Incendio nella nuova tendopoli di San Ferdinando, morto un migrante

Forse un braciere o una stufa la causa del rogo. Non si esclude un cortocircuito. La vecchia baraccopoli di lamiere e cartoni era stata demolita agli inizi di marzo.

Carlomagno

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Nuova tendopoliAncora un incendio mortale a San Ferdinando, questa volta nella nuova tendopoli allestita dalla Prefettura al posto della vecchia baraccopoli di lamiere, legno, plastica e cartoni demolita nelle scorse settimane per volere del Viminale. Nel rogo è morto un migrante senegalese di 32 anni, Sylla Noumo.

Dalle prime informazioni l’incendio si è sviluppato in un angolo della tenda da sei posti, dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. Non è chiaro se si sia trattato di un corto circuito oppure di qualcuno che all’interno ha acceso un braciere o una stufa elettrica. Indagini della Polizia sono in corso per accertarlo.

Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco che hanno domato le fiamme. Nell’incendio è andata distrutta solo una tenda. La tendopoli, realizzata alcuni anni fa dalla Protezione civile, è attrezzata, con presenza di servizi igienici e presidi sanitari, ed è vigilata.

All’inizio di marzo, la struttura, gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas, è stata ampliata per consentire il trasferimento di una parte dei migranti (oggi ci vivono 840 immigrati) che viveva nella baraccopoli sorta a poche centinaia di metri e che è arrivata ad ospitare, nel periodo invernale della raccolta degli agrumi, anche 3.000 persone in condizioni estreme e precarissime.

La vecchia baraccopoli di San Ferdinando, che si trovava a poche centinaia di metri dalla tendopoli gestita dal Comune, è stata definitivamente abbattuta il 7 marzo scorso dopo che, in un anno, si erano registrate tre vittime a causa di incendi.

Era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo l’ultimo rogo del 16 febbraio scorso, ad annunciare che la vecchia struttura sarebbe stata abbattuta. Nell’occasione aveva perso la vita un 29enne senegalese, Moussa Ba. In precedenza, il 27 gennaio 2018, era morta Becky Moses, 26enne nigeriana (questa donna, secondo la Polizia, era stata fatta uccidere da un’altra nigeriana rivale in amore della vittima. Due migranti incendiarono per lei tutta la baraccopoli, ndr), mentre il 2 dicembre 2018 Surawa Jaith era morto pochi giorni prima del suo 18mo compleanno.

Le operazioni di sgombero e poi di demolizione delle vecchie baracche sono cominciate il 6 marzo e si sono concluse il giorno successivo senza alcun problema dal punto di vista dell’ordine pubblico. Nelle scorse settimane, il Viminale ha stanziato 350mila euro per il Comune di San Ferdinando per la gestione della fase post-sgombero e per ripristinare il decoro urbano e garantire “idonee condizioni di vivibilità sul territorio”. Dopo lo sgombero, una parte dei migranti che viveva nella baraccopoli è stata trasferita nella vicina tendopoli che è stata appunto allargata.