interamente riconducibile a Angelo Restuccia – ha realizzato una consistente parte dei lavori edili, ovvero la struttura prefabbricata adibita a nuova sede dell’“ A. S.r.l. ”, oltre a due capannoni ed un fabbricato che insistono all’interno del parco commerciale.

Le investigazioni svolte, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno inoltre consentito di appurare come “… don Angelo Restuccia…. ” non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca, ma li frequentasse e si rapportasse con loro, attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre reciproca collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto il comune interesse alla realizzazione di opere edili – sia pubbliche che private – nel territorio calabrese.

Angelo Restuccia, spiegano ancora gli inquirenti, è quindi un esempio emblematico di “imprenditore mafioso”, che ha instaurato con la ‘ndrangheta, tanto reggina quanto vibonese, un rapporto interattivo fondato su legami personali di fedeltà e orientato ad un vantaggio economico, avendo certamente tratto dall’attiguità agli ambienti criminali un beneficio per la propria attività imprenditoriale.

Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto, l’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla ricostruzione del complesso dei beni di cui Angelo Restuccia e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nel l’arco temporale intercorrente dal 1985 al 2017, accertando, non solo la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, ma, soprattutto, il ruolo di imprenditore “mafioso” che lo stesso ha rivestito nel tempo, tanto da poter sostenere che il patrimonio accumulato altro non sia che il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite e, nella specie, dell’attività delittuosa di cui all’art. 416 – bis del codice penale.

Si è appurato infatti, che la “corporate governance” sistematicamente illecita abbia alterato nel tempo le attività economiche riconducibili alla famiglia Restuccia snaturandone la loro ipotetica origine lecita, e trasformandole quindi – quale ” frutto di attività illecita ” – in altre entità economiche distinte dalle precedenti.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, la sezione misure di prevenzione del locale Tribunale ha disposto, con l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione sui seguenti beni riconducibili Angelo Restuccia.

Patrimonio aziendale e capitale sociale della “Restuccia Costruzioni S.p.a . ” (8 immobili e 27 veicoli) , con sede in Filandari (VV) , esercente l’attività di “fabbricazione di prodotti in calcestruzzo per l’edilizia”.

Patrimonio aziendale e capitale sociale della “ S. F. S.r.l. ” (3 immobili), con sede legale in Filandari (VV), esercente l’attività di “lavori generali di costruzione di edifici”;
patrimonio aziendale e capitale sociale della “A. I. S.r.l. ”, con sede in Filandari (VV), esercente l’attività di “locazione immobiliare di beni propri”;
quote sociali (33,33%) della “ F.C.F. S. A. S.r.l. ” con sede legale in Nicotera (VV) , esercente l’attività di “ coltivazione di ortaggi in piena aria”;
27 beni immobili, tra appartamenti, locali commerciali e terreni siti nella provincia di Vibo Valentia e Roma.

Tre polizze vita e plurimi rapporti finanziari/assicurativi personali e aziendali.
Contestualmente all’esecuzione della misura di prevenzione, i predetti Reparti della Guardia di Finanza hanno eseguito diverse perquisizioni locali nei luoghi nella disponibilità del proposto e dei suoi familiari, ubicati prevalentemente nel territorio di Vibo Valentia.