‘Ndrangheta, in Valle d’Aosta “substrato culturale favorevole”

E' quanto emerge dall'audizione del comandante del gruppo carabinieri di Aosta. Sul fenomeno è "in atto una costante attività di monitoraggio anche con i reparti CC della Calabria"

Carlomagno

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blitz carabinieri ndranghetaRispetto alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, “esiste la presenza di un substrato culturale favorevole a questo tipo di fenomeno”. E’ quanto emerge dalla trascrizione dell’audizione del 16 novembre 2017 del comandante dei carabinieri del Gruppo Aosta, il tenente colonnello Emanuele Caminada, davanti alla prima commissione del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, riportata nella bozza di relazione riguardante l’attività di Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata in Valle d’Aosta.

“Il problema principale – si legge nel documento – è rappresentato dal fatto che, se non c’è un’attenzione nel rivolgersi alle forze dell’ordine, per i carabinieri è difficile poter captare quei segnali che possono mettere in moto un’attività investigativa articolata e complessa”. Sul fenomeno è “in atto una costante attività di monitoraggio anche con i reparti della Calabria”.

Precisando che “l’equazione “calabrese ‘ndranghetista” è fuori luogo”, Caminada afferma tuttavia che “un 30% delle attività investigative pregresse ha dimostrato che questo legame con la Regione di appartenenza esiste ed è forte, soprattutto tra i giovani”.

Il comandante aggiunge che “è stato rilevato che, in Valle d’Aosta, ci sono stati passaggi di alcuni latitanti che hanno favorito la non evidenza di alcuni comportamenti, permettendo loro di poter usufruire di un periodo di latitanza tranquillo e lontano da occhi e da attenzioni particolari”. L’attività di monitoraggio messa in campo “è rivolta a tutti i tipi di appalti, anche fra privati (quello che interessa non è tanto l’ente appaltante quanto l’importo), quindi, soprattutto quelli grossi ed importanti, che riguardano i settori edile e ortofrutticolo”.

Procura: “Preoccupazioni su voto di scambio”

“Secondo la Procura di Aosta “il fenomeno del voto di scambio crea preoccupazione” perché si tratta di “un terreno di elezione classico della criminalità organizzata che, in modo molto evidente, dà dei frutti significativi, che sono dei frutti avvelenati, proprio in Valle d’Aosta”. E’ quanto emerge dalla trascrizione dell’audizione del 14 febbraio scorso del sostituto procuratore, Luca Ceccanti, davanti alla prima commissione del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, riportata nella bozza di relazione riguardante l’attività di Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata in Valle d’Aosta. Il documento è stato approvato ieri dall’organismo consiliare e sarà esaminato nella prossima seduta dell’assemblea regionale.

La Valle d’Aosta spiega il pm “in quanto Regione ricca, rappresenta un’opportunità di guadagno, prima di tutto, per le associazioni criminali che hanno l’interesse ad acquisire terreno attraverso strutture imprenditoriali, medie o piccole, che operano sul territorio, nel settore dell’edilizia, prima di tutto, ma non solo”. Di questo, prosegue, “ci sono evidenze amministrative e processuali, perché è innegabile che società che operano in Valle d’Aosta, e che hanno sede in Valle d’Aosta, siano state coinvolte in procedimenti penali e che ci siano state misure di prevenzione e misure interdittive applicate anche in questa Regione”.

“È evidente che questa galassia di Srl e Spa, a cui si aggiunge tutto un coacervo di Comitati, Associazioni e Fondazioni, comporta opportunità di guadagno e di accesso, sia in termini di posti di lavoro che di cariche”. Inoltre “il sistema, anche se non direttamente legato a forme tipiche di espressione della criminalità organizzata, manifesta un esercizio rigido del potere”, dice ancora Ceccanti. “Aggiunge, senza riferirsi a persone o a forze politiche, in particolare, che è però un dato indiscutibile questa rigidità di esercizio del potere, che è poco fisiologica, perché il potere, in democrazia, si esercita in forme elastiche, fluide e partecipative, cosa che questo sistema non garantisce”.

Il generale Raffaele Ditroia, comandante regionale della Guardia di finanza della Valle d’Aosta, è stato ascoltato il 16 novembre 2017. Ha riferito – si legge nella trascrizione – che “è evidente che ci sono dei capitali “illeciti” che giungono in Valle ma che arrivano per reati commessi altrove” e che “si stanno valutando delle ipotesi di “autoriciclaggio” sul quale, tuttavia, non c’è una giurisprudenza consolidata”. Secondo l’ex questore di Aosta, Pietro Ostuni, audito il 17 gennaio scorso, “sebbene non si abbiano evidenze sulla presenza di una locale, non si può mettere in discussione il fatto che ci sia, in questo territorio, una presenza di persone che fanno riferimento a famiglie ‘ndranghetiste”.