Business dei migranti, sequestri e denunce nel reggino

Indagate 7 persone accusate a vario titolo di aver distratto fondi da società che si occupavano di accoglienza, poi fatte andate in fallimento

Carlomagno

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Business dei migranti, sequestri e denunce nel regginoQuote sociali e l’intero patrimonio aziendale di due società impegnate nell’accoglienza dei migranti nel reggino sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria che ha eseguito un decreto d’urgenza emesso dalla locale Procura della Repubblica e convalidato dal gip nei confronti della “Ma.Co. Costruzioni Srl” e la “cooperativa sociale Le Rasole”, nonché di due unità immobiliari, con relative pertinenze, ubicate a Reggio Calabria, per un valore complessivo di 1,1 milioni di euro.

Disposto, inoltre, il sequestro “per equivalente” di beni che costituiscono il profitto dei reati tributari, contestati a 4 indagati, per un importo di quasi 450 mila euro.

La vicenda scaturisce da una pregressa attività investigativa posta in essere dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria in materia di reati fallimentari e fiscali che ha riguardato due società, “I Picari Srl.” e “Termoidea Srl”, in esito alla quale sono stati denunciati 12 persone.

Al riguardo, – alla luce delle indagini finanziarie condotte in capo agli indagati ed in ragione della puntuale ricostruzione documentale e dei connessi flussi finanziari sottostanti alle diverse vicende che hanno portato al fallimento delle richiamate imprese – spiega la procura, sono stati acquisiti determinanti elementi probatori concernenti l’esistenza di una società di fatto riconducibile a due degli indagati, Giuseppe Sera e Caterina Spanò, i quali, anche attraverso l’interposizione fittizia di terzi soggetti, hanno posto in essere operazioni societarie e immobiliari con chiare finalità fraudolente.

In particolare, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria 7 soggetti per i reati di appropriazione indebita, truffa aggravata, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Secondo l’accusa gli indagati avrebbero depauperato le casse e il patrimonio aziendale di quattro società (le fallite “Termoidea S.r.l.” e “I Picari S.r.l.”, nonché la “General Service S.r.l.” e la “S&T S.r.l.”), mediante l’effettuazione di spese personali, con carte di credito intestate alle società andate in fallimento, non inerenti l’attività d’impresa, per importi complessivi superiori a 150.000 euro.

In mezzo c’è anche la stipula di un contratto simulato di acquisto di un immobile – il cui reale promissario acquirente è stato individuato in Giuseppe Sera. Le fiamme gialle hanno accertato che il pagamento è avvenuto in parte in contanti ed in parte mediante compensazione, per 120.000, di un credito che la fallita “Termoidea S.r.l.” vantava nei confronti della parte venditrice.

La vendita, durante lo stato di dissesto delle predette società, di un bene immobile intestato a Giuseppe Sera, con conseguente distrazione dal proprio patrimonio, nonché del relativo ricavato;

La dismissione del patrimonio mobiliare delle fallite attraverso una serie di fittizie compravendite eseguite tutte nella stessa data, a favore di persone giuridiche i cui amministratori di fatto erano legati da stringenti rapporti tra loro e senza la reale corresponsione di alcun pagamento;

Plurimi contratti di affitto di ramo di azienda che prevedevano la cessione di tutti i beni della “Termoidea S.r.l.” in favore della “General Service S.r.l.” in modo da depredare la fallita degli strumenti necessari per il prosieguo delle attività e, di fatto, procedendo alla progressiva sostituzione commerciale della prima in favore della seconda.
Analoghe circostanze sono state ricostruite anche con riferimento alla fallita “I Picari S.r.l.”, la quale, a fronte della cessione in affitto del proprio ramo d’azienda ha addirittura continuato ad accollarsi i costi per materie prime e per il pagamento delle utenze, benché i corrispondenti ricavi fossero introitati dalla società locataria;

La cessione di un credito della fallita “Termoidea S.r.l.” in favore della General Service S.r.l., pari a 220.750 euro, mai restituito;

La costituzione di nuovi soggetti economici formalmente intestati a terzi, ma di fatto riconducibili agli indagati, in relazione ai quali i costi del personale continuavano ad essere sostenuti dalla fallita “I Picari S.r.l.”.

Indebita appropriazione degli incassi della “General Service S.r.l.” per un importo complessivo superiore a 425.000 euro. Parte di tali somme sono state impiegate per l’acquisto degli immobili sopra citati e altra parte sono defluite a società collegate attraverso l’utilizzo di false fatturazioni.

Al riguardo, precisano gli inquirenti, dalla puntuale ricostruzione dei flussi finanziari, è emerso come 399.965 euro dei citati 425.000, provenissero in realtà dalla società cooperativa “Le Rasole”, rappresentata da Daniela Ferrari, che aveva gestito fino al 2013 un centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo sito in Rogliano (Cosenza), successivamente a tale anno non più operativo.

Gli ulteriori approfondimenti hanno inoltre evidenziato che, dei 399.965 euro, ben 353.918 fossero giunti alla “General Service S.r.l.” attraverso false fatturazioni relative a lavori di manutenzione e ristrutturazione degli edifici presso cui erano ospitati i migranti, di fatto mai eseguiti;

Accertati accrediti diretti o indiretti sui conti correnti personali, prelevamenti di denaro contante e ricariche di carte di credito (in tal caso attingendo come provvista al conto della “S&T S.r.l.”) per importi superiori a 150.000 euro.

Utilizzando artifici e raggiri, attraverso la citata cooperativa “le Rasole”, sarebbero state stipulate apposite convenzioni con la Protezione Civile della Calabria e il Ministero degli Interni relative alla gestione del centro di accoglienza.

Gli accertamenti svolti hanno evidenziato la sussistenza di condotte di truffa aggravata ai danni dei citati enti pubblici, atteso che gli amministratori di fatto della menzionata cooperativa hanno falsamente attestato agli stessi l’idoneità della struttura ricettiva per il ricovero dei migranti, con specifico riferimento alla presenza di adeguati posti letto (300 dichiarati, in luogo dei 155 effettivi) e alla disponibilità di due strutture alberghiere (anziché, di fatto, di una sola), conseguendo, tra l’altro, indebitamente la somma complessiva di 209.930 euro;

L’accusa contesta anche il fatto che i proventi derivanti dalle condotte di bancarotta fraudolenta, concernenti il fallimento della citata società “I Picari Srl”, sarebbero stati riciclati.

Accogliendo in toto la ricostruzione dei militari, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza dei beni considerati prodotto-profitto dei reati bancarotta fraudolenta per distrazione e di truffa aggravata, il cui valore stimato è pari a complessivi 1.100.000 euro;

per equivalente (attese le violazioni penali tributarie evidenziate a carico degli indagati, per le quali, ai sensi dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, è stato possibile applicare quanto previsto dall’art. 322-ter c.p.) fino alla concorrenza di somme per un valore complessivo pari a 443.583,84 euro per un importo totale complessivo pari ad 1.543.583,84 euro.

A seguito dell’esecuzione, il Giudice per le Indagini Preliminari, in data 10/02/2018, ha integralmente convalidato gli atti concernenti la misura cautelare emettendo, contestualmente un provvedimento di sequestro preventivo il quale è stato, a sua volta, prontamente eseguito.