‘Ndrangheta all’Asp di Reggio: “Dipendenti vicini a cosche”

Sono alcuni motivi che hanno portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell'Asp di Reggio Calabria

Carlomagno

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Asp Reggio Calabria

“Dipendenti con pregiudizi penali e legati da rapporti di parentela con esponenti di primo piano della ‘ndrangheta; situazione generalizzata di grave disordine organizzativo, assolutamente fuori controllo”; controlli “zero” sul profilo contabile e della legittimità degli atti relativi ai fornitori, bilanci “orali”: sono alcuni motivi che hanno portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Asp di Reggio Calabria.

Il decreto del Presidente della Repubblica è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e vi sono allegate le relazioni del prefetto di Reggio Michele di Bari e del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nella relazione si cita il caso di due dipendenti condannati per associazione mafiosa con sentenze divenute irrevocabili e licenziati solo dopo mesi.

“E’ significativo – scrive Salvini – come, negli anni passati, l’azienda abbia omesso di adottare le misure disciplinari nei confronti di dipendenti condannati in via definitiva per associazione o per reati aggravati dall’art. 7”.

“All’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata nell’amministrazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria”, si legge nel decreto del presidente della Repubblica dell’11 marzo scorso con cui è stato disposto lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta.

Al decreto, pubblicato in Gazzetta ufficiale e che fa seguito alla decisione del governo del 7 marzo scorso di sciogliere l’azienda sanitaria calabrese, è allegata la relazione firmata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che cita, a sua volta, la relazione del prefetto di Reggio Calabria dopo l’accesso antimafia presso l’Asp.

“Il prefetto – riporta la relazione del ministero dell’Interno – richiama le risultanze di recenti operazioni di polizia giudiziaria che attestano l’accentuata propensione delle organizzazioni ‘ndranghetiste ad ingerirsi nel settore della sanità pubblica. In tale contesto, assume rilevanza emblematica la circostanza che con riferimento a due dipendenti condannati ai sensi dell’articolo- bis del codice con sentenze divenute irrevocabili rispettivamente a luglio e ad ottobre 2018, solo nel successivo mese di novembre l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha avviato la procedura finalizzata alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Viene inoltre stigmatizzata la fitta e intricata rete di rapporti di parentela, di affinità e di frequentazione che legano esponenti anche apicali della criminalità organizzata locale a numerosi soggetti che prestano attività lavorativa alle dipendenze dell’azienda, alcuni dei quali con pendenze o pregiudizi di natura penale”.

Nella relazione ministeriale si evidenzia, poi, che “in ordine ai rapporti tra l’Asp di Reggio Calabria e le strutture private accreditate nonché le farmacie e i depositi farmaceutici, le risultanze dell’accesso hanno disvelato l’assoluta mancanza di una corretta attività di pianificazione nonché il costante superamento dei limiti annuali di spesa fissati dal competente dipartimento dell’amministrazione regionale con una conseguente, indebita erogazione di risorse finanziarie.

In proposito, le verifiche esperite dall’organo ispettivo hanno evidenziato le gravi inadempienze dell’azienda che ha sistematicamente omesso di richiedere le prescritte certificazioni antimafia procedendo alla stipula di contratti, per importi anche rilevanti, con imprese in stato di amministrazione giudiziaria o già destinatarie di informative interdittive, alcune delle quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo”.