Gli omicidi Pagliuso e Mezzatesta e l’insospettabile con licenza di uccidere

Carlomagno

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Da sinistra due vittime: l'avv. Francesco Pagliuso, Gregorio Mezzatesta e il presunto killer Marco Gallo
Da sinistra due vittime: l’avv. Francesco Pagliuso, Gregorio Mezzatesta e il presunto killer Marco Gallo

Professione ufficiale consulente, “mestiere” ufficioso killer a pagamento. Sarebbe questo il profilo di Marco Gallo, originario di Falerna, ritenuto l’autore di tre omicidi che hanno scosso la Calabria, due dei quali, quelli dell’avvocato Francesco Pagliuso e di Gregorio Mezzatesta, consumati al culmine della faida tra le cosche dei Mezzatesta e degli Scalise – i cui vertici sono stati azzerati ieri con l’operazione “Reventinum” della Dda di Catanzaro -, che si contendevano il Reventino, territorio montano che si estende tra i comuni di Soveria Mannelli, Platania, Serrastretta e Decollatura, nella Presila catanzarese.

Tutto ebbe inizio nel 2001 quando le famiglie, prima federate nel “gruppo storico della montagna”, hanno iniziato a sgretolarsi per estendere autonomamente i tentacoli sugli affari della zona. Pino Scalise, oggi 60enne ritenuto il capo dell’omonima cosca, a quel tempo subì un agguato da cui riuscì miracolosamente a salvarsi.

Passarono anni di “guerra” per così dire “fredda”, fino al 2012 quando i rapporti tra le due consorterie, mai distesi, furono turbati da un episodio che ha dell’incredibile, per spregiudicatezza criminale.

Il sequestro dell’avvocato Pagliuso da parte degli Scalise che gli scavano la fossa

“La capacità criminale – spiegano gli inquirenti – e la tracotanza raggiunte dalla cosca Scalise nel territorio di riferimento sono testimoniate dalla vicenda riguardante l’avvocato Francesco Pagliuso, del foro di Lamezia Terme, che, nella seconda metà del 2012, era difensore di Daniele Scalise, figlio del capo cosca Pino Scalise, per un procedimento penale presso il Tribunale di Cosenza.

Gli elementi investigativi acquisiti nel corso delle indagini hanno documentato come Pagliuso, accusato di un minor impegno professionale e di aver commesso degli errori nella linea difensiva a tutela di Daniele Scalise, venisse privato della libertà personale, incappucciato e condotto con la forza da Lamezia Terme in un bosco della zona montana del Reventino, dove veniva costretto a stare, legato ed impossibilitato a muoversi liberamente, dinnanzi ad una buca scavata nel terreno con un mezzo meccanico. Il tutto al fine di piegare l’avvocato alla volontà della cosca, specie con riferimento alle determinazioni e al comportamento da tenere nel procedimento a carico di Daniele Scalise”.

Fu l’inizio della fine per l’avvocato penalista (ucciso poi ad agosto 2016), e l’inizio di una faida sanguinosa che vede contrapposti due clan agguerriti per il controllo delle estorsioni e degli affari nel territorio del Reventino.

Ben sei gli omicidi: quello duplice di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio (vicini al clan Scalise), ammazzati a Decollatura il 19 gennaio 2013, nel bar Reventino di proprietà di Luciano Scalise, fratello di Daniele, a loro volta figli di Pino. L’impressionante e spietata esecuzione venne ripresa dalla videosorveglianza interna. Gli autori vennero individuati in padre e figlio Domenico e Giovanni Mezzatesta.

Il 28 giugno 2014, a Soveria Mannelli, venne freddato Daniele Scalise. Un delitto che scosse profondamente la famiglia del capostipite Pino. Sempre a Soveria, il 21 dicembre 2014, a cadere sotto i colpi del killer è Luigi Domenico Aiello, classe 1956, ritenuto uno dei capi del vecchio gruppo della montagna, secondo le dichiarazioni dei pentiti citati nel decreto di fermo della Dda, inviso agli Scalise e vicino ai Mezzatesta. Il suo omicidio sarebbe stata una ritorsione per la morte di Daniele Scalise.

Due anni più tardi venne il turno dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso nel cortile della sua villa a Lamezia Terme il 9 agosto 2016. Un omicidio eccellente che lasciò incredula l’intera Calabria. Per la Dda di Catanzaro l’esecutore materiale è tale Marco Gallo, insospettabile consulente di Falerna che sarebbe stato assoldato per eliminare il difensore dei Mezzatesta, autori del duplice omicidio di Iannazzo e Vescio nel bar di Decollatura. Il legale riuscì a far annullare l’ergastolo nel processo a loro carico. Una vittoria sul piano professionale che evidentemente fece andare su tutte le furie gli Scalise che ritennero come il professionista avesse dato il massimo per i Mezzatesta, al contrario dello “scarso impegno” profuso per difendere Daniele Scalise, al tempo imputato a Cosenza.

La mattina del 24 giugno 2017 Gregorio Mezzatesta, fratello di Domenico (autore insieme al figlio della mattanza nel bar di Decollatura), venne freddato a Catanzaro davanti le Ferrovie della Calabria, dove lavorava. La vittima venne raggiunta da alcuni colpi di pistola da un killer in sella ad una moto.

Anche per questo delitto le indagini dei carabinieri conducono sempre a lui, a Marco Gallo, insospettabile consulente con licenza di uccidere su commissione. A Gallo, ma questa è un’altra storia, viene contestato anche un altro omicidio: quello del fruttivendolo Francesco Berlingieri freddato davanti al suo negozio. Un grave fatto di sangue in cui venne ferito anche il nipotino della vittima. Secondo l’accusa, nel delitto avrebbe avuto un ruolo anche la moglie di Gallo.