Marocchino violenta e impone il burqa alla moglie, in cella

Carlomagno

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Avrebbe imposto a moglie e figli, con gravi minacce, di osservare i dettami della religione islamica e allontanarsi dal modo di vivere degli occidentali, maltrattandoli ripetutamente fino violentare la consorte. Così, a conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la locale Squadra Mobile, ha arrestato e tradotto in carcere su ordine del gip A.M, marocchino di 45 anni, ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e corruzione di minorenne.

La vittima, divenuta nel corso degli anni oggetto di quotidiani maltrattamenti subiti dal marito, pochi giorni addietro l’estremo atto commesso dal marito, consistito in una gravissima minaccia di morte al fine di farle indossare il burqa e farle osservare rigidamente i dettami della religione islamica.

Dai primi elementi acquisiti durante il corso delle indagini, sarebbero emerse gravissime condotte poste in essere dall’uomo e concretizzatesi nel corso degli anni in quotidiani maltrattamenti subiti anche dai due figli minori e in ripetute violenze sessuali subite dalla moglie alla presenza della figlia in tenera età.

Gli investigatori della Polizia di Stato procedevano sin da subito a riscontrare l’attendibilità delle prime risultanze con precedenti interventi delle Forze dell’ordine presso l’abitazione familiare e con le dichiarazioni delle persone più vicine ai due coniugi.

Dai racconti emergeva un dato preoccupante, l’uomo a seguito di un viaggio intrapreso nel mese di giugno, per prendere parte al rito del “Ramadan” in Marocco, appena rientrato in Italia assumeva comportamenti strani che lo portavano continuamente ad isolarsi e ad assumere atteggiamenti ancora più aggressivi con l’intento di costringere la donna ad allontanarsi dagli usi e costumi occidentali per osservare rigidamente i dettami islamici.

Le preliminari indagini hanno fatto emergere diversi elementi che portavano la Procura della Repubblicaa intervenire immediatamente richiedendo l’applicazione di una misura restrittiva, a fronte del concreto pericolo di reiterazione delle condotte ai danni della donna e dell’intera famiglia.

Nell’attesa dell’applicazione della misura coercitiva, gli uomini della Polizia di Stato collocavano la donna ed i due figli in un luogo diverso dalla propria abitazione, predisponendo servizi di vigilanza al fine di impedire che il marito potesse mettere a frutto le gravissime minacce prospettate.