Fatture pagate due volte dall’Asp di Reggio, 13 indagati e sequestro a clinica

Sequestrati beni per oltre 4 milioni al rappresentante legale di uno studio radiologico di Siderno che si sarebbe fatto pagare due volte. Indagati funzionari dell'Asp.

Carlomagno

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Fatture pagate due volte dall'Asp di Reggio, 13 indagatiLa Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha sequestrato disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro nei confronti del rappresentante legale di una clinica privata di Siderno, denunciato per falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato. 13 gli indagati in tutto, tra cui funzionari dell’Asp di Reggio Calabria che qualche mese fa è stata sciolta per infiltrazioni mafiose.

L’operazione, in codice “Salus 2” è stata effettuata sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri che ha richiesto la misura alla Sezione misure di prevenzione del tribunale reggino che l’ha emessa.

Il provvedimento giudiziario è giunto al termine di indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio nel cui ambito è stata accertata una duplicazione di pagamenti, per oltre 4 milioni di euro, corrisposti dall’Azienda sanitaria provinciale reggina a favore di uno studio radiologico privato operante nel settore dell’erogazione di prestazioni diagnostiche (Tac, risonanze magnetiche e radiografie) ai pazienti in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

Le indagini si sono concentrate sul dettagliato esame di un accordo transattivo concluso nel 2015 tra l’Ente pubblico ed il privato fornitore, con il quale è stato disposto il pagamento della somma complessiva di quasi 8 milioni di euro (di cui circa 6 milioni per sorte capitale, e poco oltre due milioni per interessi di mora, nonché oltre 98 mila euro per spese legali, contributi unificati e spese di registrazione) per crediti pregressi, vantati poiché non ancora riscossi.

A fronte di tale credito venivano esibite dalla parte numerose fatture – asseritamente non pagate – per ciascuna delle quali i militari effettuavano i dovuti riscontri. Le Fiamme Gialle reggine, in particolare, procedevano ad una dettagliata analisi di tutti i documenti contabili verificando, sulla base della documentazione acquisita sia presso i competenti uffici dell’Asp che presso l’imprenditore, se gli stessi documenti fossero stati esibiti in altre procedure di pagamento.

E’ stato così accertato che quota parte del credito attestato nel richiamato atto transattivo del 2015 – e di cui veniva richiesto il pagamento – in realtà era già in precedenza stato ceduto a società di factoring mediante 31 contratti (tra atti pubblici e scritture private) siglati nel periodo 2005/2015.

Il pagamento era stato inoltre reclamato con numerosi decreti ingiuntivi presentati contro l’Asp reggina dalla clinica privata innanzi al Tribunale di Reggio Calabria a partire dal 2004, ed era stato fatto oggetto di diverse sentenze di condanna al pagamento emesse tra il 2013 e il 2014 dalla stessa Autorità giudiziaria.

Alla luce di quanto scoperto, e al termine di oltre due anni di dettagliati accertamenti contabili, i finanzieri hanno accertato il doppio pagamento effettuato dall’Ente sanitario a favore della società, delle medesime, identiche fatture già liquidate in precedenza, per un ammontare complessivamente pari a circa 4 milioni di euro, di cui quasi 3 milioni di euro di sorte capitale, cui si aggiunge un ulteriore milione di euro a titolo di interessi.

Crediti questi che, sebbene già estinti in quanto riscossi nel corso del tempo (tramite il meccanismo della cessione degli stessi a diverse società di “factoring” o la riscossione mediante procedure esecutive) sono stati, viceversa, utilizzati di nuovo dallo studio radiologico per ottenerne, per la seconda volta, il relativo pagamento.

La presunta truffa sarebbe stata posta in essere, tra l’altro, mediante una serie di false dichiarazioni prodotte dal rappresentante legale dello studio privato all’atto della stipula, alla fine di febbraio 2015, della transazione da otto milioni di euro, il quale attestava di non aver mai ricevuto le somme, neanche parzialmente, portate dai procedimenti oggetto di transazione; nonché precisava che le stesse, inoltre non sono mai state oggetto né di cessioni di credito né di assegnazione presso istituti di credito. Tutto ciò in completa assenza dei dovuti controlli e riscontri contabili aziendali da parte dell’Ente pubblico.

13 indagati in tutto. Le accuse per lo studio radiologico e per il suo rappresentante legale sono di falsità ideologica aggravata commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata ai danni dello Stato e illecito amministrativo.

Lo stesso avviso è stato notificato anche ad altre 12 persone, responsabili, a vario titolo, dei reati “Rapporto di causalità”, “Errore determinato dall’altrui inganno”, “Concorso di persone nel reato” e “Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”.

Tra gli indagati figurano anche il referente dell’Advisor contabile (società incaricata dal 2009 della ricognizione dei debiti pregressi del comparto sanitario calabrese), i funzionari ASP componenti del gruppo di lavoro appositamente costituito per la gestione dei ritardi nei pagamenti dei debiti ASP fino al 2012, nonché i responsabili protempore dei competenti Uffici dell’ASP, i quali hanno omesso di esercitare i controlli di competenza degli uffici cui erano preposti e di rilevare che le somme oggetto della suddetta transazione erano in realtà già state incassate in precedenza all’esito di procedure esecutive definitive, nonché posto in essere atti diretti in modo non equivoco – inducendo in errore il Direttore Generale protempore dell’ASP circa la fondatezza del credito vantato nei confronti dell’Ente Pubblico dall’istituto privato – a commettere il reato di truffa, che ha procurato a quest’ultimo l’ingiusto profitto e relativo danno per l’ASP di Reggio Calabria.

Il Gip del Tribunale di Reggio Calabria ha quindi disposto il sequestro preventivo, in via diretta o per equivalente, della somma complessiva di oltre 4 milioni di euro, pari all’ingiusto profitto conseguito in seguito alla truffa.

Il risultato delle indagini segue quello ottenuto nel giugno del 2018, quando i finanzieri hanno eseguito una ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di 7 persone e un sequestro preventivo di beni per circa 12 milioni di euro in relazione alle condotte di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, all’autoriciclaggio ed all’omesso versamento di ritenute contestate ai responsabili, a vario titolo, del dissesto della casa di cura Villa Aurora, nota clinica reggina.

Anche in quell’occasione erano stati approfonditi i rapporti commerciali tra la società privata e l’A.S.P. di Reggio Calabria, accertando l’avvenuto doppio pagamento da parte dell’Ente Pubblico, per 6 milioni di euro, di crediti vantati dalla clinica nei confronti dell’Azienda Sanitaria Provinciale, risultati riscossi in via ordinaria e, una seconda volta, a seguito delle procedure esecutive azionate sugli stessi.