Omicidio a Vibo, Ripepi “era violento”, per questo punito con la morte

Il figlio maggiore avrebbe aiutato lo zio nella fuga dal luogo del delitto. L'anno scorso il figlio minore aveva già tentato di ammazzare il padre

Carlomagno

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Giuseppe Carnovale e il figlio di Massimo Ripepi
Da sinistra Giuseppe Carnovale e il figlio di Massimo Ripepi

E’ stato fermato anche M.R., figlio diciottenne di Massimo Ripepi, l’uomo ucciso domenica scorsa a Piscopio di Vibo Valentia per l’assassinio del quale ieri sera era stato fermato anche l’ex cognato della vittima, Giuseppe Carnovale, di 48 anni, dopo essersi costituito ammettendo di essere l’autore dell’omicidio.

Il diciottenne avrebbe fornito ausilio allo zio nelle fasi concitate della fuga dal luogo del delitto. Ad incastrare l’ex cognato ed il figlio maggiore della vittima, oltre ad alcune dichiarazioni rese da testimoni, si sono rivelate utili le immagini di videosorveglianza reperite sul territorio da Carabinieri e Polizia.

Il movente del delitto è da ricondurre ai ripetuti maltrattamenti che la vittima rivolgeva ai danni dei propri due figli e della ex moglie e per i contrasti per la ludopatia di cui era affetta la vittima dell’omicidio. L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia è stata condotta dal personale dei carabinieri e della Squadra Mobile.

In relazione ai fermi emessi nei confronti dei due indiziati dell’omicidio Ripepi, si terrà stamattina, giovedì 25 ottobre, una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Vibo in cui verranno illustrati i dettagli delle investigazioni.

L’altro figlio di Ripepi, C. R., oggi 17enne, lo scorso anno a giugno aveva tentato di uccidere il padre sotto casa della nonna. L’uomo però era riuscito a salvarsi rientrando in tempo nello stabile dove abita la madre.

Due giorni dopo il ragazzo si era costituito ammettendo le sue responsabilità e affermando che l’aveva fatto per i continui soprusi e maltrattamenti ai danni suoi, del fratello (oggi fermato) e della madre, ex moglie di Ripepi.