Elezioni, pesante sconfitta del Pd in Calabria. Nessun seggio nei collegi

Carlomagno

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Ernesto Magorno e Matteo Renzi
Ernesto Magorno e Matteo Renzi

Nessun collegio uninominale vinto e percentuali in picchiata di quasi dieci punti rispetto al precedente del 2013. Su questi due dati di sintesi si misura la disfatta del Pd calabrese, che alle elezioni di ieri si è rivelato non competitivo in tutti i territori, con candidati alla Camera e al Senato nettamente superati dagli avversari del Movimento 5 Stelle e del centrodestra.

A scrutinio non ancora completato, ma comunque consolidato, emerge in primo luogo come i democratici in Calabria abbiano perso molto terreno rispetto alle Politiche del 2013, nelle quali il partito aveva raggiunto percentuali oscillanti tra il 22 e il 23%. Le urne ieri hanno invece punito il Pd, che in Calabria al Senato ha ottenuto il 14,5% sul proporzionale, mentre alla Camera ha ottenuto il 13,1% al proporzionale Nord e il 15,4 al proporzionale Sud.

Quanto ai collegi uninominali, per il Senato il miglior risultato ottenuto dal Pd è stato a Catanzaro, con il 15,7% per la lista, mentre il peggior risultato è stato a Crotone, con il simbolo dei democratici fermo al 15,8%, un punto percentuale in meno di Cosenza.

Per la Camera, il miglior risultato del Pd si è registrato nel collegio di Vibo Valentia (19,3%) mentre è andata male soprattutto nel collegio di Castrovillari (11,8%). Tra i 10 candidati in quota Pd nei collegi uninominali nei quali è stata suddivisa la Calabria, si segnalano i risultati della candidata al Senato a Catanzaro, Aquila Villella, votata dal 15,5% della coalizione di centrosinistra, e del candidato alla Camera a Vibo Valentia, il deputato uscente Bruno Censore, al quale il centrosinistra ha garantito un 25,3% comunque sempre inutile. Per il Pd, che pure in Calabria è alla guida del governo della Regione, le Politiche 2018 si sono dunque concluse con un pesante tonfo rispetto al precedente del 2013, quando riuscì a eleggere 11 parlamentari. Adesso la deputazione del Pd, quella che sarà eletta nel proporzionale, rischia di essere davvero sparuta.