Autobomba a Limbadi, fermati sei membri della famiglia Mancuso

I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta sull'autobomba che fece saltare in aria l'auto di Matteo Vinci e del padre

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

bomba auto Matteo Vinci LimbadiÈ in corso dalle prime luci dell’alba a Limbadi un’operazione antimafia dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e del Ros che stanno eseguendo 6 provvedimenti di fermo a carico di altrettanti esponenti delle famiglie Mancuso-Di Grillo di Limbadi.

I fermi sono scaturiti dalle indagini condotte dai Carabinieri e coordinate dallaDirezione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, a seguito dell’omicidio di Matteo Vinci avvenuto il 9 aprile scorso a Limbadi con un ordigno esplosivo piazzato sull’auto in cui era insieme al padre Francesco rimasto gravemente ferito e tuttora ricoverato nel Centro grandi ustionati di Palermo.

I fermati sono Rosaria Mancuso, 63 anni, il marito Domenico Di Grillo, 71 anni, di Lucia Di Grillo, 29 anni (figlia di Rosaria Mancuso) e del marito Vito Barbara, tutti di Limbadi. Fermati anche Rosina Di Grillo, 38 anni, di Limbadi, sorella di Lucia, e Salvatore Mancuso, 46 anni, di Limbadi, fratello di Rosaria Mancuso.

Domenico Di Grillo era stato già arrestato ad aprile sempre nell’ambito delle indagini sull’attentato in cui è rimasto vittima Matteo Vinci, ma per detenzione di arma clandestina. Nel corso di una perquisizione nella sua abitazione i militari trovarono infatti un fucile di provenienza illecita e cartucce dello stesso calibro.

Tra i Vinci e i Mancuso-Di Grillo vi sarebbero stati contrasti in relazione a un terreno confinante tra le due famiglie di proprietà della famiglia della vittima e conteso dai Mancuso.