Giuseppe Canale ucciso per vendetta dai suoi “amici” del clan [NOMI/FOTO]

Carlomagno

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La sequenza dell'omicidio di Giuseppe Canale
La sequenza dell’omicidio di Giuseppe Canale

Dopo sei anni di indagini è stata fatta luce sull’omicidio di Giuseppe Canale, membro del clan Condello ucciso a Reggio Calabria il 12 agosto del 2011. I carabinieri di Reggio e Vibo Valentia hanno arrestato 6 persone, tra presunti mandanti ed esecutori, scoprendo anche il movente che secondo quanto ricostruito sarebbe maturato tutto all’interno della cosca di ‘ndrangheta “Condello-Chirico”, egemone a Gallico. Canale, ai vertici della cosca sarebbe stato eliminato per vendetta dai suoi stessi “amici” i quali avrebbero assoldato due killer, allora ventenni, di Soriano Calabro, nel vibonese.

In carcere, su ordine del gip che ha accolto le richieste dalla Dda di Reggio Calabria, sono finiti Salvatore Callea, 50enne di Oppido Mamertina; Nicola Figliuzzi, di Soriano Calabro, Vibo, (27 anni); Filippo Giordano, nato in Belgio nel 1971 ma residente a Reggio; Sergio Iannò, Melito di Porto Salvo (45 anni); Cristian Loielo, Soriano Calabro (27 anni) e Domenico Marcianò, reggino di 34 anni, ritenuti responsabili, a vario titolo dei reati di omicidio, illecita detenzione e porto di armi da fuoco, ricettazione, tutti posti in essere con il metodo mafioso ed al fine di agevolare la consorteria.

L’inchiesta

Le indagini avviate a seguito dell’omicidio – consistite in intercettazioni, accertamenti tecnico-scientifici e dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – hanno consentito fin da subito di inquadrare il fatto delittuoso in un chiaro contesto di criminalità organizzata, pianificato e realizzato in risposta all’omicidio di Domenico Chirico, avvenuto il 20 settembre 2010.

Gli arrestati

arrestati per l'omicidio di Giuseppe Canale
arrestati per l’omicidio di Giuseppe Canale

Mandanti ed esecutori

Nel dettaglio, spiegano gli inquirenti, sarebbero state delineate le responsabilità di Giordano, Marcianò e Iannò, appartenenti alla cosca “Condello-Chirico”, quali ideatori, determinatori e mandanti dell’omicidio Canale; Callea sarebbe responsabile di aver reclutato i sicari nel vibonese, a Soriano, assicurando a quest’ultimi il necessario supporto logistico, garantendo la fuga a bordo della propria autovettura, ed infine Figliuzzi e Loielo – ritenuti appartenenti alla consorteria di ‘ndrangheta attiva nelle Preserre vibonesi – di aver materialmente eseguito l’agguato mortale.

L’omicidio di Giuseppe Canale

Il 12 agosto 2011, alle ore 15, i Carabinieri di Reggio Calabria rinvenivano riverso sull’asfalto, in via Anita Garibaldi all’altezza del civico 221/A e 246 di Gallico Superiore, il corpo senza vita di un uomo, successivamente identificato in Giuseppe Canale.

LA SEQUENZA DELL’OMICIDIO IN FRAME

Dai primi elementi raccolti, i militari constatavano che Canale era stato colpito da numerosi colpi d’arma da fuoco. Inoltre, sulla base dei primi accertamenti tecnici eseguiti sulla scena del crimine, veniva accertato che l’azione di fuoco — compiuta da due killer armati di pistola, giunti a bordo di uno scooter —aveva avuto inizio in un primo momento in piazza Calvario di Gallico Superiore, dove venivano esplosi i primi colpi, per poi concludersi in via Anita Garibaldi, luogo in cui veniva rinvenuto il corpo esanime del Canale.

Spari all’impazzata e il ferimento di un passante

Durante l’azione di fuoco, uno dei proiettili esplosi aveva colpito in maniera accidentale alla coscia destra un passante, rimasto ferito, mentre alcuni fori provocati dai proiettili esplosi dai killers venivano rinvenuti su un tabellone presente all’esterno di un bar sito proprio all’interno della predetta piazza.

La fuga di Canale e l’inseguimento dei sicari

La complessiva ricostruzione degli eventi vedeva Canale, quindi, sfuggire al primo tentativo dei sicari, correndo lungo la via Anita Garibaldi, ove, all’altezza del civico 221/A veniva raggiunto e, nel vano tentativo di sottrarsi all’agguato, scaraventava contro i propri inseguitori un contenitore di rifiuti presente ai lati della strada.

Tale tentativo, tuttavia, non sortiva alcun effetto, giacché i due esecutori riuscivano egualmente a raggiungerlo e ad esplodergli contro numerosi colpi di pistola che lo attingevano mortalmente.

Gli equilibri all’interno della cosca

Immediatamente, gli investigatori del Nucleo investigativo di Reggio Calabria avevano inquadrato la vicenda in uno scontro finalizzato al raggiungimento di nuovi equilibri criminali nella frazione Gallico di Reggio Calabria, area sotto il controllo della cosca “Condello”.

L’omicidio Chirico e la vendetta interna al clan

In particolare, a seguito dell’arresto di Francesco Rodà, ritenuto reggente della locale di Gallico, il processo di ridefinizione degli equilibri interni alla cosca aveva interessato Domenico Chirico, esponente apicale dei “Condello” assassinato il 20 settembre del 2010, e lasciava presumere che potesse rientrarvi anche l’omicidio di Giuseppe Canale, pluripregiudicato scarcerato nel 2008 ed elemento di spicco della locale di Gallico.

Peraltro, anche le attività di intercettazione del contesto criminale avvaloravano tale prima ipotesi: numerose conversazioni registrate, infatti, attribuivano inequivocabilmente l’evento ad un regolamento di conti interno alla cosca.

La faida nelle Preserre vibonesi

Successivamente, nel consentire la puntuale ricostruzione dei gravi fatti di reato inerenti una cruenta faida di ‘ndrangheta consumatasi a cavallo del 2011 e del 2012 nel territorio vibonese, le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia fornivano chiari e precisi elementi conoscitivi – non solo tra di loro pienamente convergenti, ma anche assolutamente compatibili con quanto acquisito dai Carabinieri che hanno svolto le iniziali attività di indagine sulla scena del crimine – in ordine all’episodio oggetto dell’odierno provvedimento, sia con riferimento alla fase esecutiva dello stesso, attribuita a Cristian Loielo, Nicola Figliuzzi e Salvatore Callea, sia con riferimento al ruolo di mandante, attribuito a Giordano, Marcianò e Iannò, che per l’esecuzione avrebbero corrisposto al Callea la somma fra i 10 e i 14mila euro.

In tal senso, seguendo le indicazioni di un collaboratore di giustizia i Carabinieri rinvenivano a Gallico, presso il parco della Mondialità, un revolver Colt, calibro 38 special con matricola obliterata, che — in virtù degli accertamenti esperiti dal Ris di Messina — risultava essere quella utilizzata nell’omicidio Canale.

All’esito delle operazioni odierne sono stati rinvenuti un fucile da caccia, una pistola calibro 7,62 e oltre duecento munizioni di vario tipo e calibro, oltre a 6 ordigni esplosivi artigianali, tutti posti sotto sequestro.