Gizzeria, le violenze dell’orco nella baracca-lager [FOTO-VIDEO]

L'uomo, 52 anni, è stato fermato perché avrebbe ridotto in schiavitù e violentato brutalmente la donna in presenza dei figli. Vivevano tra topi ed escrementi (e nell'indifferenza dei servizi sociali)

Carlomagno

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L'interno della baracca-lager a Gizzeria
L’interno della baracca-lager a Gizzeria

Ambiente angusto, insalubre, infestato da topi e insetti, con servizi igienici ricavati nei secchi della spazzatura e letti in cartone. Poi alimenti scaduti conservati in cartoni o sparsi qua e là per la baracca-lager di Gizzeria in cui vivevano la donna, i due figli di 9 e tre anni e lui, il presunto orco di 52 anni che è stato fermato stamane dai carabinieri della compagnia di Lamezia Terme guidata dal capitano Pietro Tribuzio, ad esito di una indagine che ha svelato un quadro orripilante di degrado, violenze e soprusi con la donna, una ragazza rumena, che secondo i magistrati della procura di Lamezia è stata ridotta in schiavitù per 10 lunghi anni, segregata e costretta a subire insieme ai figli sistematiche violenze fisiche, psicologiche nonché sfregiata sessualmente e dai cui rapporti sono nati i due bambini, il più grande dei quali frequentava la scuola elementare prima che venisse trasferito insieme alla sorellina e alla madre in una località protetta.

Dopo i rapporti violenti – anche durante la gravidanza – che provocavano lesioni l’uomo s’improvvisava chirurgo: prendeva ago e filo da lenza da pesca e suturava le ferite. La donna e i bambini non si lavavano da un anno perché nella baracca-lager non solo non c’era acqua, ma non c’erano neppure elettricità e riscaldamenti. E al buio, col freddo che raggelava i corpi già feriti delle vittime, l’uomo assumeva ancora più forza con i caratteri di una prepotenza che terrorizzava, come per sottolineare che in quel tugurio squallido e oscuro il capo era lui e guai a fiatare, altrimenti botte e violenze di ogni genere.

Le violenze a Gizzeria in un decennio, tra i topi e l’indifferenza dei Servizi sociali

Se i servizi sociali fossero o meno a conoscenza di questa situazione, resta un mistero. Di certo, stando a quanto emerso, tutto questo squallore durava da dieci anni. E’ stata l’Arma dei Carabinieri di Gizzeria ad avviare indagini dopo aver notato stranezze in quell’uomo che fuori si mostrava chiuso e reticente. Ma poi scavando scavando è affiorata una verità che il presunto orco evidentemente non voleva venisse a galla.

E si sono insospettiti quando lo hanno visto in un’auto, anche questa come la baracca, in condizioni fatiscenti, che viaggiava in compagnia del figlio di 9 anni. Scattati gli accertamenti, anche in considerazione della reticenza dell’indagato a fornire l’indirizzo di residenza, finalizzati pure a valutare le condizioni igieniche in cui viveva il minore, si è scoperto che il ragazzino unitamente alla sorellina di 3 anni e alla loro madre vivevano in una piccola baracca fatiscente, priva di illuminazione e di servizi, ubicata nelle campagne di Gizzeria.

Peggio dei lager di “Ali il Libico”

Approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare una situazione probabilmente peggio ai lager dove “Ali il libico” tiene rinchiusi, tortura e violenta i migranti in Libia prima di farli imbarcare verso l’Europa. E’ stata la donna a confermare i sospetti dei carabinieri. Ascoltata, la ragazza ha raccontato in lacrime i giorni infernali passati insieme all’italiano. Botte, violenze, cibi scaduti, freddo e buio, e come letto cartoni umidi e coperte di fortuna mangiucchiate da ratti e altri animali. 

Scrivono gli inquirenti “che la donna, già badante della precedente compagna dell’indagato (deceduta), era segregata da circa 10 anni, prima all’interno di diversi appartamenti e poi nella baracca, venendo costretta in stato di schiavitù, subendo reiterate e crudeli violenze sessuali (dalle quali sono nati i due bambini) e inaudite e gravi lesioni (anche alle parti intime e anche durante i periodi di gravidanza), alcune delle quali saturate con una lenza da pesca direttamente dall’uomo”. 

Le riprese nella baracca-lager

Donna privata delle cure in gravidanza, veniva legata e violentata 

“Alla donna, quasi sempre rinchiusa dentro la baracca e reiteratamente costretta, per ore, a subire inaudite violenze, venendo immobilizzata e legata al letto, non è stato mai consentito di avere relazioni sociali e di ricevere cure mediche neanche durante le gravidanze, venendo anche costretta a non lavarsi da oltre un anno.

“Molte delle violenze patite dalla donna sono avvenute alla presenza dei due minori che, talvolta, venivano anche minacciati al fine di farli partecipare alle brutalità”. In considerazione delle gravissime condizioni di degrado riscontrate, la donna e i due bambini sono stati immediatamente trasferiti in una località protetta, mentre l’uomo, le cui generalità non sono state diffuse per tutelare i minori, è stato trasferito in carcere in attesa delle determinazioni del gip che dovrà prima interrogarlo.