Omicidio Fortunata Fortugno, 4 fermi, tra cui il presunto killer VIDEO

Con centinaia di ore di filmati la Polizia di Reggio Calabria è riuscita a risalire all'auto usata per l'agguato. Il vero obiettivo del sicario era l'amante della vittima Demetrio Logiudice.

Carlomagno

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arresto Operazione De Bello GallicoSvolta nelle indagini sull’omicidio di Fortunata Fortugno, la donna uccisa a Reggio Calabria la sera del 16 marzo, mentre si trovava appartata in auto, nei pressi del torrente Gallico, con l’amante Demetrio Logiudice, che nell’agguato rimase ferito ad una spalla.

La sezione omicidi della Squadra mobile della Questura reggina, su mandato della Dda, ha fermato stanotte 4 persone, tra cui Paolo Chindemi, ventottenne di Gallico, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio. Il presunto killer è figlio di Pasquale, assassinato tre mesi prima sempre a Gallico in un agguato.

I quattro sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio e tentato omicidio pluriaggravati, associazione mafiosa, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco clandestine, danneggiamento aggravato mediante esplosione di colpi di arma da fuoco, furto e detenzione illegale di segni distintivi e oggetti in uso ai Corpi di Polizia, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa. Eseguite anche numerose perquisizioni domiciliari e locali.

L’inchiesta, in codice “De Bello Gallico”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria avrebbe svelato che il vero obiettivo del killer, che entrò in azione quella sera di marzo, non era la donna assassinata ma l’uomo che stava con lei in macchina, Demetrio Logiudice, ritenuto vicino agli ambienti della potente clan Tegano che opera nella zona nord della città di Reggio Calabria, coinvolto in operazioni antimafia che in passato hanno colpito la suddetta cosca della ‘ndrangheta reggina. Nei primi giorni dopo l’agguato stava facendosi strada l’ipotesi del delitto passionale.

C’è voluto un faticoso lavoro di estrapolazione, studio e analisi delle immagini di una settantina di impianti di videosorveglianza pubblica e privata, prima che gli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile di Reggio Calabria arrivassero ad individuare la macchina che il presunto killer aveva utilizzato per raggiungere il luogo in cui si erano appartati i due amanti, effettuare un primo sopralluogo e successivamente porre in essere l’agguato in cui fu uccisa la donna e fu ferito gravemente l’uomo. Centinaia di ore di filmati passati sotto lente hanno permesso agli investigatori della Polizia di Stato di ricostruire le fasi dell’appuntamento delle vittime, del sopralluogo, dell’agguato e della fuga del killer, nonché della corsa verso l’ospedale del ferito a bordo della macchina, con la donna colpita a morte.

Attraverso il confronto di moltissimi filmati estrapolati dai diversi impianti di video sorveglianza, i poliziotti della Squadra Mobile sono riusciti ad individuare l’Audi A3 Sportback utilizzata dal sicario la sera del 16 marzo per compiere l’agguato nei confronti di Demetrio Logiudice. Tutti gli accertamenti effettuati al riguardo, hanno dimostrato che la macchina veniva utilizzata esclusivamente da Paolo Chindemi.

Le intercettazioni ambientali disposte dalla Dda, hanno consentito di raccogliere ulteriori elementi che, in combinazione con i dati acquisiti dagli impianti di video sorveglianza, con riferimento al mezzo utilizzato dal killer per compiere l’agguato, andavano a comporre un quadro indiziario grave, preciso e concordante a carico di Paolo Chindemi, quale esecutore materiale dell’efferato delitto.

Nell’ambito dell’inchiesta “De Bello Gallico”, gli investigatori della Polizia hanno ricostruito l’assetto organizzativo ed operativo di un emergente gruppo mafioso, aderente alla ‘ndrangheta, dedito alla consumazione di reati contro la persona e il patrimonio, che sarebbe composto da Paolo Chindemi, ritenuto appunto l’esecutore materiale dell’omicidio di Fortunata Fortugno e del tentato omicidio di Demetrio Logiudice, dallo zio Mario Chindemi di 40 anni, da Santo Pellegrino (32) e Ettore Corrado Bilardi detto “Pietro” (66), tutti sottoposti a fermo di indiziato di delitto per associazione mafiosa.

Le intercettazioni ambientali hanno dimostrato che lo scopo fondamentale del sodalizio era quello di affermare a Gallico la propria leadership criminale conquistando spazi sempre più ampi con l’uso delle armi nelle azioni volte ad assumere il controllo delle attività estorsive in danno di imprenditori e commercianti del luogo e ad eliminare esponenti delle fazioni contrapposte. Ad alcuni componenti del gruppo mafioso è contestato un atto intimidatorio perpetrato a Gallico lo scorso 22 maggio, mediante l’esplosione di alcuni colpi di fucile contro le serrande di due garage di un condominio di cinque piani.