‘Ndrangheta in Valle d’Aosta, i candidati e gli artigiani calabresi al Nord

Carlomagno

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Carabinieri del Ros“Continuando con la trattativa si sarebbero venuti a scontrare con ‘loro Paesani’ di Aosta (Nicola Prettico e Marco Sorbara, ndr)” ritenuti “cose di malvivenza”. Per questo alcuni artigiani di origine calabrese “avvicinati” nel 2016 da Giulio Grosjacques (Uv) per “ottenere sostegno elettorale” alle regionali del 2018 “decidevano di desistere dai propri propositi, per evitare conflitti e tensioni”.

Lo scrive il gip Silvia Salvadori nell’ordinanza dell’operazione Geenna. Per il giudice questo passaggio è “un’altra manifestazione della forza di intimidazione del sodalizio sul territorio”.

“Guarda la cosa secondo me si ‘problemò’…si è fatta problematica troppo, nel senso si è fatta troppa…cose di malvivenza…è inutile andare avanti…se ancora non abbiamo cominciato no?”, viene detto durante una discussione tra artigiani di origine calabrese nel novembre 2016 in una cantina di via Porta Praetoria ad Aosta.

“Quando arrivano le regionali due!…devono essere i nostri, due! Pure là candidati, che siano valdostani, calabresi’, in quanto una volta eletti, i due candidati devono essere a disposizione del sodalizio: ‘devono essere quelli che quando bussiamo ti aprono la porta pure di notte…e ci sono le opportunità visto che…”, scrive sempre il gip nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Geenna, riportando una conversazione intercettata all’interno della pizzeria La Rotonda nel marzo 2015 tra Antonio Raso, uno dei 16 arrestati, presunto “promotore” della locale di ‘ndrangheta di Aosta, e Giuseppe Petullà, “per anni” nella “sezione valdostana del Partito socialista italiano” e “negli anni ’80 consigliere comunale” a Sarre.

Dal dialogo emerge che il “procacciamento di voti, utile e necessario per lo scambio politico-mafioso, sia finalizzato all’unico scopo di potere controllare il mondo politico valdostano, al fine del perseguimento del programma criminoso dell’associazione”.