‘Ndrangheta in Emilia, in cella anche due crotonesi

Carlomagno

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Due arresti sono stati effettuati dalla Polizia a Crotone, nell’ambito dell’operazione in codice “Grimilde”, disposta dalla DDA di Bologna contro soggetti ritenuti appartenenti alla famiglia dei Grandi Aracri di Cutro, che da anni è egemone in Emilia Romagna.

Nell’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Bologna sono state arrestate complessivamente 16 persone, tra cui il presidente del Consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, ritenuto dall’accusa partecipe al sodalizio attraverso uno scambio di favori, ma prima che assumesse l’incarico politico, ha precisato il procuratore di Bologna.

Oltre un centinaio le perquisizioni delegate dalla Procura di Bologna che è riuscita a smantellare una articolazione ‘ndranghetista operante in gran parte del territorio dell´Emilia, in particolare nelle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, e dedita ad una serie nutrita di attività criminose, anche di natura “imprenditoriale” con espansione anche al di fuori dell´Emilia e del territorio nazionale.

Nel corso dell’indagine – spiega una nota – è stato acclarato che la consorteria emiliana aveva negli anni espresso il proprio potenziale criminale in seno alla `ndrangheta e la propria forza di intimidazione attraverso la disponibilità di importanti quantitativi di armi, ed attraverso l’esecuzione di attentati incendiari ai danni di persone che li ostacolavano.

L’operazione ha preso le mosse nel 2015 quando l’attenzione della Squadra Mobile di Bologna si è concentrata nei confronti di Giuseppe Caruso il quale, in qualità di responsabile dell´area assistenza e informazioni agli utenti dell´Agenzia delle Dogane di Piacenza, accettava la promessa di denaro in cambio di comportamenti contrari ai doveri d´ufficio.

Seguendo il reticolo relazionale del Caruso gli investigatori hanno verificato uno stretto rapporto tra lo stesso e Salvatore Grande Aracri, figlio di Francesco nipote del noto Nicolino.

Attraverso incessanti, numerose e continue attività tecniche durante circa tre anni gli investigatori sono riusciti ad avere la prova dell’esistenza di un gruppo criminale di stampo mafioso operante nella regione Emilia-Romagna che utilizzando metodi tipicamente mafiosi effettuava una serie di investimenti, apriva e chiudeva società di comodo faceva affari anche con imprenditori di primissimo livello nazionale. Tra i vari “affari” avviati dall’organizzazione due sicuramente dimostrano la capacità imprenditoriale e criminale dell’organizzazione.

Era il giugno del 2017 quando Salvatore Grande Aracri ed il padre Francesco, tramite una società edile a loro riferibile, avviano un progetto di costruzione di 350 appartamenti a Bruxelles; i due si sono occupati di individuare gli operai che avrebbero provveduto ad eseguire i lavori facendoli, pero´, lavorare in condizioni di assoluto sfruttamento imponendo loro una paga di 8.00-9.00 euro l´ora, turni di lavoro anche di 15 ore giornaliere, talvolta senza concedere loro neanche il riposo settimanale.

Contemporaneamente, il gruppo criminale inganna i referenti della società Riso Roncaia, che a sua volta aveva vinto un bando europeo per la fornitura di riso, facendo loro credere di poter far loro ottenere una linea di credito di 5 milioni di euro e l’apertura di conti correnti bancari presso banche compiacenti.

L’operazione ha permesso anche di verificare che i sodali dell’organizzazione non sempre si limitavano ad usare metodi ortodossi nella conduzione dei loro affari ma quando incappavano in qualcuno che poteva essere loro di ostacolo oppure vi era qualcuno che metteva il naso nei loro affari ricorrevano tranquillamente alla violenza ed alla forza di intimidazione.

Tipico il caso di un distributore di pizza che ha avuto soltanto l’ardire di “invadere” la zona controllata dall’organizzazione ricevendo subito un esplicito avvertimento se non avesse obbedito “qua non hai capito… che ti spariamo”.

Oppure quando una troupe del Tg 2 della RAI stava effettuando un servizio nei pressi dell’abitazione dei Grande Aracri a Brescello ed il giornalista subisce il lancio di una pietra da parte di Francesco Grande Aracri che va colpire il vetro dell’autovettura utilizzata dal giornalista.

In provincia di Crotone sono stati arrestati due soggetti V.L., classe 1967, e B.G. (1989), rispettivamente sottoposti alla custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, accusati il primo di associazione di tipo mafioso per aver fatto parte di un’associazione denominata ‘Ndrangheta autonomamente operante da anni nel territorio emiliano, province di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza; mentre il secondo di intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori aggravati dalla mafiosità.

In particolare, il V.L. quale libero professionista esperto in materia contabile, fiscale, finanziaria, in costante sinergia con i vertici del sodalizio criminale, avrebbe fornito un costante contributo per la vita dell’associazione ponendo in essere, quale consulente per ogni aspetto inerente le società della consorteria emiliana, al fine di realizzare l’occultamento del patrimonio illecito del sodalizio operazioni ed investimenti illeciti, ricerca e realizzazione di nuove attività imprenditoriali per l’infiltrazione della struttura ‘ndranghetistica emiliana nei più vari settori dell’economia.

A B.G. si contesta, invece, di essere un soggetto a disposizione di Salvatore Grande Aracri per il trasferimento fraudolento della titolarità di quote societarie al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e di agevolare la commissione dei reati di ricettazione, riciclaggio al fine di agevolare l’associazione mafiosa.