Di Maio a Cosenza: “Sanità calabrese bancomat per politici”. Attacco a Zingaretti

Il vicepremier "Non risulta che ci siano persone che abbiano rinunciato al Reddito di cittadinanza. E' una Fake news". Attacco a Zingaretti che non ha espulso Oliverio indagato

Carlomagno

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“A me dispiace dover raccontare in giro per il mondo che in Italia c’è bisogno di commissariare la sanità di una regione mettendoci a capo un generale dei carabinieri. Quello che abbiamo fatto qui è stato necessario perché la sanità in Calabria, per trent’anni, è stata il bancomat che ha consentito a tanti politici di diventare quello che sono”. Lo ha detto il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio intervenendo in una manifestazione pubblica a Cosenza in vista delle elezioni europee del 26 maggio.

“Adesso – ha aggiunto il capo politico dei Cinquestelle – ci dobbiamo riprendere la sanità in tutta Italia. Stiamo per approvare una legge che stabilisce che la politica regionale non deve più fare le nomine della sanità”.

Il vice premier ha poi sostenuto che “il 26 maggio bisogna votare noi per punire quei partiti che si tengono gli indagati e i condannati per corruzione. Anche da noi c’è chi sbaglia, ma io li metto fuori in trenta secondi, così i malintenzionati stanno alla larga dal Movimento e questo per me è un valore”.

Parlando del Reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei pentastellati, rispetto alle notizie di gente che ha rinunciato, Di Maio ha specificato che “non mi risulta alcuna rinuncia al reddito di cittadinanza, per me è una fake news.

“Quello che ho visto in questi mesi – ha spiegato – è tanta gente che chiede di accedere a questo strumento. Abbiamo respinto il 25% delle richieste per una ragione molto semplice: non avevano i requisiti. Carabinieri e Guardia di finanza stanno facendo i controlli, hanno trovato persone che lavoravano in nero nel primo mese del reddito e abbiamo revocato la card e alcune hanno già trovato lavoro grazie al reddito di cittadinanza e quindi stanno restituendo la card”, ha sottolineato il ministro del Lavoro.

“Zingaretti – attacca – doveva espellere il vostro presidente di Regione (Mario Oliverio), dopo la prima inchiesta per corruzione perché con la corruzione non c’entra niente il terzo grado di giudizio. Anche da noi c’è chi sbaglia, ma chi sbaglia lo metto fuori in 30 secondi, e questo credo sia un valore non un insulto”, ha detto ancora Luigi Di Maio.