Berlusconi al processo Scajola: Ignaro della fuga di Dell’Utri in Libano

Il leader di Forza Italia chiamato come teste a deporre nel processo a carico dell'ex ministro dell'Interno. Sullo sfondo i rapporti tra Matacena e il cofondatore di Forza Italia

Carlomagno

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Berlusconi depone a Reggio Calabria al processo a carico di Scajola
Berlusconi depone a Reggio Calabria al processo a carico di Scajola (Ansa)

“Non sono a conoscenza dei rapporti tra Matacena e Scajola o tra lui e Dell’Utri”. A dirlo è stato Silvio Berlusconi, deponendo come teste nel processo a carico dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola accusato di avere favorito la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.

Berlusconi, rispondendo alle domande dei legali e del pm Giuseppe Lombardo, ha detto di non avere mai avuto rapporti con Matacena, di non sapere cosa facesse come attività (era armatore di traghetti di collegamento nello Stretto) e perché non sia stato ricandidato nel 2001, pochi mesi dopo avere subito la condanna. Al riguardo Berlusconi ha spiegato che le ricandidature avvenivano dopo un analisi dell’attività svolta dai singoli parlamentari da parte dei capigruppo, e che poi tutto passava dal coordinatore nazionale di Fi che all’epoca era Scajola.

“Mi è sembrata una cosa di una stupidità assoluta”, ha detto ancora Berlusconi rispondendo alle domande di Lombardo sulla vicenda legata alla fuga in Libano di Marcello Dell’Utri vicenda legata all’analogo tentativo che, secondo l’accusa, avrebbe fatto anche Amedeo Matacena.

“Non ho avuto comunicazione da Dell’Utri della sua volontà di andare in Libano – ha detto Berlusconi – Mi sembrava difficile attribuire a una volontà di fuga quella di andare in Libano per una persona che conosce la politica e la giustizia e che potesse non sapere dell’esistenza di un trattato di estradizione tra l’Italia ed il Libano. Tra l’altro si è fatto prendere in un albergo di lusso”.

Rispondendo alle domande del pm, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, l’ex premier ha poi sostenuto di non avere approfondito il trattato di estradizione per sapere se sia contemplata anche l’associazione mafiosa. Il Tribunale di Reggio Calabria, accogliendo l’opposizione dei difensori degli imputati, non ha accolto una domanda fatta a Silvio Berlusconi dal pm Giuseppe Lombardo.

La domanda aveva ad oggetto una intervista fatta a Amedeo Matacena, latitante a Dubai, in cui parlava di tangenti in relazione alla vicenda Telekom Serbia, per sapere se il Governo guidato dallo stesso Berlusconi si fosse occupato di Telekom Serbia quando era in carica. Alla domanda si sono opposti i legali degli imputati.

Lombardo, ha spiegato la domanda con la necessità di capire se la latitanza di Matacena abbia punti di contatto con quella di Marcello Dell’Utri alla luce dell’intervista di Matacena. “Claudio Scajola nel 2001 era il coordinatore nazionale di Forza Italia. E’ persona di grandi capacità. C’era stima, fiducia e un rapporto concreto su fatti concretissimi”, ha riferito ancora il leader di Forza Italia.

“Scajola – ha proseguito Berlusconi ha avuto vicende giudiziarie dalle quali è uscito da innocente ma che hanno pesato sulla sua immagine. Lui stesso si è voluto ritirare anche dal nostro partito e non ho avuto più nessun incontro personale, solo una telefonata all’anno per gli auguri”.